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[Minuta]


e per ripicco non lo volle, benché noi e la curia fossimo pronti ad ajutarlo.

Io chiamato a testimoniare, giurai la verità, Che cioè essa aveva dato – dopo la vendita di certi prati e non prima, perché prima mai nulla ebbi – L. 20.000, che io non vidi, (eccettuate L. 4.000 inviatemi a Messina).

Ma il tribunale ritenne che io rendessi un servizio all’amico prete.

Ora l’amico prete, avendo perduto, viene contro di me. Così io da una parte passo per falsario, e dall’altra mi vedo citato da un prete che trassi dal fango per gravi accuse sulla sua morale e dal lato economico (come economo del seminario) da cui venne licenziato in tre giorni.

Egli perdette al tribunale di Tortona, ma appellò, la causa qui va martedì.

Ebbi essa mi diede detto danaro non a me, che ero a Messina, ma a detto sacerdote che faceva da amministratore e che, me assente, faceva anche come da economo del mio istituto.

Venuto a morire, gli eredi di essa chiesero ragione a lui di tutta l’amministrazione. Egli si rifiutò. Poi poteva aggiustarsi con gli eredi.

Ora egli tenta di far credere che io ebbi niente di meno che L. 40.000, cioè 20.000 prima della vendita dei prati e L. 20.000 dopo.

Dio mi vede che io ebbi sole Lire quattromila.

Ne restituì 10.000 e le altre erano in elargizione sua da quella benefattrice le ebbe lui.

Ho per avv.to l’on.le Brezzi e procuratore Callori.

Egli ha Grillo.