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[Rilegato con le lettere degli allievi dal titolo: 1855 – 1905 Giubileo Sacerdotale Mons. Giovanni Novelli – Voci del Cuore]
Anime e Anime!
Tortona 22 Dic. 1905
Suo 50imo Anniversario di Sacerdozio
Veneratissimo Monsignore
Torno ora stanco, dopo varie ore di viaggio ma non voglio che passi questo fausto giorno senza dirle che sempre, ma in quest’oggi specialmente ho ricordato a nostro Signore il grande bene che Lei ha sempre voluto ai Figli della Divina Provvidenza ed ho prega-
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-to il Padre nostro perché moltiplichi i giorni di Lei, e siano giorni tutti pieni di misericordie e di benedizioni.
Sono passato alla casa di noviziato di Mornico – ed ho ricordato a quei cari figli i primi giorni dell’antico oratorio,
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e quei primi figli di allora raccolti intorno all’altare della Madonna SS. del Buon Consiglio dove lei ci diceva la S. Messa venendo poi a vederli all’oratorio. Quei giorni belli ritorneranno.
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Ritorneranno sì, col giorno eterno del Paradiso dove ritroveranno io spero, per l’intercessione della Madonna SS. del Buon Consiglio di ritrovarmi con tutti gli antichi biricchini e coi biricchini nuovi e coi nuovissimi che mi darà il Signore e con Lei, caro Monsignore
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[in fondo alla prima pagina]
Suo.
Aff.mo come figlio
D. Orione d Div. Provvidenza.
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[I puntini di sospensione indicano parole mancanti o incomprensibili]
[Sacra Congregatio Consistorialis]
Messina, il 15 dicembre 1910
Eminenza Rev.ma
Monsignor Arcivescovo è venuto a Roma e prima mi parlò altra volta del Can.co che chiesi ad a[j]uto di Curia. Egli mi espresse il suo rincrescimento che avessi fatto tale proposta; gliene domandai perdono, e umilmente gli feci presente che lo aveva fatto per sentire se poteva con speranza richiederlo obbligando detto Canonico di dispensa perché penitenziere. Monsignore motivò il suo rincrescimento dal fatto che il Can.co Celona è l’ultimo del Capitolo, poiché nominato … ed essendo … in Messina solo da pochi mesi, è da questo Clero
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considerato come un forestiero, per cui la sua nomina non farebbe buona impressione. Mi aggiunse che gli si creerebbe un precedente spiacevole, giacché, quando io lasciassi di essere Vicario, o lo dovrebbe ritenere in Curia, o lo dovrebbe allontanare, mortificandolo. E mi propose invece il Can. Bruno, Rettore del Seminario. – Non sono entrato Sua Eccell. Rev.ma in merito circa la persona del Bruno; ma, in bel modo, me ne sono schermato, e il Signore veramente mi a[j]utò. Egli è buon parlatore, ma non gode stima in generale come sacerdote di spirito: è molto xano, e poco prete. Di lui accennerò solo che trovandosi un giorno egli in Curia, io venni chiamato fuori, e mi allontanai un momento; quando rientrai lo trovai con in mano aperta una lettera di una buona Signora, mia benefattrice, la Contessa Teresa Ogazzini di Ameno (Monza), lettera che con altre, per caso io avevo lasciato in busta aperta sul tavolo. Cercò egli di ritornarla nella busta e cacciarla sotto le altre carte, ma troppo tardi: io ero là che lo guardavo, = e no gli ho detto niente, e pensai di liberarlo quanto potei da quel po’ di confusione. Del resto non c’era nulla da destare sospetti: la Contessa, di fede e di carità e di grande attaccamento al Papa, mi domandava come poteva esprimere la sua riconoscenza, essendo stata decorata dalla Croce pro Ecclesia et Pontifice. Egli sostiene qui un ex prete, Campari, che fu Canonico a Modena, e tutta Messina sa che è prete, e convive qui con una donna da cui ebbe due figli; e siccome è appaltatore di una chiesa in costruzione tentò, e tenta tuttora, che la sua è una Ditta – Vaticana; io ne parlerei già con … quando venni ultimamente a Roma, e so positivamente che questo Campari è massone. E il clero lo sa che detto Signore, che è sempre in Arcivescovado, è prete, e non è un buon esempio, soprattutto pel giovane Clero, e per questo Clero.
È vero che come mi accennò Monsignor Arcivescovo, il scelsi l’anno scorso il Can. Bruno a compagno per portare a Roma la Cassa Diocesana, ma ciò feci perché, essendo egli un capo – portato, no fosse possibile far dubitare che io l’avessi rubata.
Sua Eccellenza Rev.ma ha tuttavia una stima di lui, che mi pare più che soverchia.
Monsignor Arcivescovo desiderò per l’Eminentissimo De Lai una lettera; io la feci, ma in essa mi limitai ad esporre le ragioni … soggettive che mi furono adottate per non darmi l’a[j]uto richiesto; e, per parte mia, mi rimisi completamente alle disposizioni della S. Sede, come un bambino nelle grazie di sua madre.
Non dare il benché minimo dispiacere a Monsignor Arcivescovo verso del quale sento la più profonda venerazione;come Vostra Eminenza già consoce, l’aiuto l’aveva richiesto per poter stare più tranquillo in coscienza, e vedere di compiere un po’ di bene, con la Grazia del Signore.
Ho stimato conveniente informarla anche di questo, perché costi si conosca come andò a finire la cosa.
Del resto sia sempre e in ogni modo benedetto il Signore.
Bacio con profonda venerazione la Sacra Porpora e sono di Vostra Eminenza Rem.va
Umilissimo e devotissimo
Servitore in Gesù Cristo e Maria Santissima
Sac. Luigi Orione
Della Piccola Opera della
Divina Provvidenza.