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[Testo originale in Archivio Provinciale Don Orione, Buenos Aires. Autenticità non certa]
[In corsivo blu l’originale dattiloscritto]
[Tortona, tipografia San Giuseppe – 1913]
[I puntini di sospensione fra parentesi tonde indicano la mancanza di intere parti del documento]
CELEBRANDO LE FESTE CENTENARIE DELLA MADONNA DELLA DIVINA PROVVIDENZA IN TORRIGLIA.
L’AZIONE PROVVIDENZIALE DI MARIA NELLA CATTOLICA CHIESA.
XXV AGOSTO MCM
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Eccellenze Rev.me
e Figliuoli Carissimi in Gesù Cristo,
Per parlarvi adeguatamente nel corso di queste solenni feste di Maria SS.ma, Madre della Divina Provvidenza, che voi con tanta effusione di fervore celebrate, io debbo necessariamente portarmi col pensiero al di là dei secoli, e di là prendere le mie mosse. Poiché l’azione provvidenziale di Maria nella Chiesa per la salute degli uomini, che ebbe il suo efficace inizio colla comparsa di questa gran Donna sulla terra, ed ha il suo meraviglioso svolgimento nel corso dei secoli, tutta come su grande tela era già stata predisposta dalla Sapienza di Dio, prima ancora che fosse la terra; e dappoi, creato l’uomo, veniva profetizzata, simboleggiata e prefigurata nell’antica legge presso il popolo ebreo, precursore della legge nuova e del popolo prediletto di acquisizione.
E già da queste mie prime parole, alla vostra pietà, o carissimi, si para innanzi l’orditura dei miei discorsi che avrò il bene di tenere.
Maria SS.ma provvidenzialmente preordinata al nostro bene avanti i secoli; Maria SS.ma più da vicino preannunziata, nella sua provvidenziale azione, nell’antica legge
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presso il popolo ebreo; e, finalmente, Maria SS.ma nell’attuazione e svolgimento di questa sua provvidenziale azione nella Chiesa di Gesù Cristo; eccovi quanto io vi verrò dimostrando, il meglio possibile, a vostra e mia edificazione.
I.
Tutti i SS. Padri, i SS. Espositori e la Chiesa stessa nella tua liturgia sono concordi nell’applicare misticamente a Maria SS.ma quelle belle parole, che la divina sapienza dice di sé nel libro dell’Ecclesistico: Ab initio, et ante saecula creata sum, et usque ad futurum saeculum non desinam (XXIV, 14). Ed eccovi Maria ab aeterno predestinata siccomeil principio delle opere di Dio, ossia di tutte le pure creature; Essa il più fulgido ideale della santità, il tipo perfettissimo, secondo il quale sarebbero stati creati gli Angeli e tutti i Santi; Essa la prima di tutte le creature, cui sarebbe stato aggiudicato da Dio il principato di grazia
e di gloria per tutti i secoli. Ond’è che egregiamente un pio Autore (Ruperto, in Cap. II
Cantic.) così fa parlare di sé la B. Vergine: Prima che io fossi nata, già era a Dio presente;
prima che io esistessi, già era a Lui ben nota. Egli mi elesse prima della creazione del mondo, perché fossi al suo cospetto santa ed immacolata nella carità.
<< Priusquam nascerer, deo praesens aderam; antequam fierem, bene Illi cognita fueram. Elegit me ante mundi constitutionem, ut essem sancta et immaculata in conspectu Ejus in charitate>>.
Fin qui noi però non vediamo Maria che nelle particolari compiacenze di Dio, preordinata alla più sublime altezza fra le creature… il compito nostro vuole che la vediamo nella sua futura azione provvidenziale, pure ab aeterno preordinata e promessa.
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nell’ordine consueto della Divina Provvidenza, che i grandi avvenimenti, come i grandi personaggi, da cui le umane sorti dipendono, non giungono appieno sconosciuti ed inattesi; ma si compiano preceduti da talune predizioni, segni o figure, che sono come l’ombra che di buon tratto manda innanzi un colosso che si avvicina.
Infatti:
II.
Nel paradiso terrestre, maledicendo Iddio al serpente, autore principale della prevaricazione dei nostri primogenitori, finiva in queste memorande parole: porrò inimicizia tra e la donna, e fra il suo seme e il Seme di Lei; Ella schiaccerà la tua testa, e tu tenderai insidie al suo calcagno: inimicitias ponam inter te et mulierem, et semen tuum et semen illius. Ipsa conteret caput tuum, et tu insidiaberis calcaneo illius (Gen. 3,15).
Ormai chi è mai che in questa Donna, annunciata, promessa da Dio medesimo a conforto dell’uomo prevaricatore nell’atto stesso di punirlo per la sua infedeltà, non riconosca a prima vista quella Vergine eletta, che sola doveva schiacciare l’avvelenata cervice del serpente infernale? Bene infatti ve la riconobbe con tutti i Padri della Chiesa S. Bernardo, il quale ci assicura che le singole frasi del luogo citato debbono senz’ombra di dubbio riferirsi a Maria, cui tanta insigne vittoria fu conceduto. “Quam tibi aliam praedixisse Deus videtur, quando ad serpentem ait: inimicitias ponam inter te et mulierem? Et si adhuc dubitas an de Maria dixerit, audi quod sequitur : ipsa conteret caput tuum. Cui haec servata victoria est, nisi Mariae? Ipsa procul dubio caput contrivit veneratum, quae omnimodam mali-
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gni suggestionen tam de carnis illecebra quam de mentis superbia deduxit ad nihilum”.
Dal terrestre paradiso noi tosto portiamo sulle pianure di Moab, dove il Profeta Baalam, chiamato da Balac, re dei Moabiti, a maledire il popolo eletto che procedeva al possesso della terra di promissione, usciva invece in questi fatidici accenti: il lo vedrò, ma non ora; fisserò in lui lo sguardo, ma non da vicino; di Giacobbe uscirà una stella, e spunterà da Israele una verga; e percuoterà i capi di Moab, e rovinerà tutti ifigli di Seth: videbo eum, sed non prope; orietur stella ex Jacob, et consurget virga de Israël; et percutiet Duces Moab, vastabitque omnes filios Seth (Num. 24,17). E sebbene in questo luogo si parli evidentemente dell’aspettato Messia; pure ciò non toglie che taluni interpreti, riconoscendo il
promesso Redentore in quella verga potente che avrebbe a sé assoggettato tutte le genti, non raffigurino la benedetta sua Madre, in quella lucida stella che doveva sorgere da Giacobbe.
E che questo significato non sia alieno dallo spirito della Chiesa, si fa chiaro da questo solo,
che essa medesima saluta la Vergine or col titolo di stella del mare, or coll’altro di stella del mattino.
Ma la gloria di palesare più chiaramente ai popoli venturi l’inclita Madre del sospirato Riparatore era riserbata ad Isaia. Una verga, dic’egli, spunterà dalla radice di Jesse, e un fiore dalla radice di lui si alzerà: et egredietur virga de radice Jesse, et flos de radice ejus ascendet (Isaia 11,1). Ora, che questa mistica verga sia la Vergine Madre, e il fiore indi spuntato il Benedetto suo Figlio, non può mettersi alcun dubbio, dopo l’unanime sentimento dei Padri e dei sacri interpreti, e perfino degli antichi ebrei. Ed in altro luogo lo stesso Profeta si esprime anche più chiaramente: Ecco, dic’egli, che una Vergine
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concepirà e partorirà un figliuolo, il cui nome sarà Emmanuele: Ecce Virgo concipiet et pariet filium, et vocabitur nomen eius Emmanuel. (VII, 14). Le quali parole, che veramente si riferiscano a Cristo ed alla sua madre, direi non potersi dimostrare con evidenza maggiore di quella che emerge dal materiale contesto, se non fosse S. Matteo, che ce ne porge argomento infallibile col riferire di peso queste frasi nel suo Evangelo, ad applicarle Egli medesimo al Redentore.
III.
Ma il tempo stringe, ed io passo tosto ai simboli.
Il primo simbolo di Maria lo troviamo subito col Damasceno nello stesso Paradiso terrestre, non ancor maledetto pel peccato dell’uomo. Perocchè Maria fu un vero giardino d’ogni più bel fiore, e di ogni più saporoso frutto fecondo; dell’antico più santo e divino; se infatti in quello dimorò l’Adamo terreno, in questo prese la sua stanza l’Adamo celeste, il Signore che discese dal cielo: << Tu spiritualis es Eden, antiqua sanctior ac divinior: siquidem in illa terrenus Adam commorabatur, et in te Dominus qui de coelo descendit >>.
E scendendo giù nei fasti dell’Antico Testamento, un altro espressivo simbolo di Maria vediamo collo stesso Damasceno nell’arca noetica, entro la quale dalle acque sterminatrici dell’universale diluvio fu salvo il genere umano. Per doppia ragione si rassomiglia la Vergine all’arca salvatrice. Primieramente perché Essa diede al mondo Gesù Cristo, che ne è Redentore; e quindi la salvezza degli uomini dipese al tutto dall’assenso felice che Maria diede alla parola dell’Angelo, e pel quale il Verbo eterno s’incarnò nel suo seno. In secondo luogo perché a raccogliere
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il frutto dell’umana riparazione e a partecipare in atto all’eterna eredità, la sua intercessione non solo è oltremodo utile, ma, secondo molti, ancor necessaria: << Te olim arca significavit, in qu secundi mundi semen servatum fuit >>.
Anche il roveto di Mosè è dai SS. Padri riconosciuto generalmente come un simbolo assai esprimente della Vergine santa. Poiché siccome il rovo alimentava il fuoco senz’abbrucciarsi; così Maria partorì la luce, che è Gesù Cristo, senza soffrir deterimento nella sua verginità. Ai quali sensi facendo eco la Chiesa, canta nella sua liturgia: << Rubum quem viderat Mojses incombustum, conservatam agnovimus tuam laudabilem virginitatem >>.
Altro simbolo splendidissimo di Maria ci vien indicato nel vello di Gedeone; il quale, come scrive S. Bernardo, tratto dalla carne senza lesione medesima, raffigura Colei dalla quale Iddio trasse la nostra argilla senza arrecarle offesa di sorta. E siccome quel vello venne abbondantemente bagnato di rugiada celeste, e dopo di lui la terra arsiccia che lo
circondava; così su questa Vergine eletta è discesa dai cieli melliflui tutta la pienezza della divinità, a cui poscia partecipammo anche noi, che in verità non siamo che arida terra. Ond’è che la Chiesa fa ripetere ai suoi Ministri: << Quando natus es ineffabiliter ex Virgine, tunc impletae sunt Scripturae, sicut pluvia in vellus descendisti, ut salvum faceres genus humanum >>.
Senonchè sarebbe opera ben ardua il voler tutti passare a rassegna quei luoghi della Scrittura, che sogliono comunemente riferirsi alla Vergine. Solamente nei libri che diconsi sapienziali, questi s’incontrano pressochè ad ogni tratto. Vien essa sotto i simbolici titoli di cedro del Libano, di cipresso di Sion, di palma di Cades, di rosa di Gerico, di platano appresso le acque, di mirra eletta, di balsamo senza mistura, d’incenso non espresso per incisione… E
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Maria per tutti i bisogni sì spirituali che temporali dei figli suoi appare luminosamente.
Siamo agli ultimi mesi del secolo XIX. E già da più anni l’immortale Pontefice Leone XIII ci va eccitando con replicate sue Encicliche a confidare in Maria, per mezzo specialmente della provvidenziale preghiera del S. Rosario. Oh quanto è dolce, quanto soave la parola del sapientissimo Pontefice, quando ci parla di Maria! “abbiamo peccato, la società si ribella a Dio, e corre a precipitosa rovina; i divini castighi si moltiplicano sopra di noi…. oh! Ricorriamo a Maria, a questa mediatrice dell’universo e grande ristoratrice dei secoli”.
O nostrum vitiis tam grave saeculum,
Virgo, sollecita Te preces poscimus,
Opportuna sallutis
Jam nunc munera sentiat.
(Uffic. B. M. V. Matr. Div. Prov.)
E voi, o Torrigliesi, voi benedetti, che in Maria, invocata specialmente sotto l’amoroso titolo di Madre della Divina Provvidenza, sempre avete riposta la vostra fiducia, e verso di Lei sempre dimostrate una particolare divozione.
Voi benedetti, che di Maria provaste pure non di rado le amorevolezze, le grazie, i beneficii. – Amorevolezze, grazie e benenficii che domani vi richiamerò brevemente alla memoria, e che serviranno a celebrare con devoto entusiasmo la solenne incoronazione del suo devoto Simulacro.
(…)
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Eccellenza Rev.ma
E carissimi Figliuoli in G. C.
La privilegiata Vergine, preordinata avanti i secoli, ha ormai fatta la sua comparsa nel tempo; le profezie che la riguardavano in parte son compiute, ed in parte stanno per compiersi; i simboli e le figure svaniscono ormai innanzi alla realtà… Maria è nata; esultiamo! “ideo cum summa exultatione gaudeat terra nostra tantae virginia illustrata natalibus” (S. Aug. Serm. 18 de Sanctis) – Maria nasce in una povera casetta di Nazaret, circondata da tutti isegni della povertà; ma il Cielo esulta, e già la saluta piena di grazia. –
circondata da tutti isegni della povertà; ma il Cielo esulta, e già la saluta piena di grazia. – Uscita appenad’infanzia, viene dai suoi genitori presentata al tempio di Dio in Gerusalemme, ed ivi consacrata al servizio dell’Altissimo. Quivi Maria, a guisa di oliva fruttifera, cresce di virtù in virtù, di grazia in grazia, nel silenzio, nel ritiro, nella preghiera, nel lavoro; e, cosa fuor del consueto fra gli ebrei, per la prima alza il vessillo della verginità, facendo voto speciale a Dio. – Circa gli anni quindici di sua età, secondo la più probabile sentenza, Maria è sposata a Giuseppe. – A questo punto Maria entra formalmente, per così esprimermi, nell’orbita della divina provvidenza a favore del genere umano; qui veramente ha principio la sua efficace azione provvidenziale; il cui svolgimento ammirabile verremo considerando in questo discorso, se mi sarete cortesi, o carissimi, della vostra benigna attenzione.
I.
Raccolta nella sua casetta di Nazaret, contempliamo Maria nel momento solenne della sua annunciazione. Ella pregava, o, come vogliono alcuni, meditava nelle divine scritture, e particolarmente in quel passo d’Isaia, ove si accenna a quella vergine felice, che avrebbe concepito l’Emmanuele. Meditava e pregava, e colle sue preghiere e co’ suoi sospiri sollecitava la venuta del promesso ed aspettato Messia. Quand’ecco l’Angelo Gabriele scende dal cielo; a Lei si presenta, la saluta profondamente, e le annunzia da parte di Dio il gran mistero dell’incarnazione del Verbo Divino, che si sarebbe operato in Lei. Maria intende l’ineffabile disegno della divina Provvidenza rispetto al genere umano; e si offre con singolare generosità a coadiuvarla. In quel momento l’immacolata Vergine come diventa Madre di Dio, diventa Madre della divina Provvidenza; poiché allora per Essa la maledizione fulminata contro Eva si mutava in benedizione, l’umanità veniva rivolta a Dio, al proprio fine, dal quale aveva deviato.
Maria, divenuta Madre di Dio, incomincia tosto e non tralascia un istante di assecondarne i mirabili disegni di provvidenza.
Ai semplici pastori presenta tosto il neonato Bambino ad adorare, e li rimanda ai proprii casolari entusiasmati di santa letizia per quello che hanno veduto ed ascoltato. – Nel mistero dell’adorazione dei Magi appare in un modo tutto particolare l’intervento provvidenziale di Maria. Nota infatti l’Evangelista S. Matteo che i Santi Magi ritrovarono
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terra, narrano e confermano tutti questi fatti chiari ed indelebili caratteri.
L’Angustia del tempo dalla quale sono stretto non mi permette di discendere maggiori particolari; ma pure, per non omettere di confermare con qualche cosa di speciale l’affermazione generale, mi limterò di accennare l’influenza di Maria SS. Nel secolo XIX; nel che potrò essere brevissimo, senza pericolo di riuscire oscuro, trattandosi di fatti dei quali tutti fummo o siamo testimonii.
III.
In su i primi di questo secolo, un potente era sorto, che nell’apogeo della sua superbia aveva osato mettere le mani sopra la sacra persona del Vicario di G. C., e tenerlo prigione in Savona, segregato da tutti, nell’assoluta impossibilità di governare la Chiesa. La procella che su di essa si addensava era terribile, ed immenso il danno che ne derivava alle anime. Il S. Pontefice, sprovvisto di ogni umano sussidio, aveva tutta riposta la sua fiducia in Maria, alla quale incessantemente si raccomandava; ed ecco, fuor d’ogni aspettativa, alla procella succedere la bonaccia; il potente sacrilegio confinato sopra uno scoglio in mezzo al mare a piangere le sue temerità; ed il Vicario di G. C. ritornato libero a Roma fra il giubilo universale del popolo cristiano. L’aurea corona di cui è fregiato il capo del simulacro di Maria della Misericordia a Savona, e la festa di Maria sotto il titolo di A[j]uto dei cristiani saranno monumenti imperituri della misericordia provvidenza di Maria a favore della Cattolica Chiesa nei maggiori bisogni.
Il secolo XIX, che ormai sta per morire, andrà pur
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famoso nella storia per le sue rivoluzioni, figlie legittime della grande rivoluzione francese; e la rivoluzione è come la bestia delle sette teste, ossia feconda di tutti i disordini, specialmente nell’ordine morale e religioso. Una vergognosa tendenza alla carne, ai piaceri, ai beni terreni, un ibrido spirito di incredulità, ed una iniqua ispirazione a far divorzio dalla Chiesa formano come il ritratto sintetico di ciò che può dirsi della società nel secolo XIX. Orbene, a salvare la società da questa orrenda congiura di ree passioni intervenne splendidamente la provvidenza della Madre di Dio. nell’anno 1854 si fa sentire una parola dal Vaticano; la parola del Vicario di G. C. che proclama dogma di fede l’immacolato concepimento di Maria. Non era tanto il trionfo di Maria, quanto il trionfo, la proclamazione della virtù sopra il vizio, della purità sopra la corruzione, del soprannaturale sopra il terreno, della fede sopra l’incredulità. E Maria Immacolata schiaccia di nuovo col suo piede potente l’idra infernale; ne conquide tutte le sue teste, e dovunque si vede un risveglio vigoroso di fede, di pietà e di fiducia in questa grande Madre.
Il Concilio Vaticano, condotto felicemente fino alla definizione dell’infallibilità pontificia, è la più bella, la più fulgida grazia provvidenziale che Maria Immacolata abbia potuto fare a questo secolo di incredulità, come ebbe a confessare lo stesso Pio IX; poiché, per questo dogma, l’incredulità trovasi chiuse per sempre le porte ad invadere il campo mistico della Chiesa.
E non basta ancora per l’Immacolata Madre della divina Provvidenza. Essa appare meravigliosamente a Lourdes; là i pellegrinaggi dei fedeli affluiscono numerosi da ogni parte del mondo; là Maria opera le grazie più portentose, innanzi alle quali deve inchinarsi l’incredulo più scettico; là la potenza, la bontà,la misericordia, la provvidenza di che
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dirò poi del Cantico dei cantici, che sembra proprio scritto da cima a fondo per magnificare questa Sposa dello Spirito Santo, questa Madre provvidenziale del Divin Verbo, e per descrivere con simboliche allegorie le sue eccelse prerogative di natura e grazia?[D]essa rassomigliata a quel pozzo di acqua viva, a quel fonte sigillato, e a quell’orto chiuso, ove sorgono i melagrani, e gli alberi tutti del Libano, ed ove le piantagioni di tutti i più odoriferi aromi. [D]essa risplendente come l’aurora che sorge, bella come la luna, eletta come il sole, terribile come esercito agguerrito a battaglia, soave come la stessa Gerusalemme.
IV.
Dopo aver detto così di volo dei simboli di Maria, vediamone le figure.
Figura di Maria fu Eva, quale madre di tutti iviventi; e Maria fu davvero la Madre dei soli veri viventi, dei figliuoli della Redenzione; e così Sara, rebecca e Rachele, perché prime genitrici di quel popolo, che il Signore fin da principio elesse per suo.
E che dirò di Debora e Giaele, donne invittissime, che liberarono il popolo di Dio dall’oppressione del re di Chanaan? Forsechè non rappresentano Colei che, come Madre del Redentore, liberò il popolo cristiano dalla schiavitù dell’inferno e del peccato?
Né poteri passarmi di Giuditta e di Ester, che sono forse le due figure più nobili ed espressive, che, qual luminosa aurora a splendido mattino, volle Iddio far precedere alla comparsa della benedetta sua Madre…. A qual donna mai infatti, meglio che alla Vergine nostra corredentrice, possono appoggiarsi quei nobili accenti, con cui gli Ebrei glorificarono Giuditta: il Signore ti ha benedetta, ed ha
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per tuo mezzo annichilati i nostri nemici? Benedixit te Dominus in virtute sua, quia per te ad nihilum regedit inimicos nostros (Indit. 13, 22). Da ben altra schiavitù ci sottrasse Maria che da quella del Re degli Assiri; a ben altro Oloferne schiacciò Ella la superba cervice. Perciò la Chiesa ripete di Lei quello che Ozia, capo del popolo d’Israello, e Joachim, sommo Sacerdote, ripetevano, cogli anziani di Gerosolina, di Giuditta benedetta sei tu dal Signore Iddio Altissimo sopra tutte quante le donne della terra: benedica es tu, filia, a Domino Deo excelso prae omnibus mulieribus super terram. Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia d’Israele, tu ono re del popolo nostro: tu gloria Jerusalem, tu laetitia Israël, tu honorificentia populi nostri.
E di Ester che dire? Ella fra le innumerabili fanciulle ebree e straniere fu la sola che trovò favore presso il Re Assuero, e, d’umile e sconosciuta donzella, divenne regina. Così la Vergine, fra tutte le donne, fu quella che trovò maggior grazia presso l’Altissimo, e fu quindi costituita Regina del cielo e della terra: invenisti gratiam apud Deum…. Ester fu da Dio elevata a sì gran dignità per la salvezza del suo popolo, per far revocare il ferale decreto di morte emanato ad istigazione del pessimo Amanno. E la Vergine venne elevata a Madre di Dio per la salute, non di un suo popolo, ma di tutte le genti; per sottrarci al potere del demonio, per cancellare il decreto che ci dannava a morte sempiterna: quod adversum nos erat chirographum decreti. – Ester finalmente piacque tanto agli occhi di Assuero, che, quand’ella, trasgredendo il divieto di entrare non chiamata nell’interiore gabinetto del re, affrontò il pericolo di morte, ei tostamente la rassicurò dicendo: tu non morrai; perocchè questa legge è stabilita per tutti, ma non per te: non morieris; non enim pro te, sed pro omnibus, lex haec costituta est. E non altrimenti la Vergine nell’atto di andar
(…)
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