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[I puntini di sospensione indicano parole mancanti o incomprensibili]

 

[Timbro a secco.    Sacra Congregatio Consistorialis]

 

Messina, il 15 Dic. 1910

 

Eminenza Rev.ma

 

 Monsig. Arcivescovo è venuto a Roma e prima mi parlò altra volta del Can.co che chiesi ad aiuto di Curia. Egli mi espresse il suo rincrescimento che avessi fatto tale proposta; gliene domandai perdono, e umilmente gli feci presente che lo aveva fatto per sentire se poteva con speranza richiederlo abbisognando detto Canonico di dispensa perché penitenziere. Monsignore motivò il suo rincrescimento dal fatto che il Can.co Celona è l’ultimo del Capitolo, poiché nominato … ed essendo … in Messina solo da pochi mesi, è da questo Clero considerato come un forestiero, per cui la sua nomina non farebbe buona impressione. Mi aggiunse che gli si creerebbe un precedente spiacevole, giacché, quando io lasciassi di essere Vicario, o lo dovrebbe ritenere in Curia, o lo dovrebbe allontanare, mortificandolo. E mi propose invece il Can. Bruno, Rettore del Seminario. – Non sono entrato con Sua Eccell. Rev.ma in merito circa la persona del Bruno; ma, in bel modo, me ne sono schermato, e il Signore veramente mi aiutò. Egli è buon parlatore, ma non gode stima in generale come sacerdote di spirito: è molto uomo, e poco prete. Di lui accennerò solo che trovandosi un giorno egli in Curia, io venni chiamato fuori, e mi allontanai un momento; quando rientrai lo trovai con in mano aperta una lettera di una buona Signora, mia benefattrice, la Contessa Teresa Agazzini di Ameno (Novara), lettera che con altre, per caso io avevo lasciata in busta aperta sul tavolo. Cercò egli di ritornarla nella busta

 

 

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e cacciarla sotto le altre carte, ma troppo tardi: io era là che lo guardava, = e non gli ho detto niente, e pensai di liberarlo quanto potei da quel po’ di confusione. Del resto non c’era nulla da destare sospetti: la Contessa, donna di fede e di carità e di grande attaccamento al Papa, mi domandava come poteva esprimere la sua riconoscenza, essendo stata decorata della Croce pro Ecclesia et Pontifice. Egli sostiene qui un ex prete, Campari, che fu Canonico a Modena, e tutta Messina sa che è prete, e convive qui con una donna da cui ebbe due figli; e siccome è appaltatore di una chiesa in costruzione tentò, e tenta tuttora, che la sua è una Ditta – Vaticana; io ne parlai già con … -ligo quando venni ultimamente a Roma, e so positivamente che questo Campari è massone. E il clero lo sa che detto Signore, che è sempre in Arcivescovado, è prete, e non è un buon esempio, soprattutto pel giovane Clero, e per questo Clero.

È vero che come mi accennò Mgr Arcivescovo, io scelsi l’anno scorso il Can. Bruno a compagno per portare a Roma la Cassa Diocesana, ma ciò feci perché, essendo egli un capo – partito, non fosse possibile far dubitare che io l’avessi rubata.

 Sua Eccellenza Rev.ma ha tuttavia una stima di lui, che mi pare più che soverchia.

 Monsignor Arcivescovo desiderò per l’Eminentissimo De Lai una lettera; io la feci, ma in essa mi limitai ad esporre le ragioni penso soggettive che mi furono addotte per non darmi l’aiuto richiesto;

 

 

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e, per parte mia, mi rimisi completamente alle disposizioni della S. Sede, come un bambino nelle braccia di sua madre.

 Non vorrei dare il benché lieve dispiacere a Mgr. Arcivescovo verso del quale sento la più grande venerazione;come Vostra Eminenza già conosce, l’aiuto l’aveva richiesto per poter stare più tranquillo in coscienza, e vedere di compiere un po’ di bene, con la Grazia del Signore.

Ho stimato conveniente informarla anche di questo, perché costì si conosca come andò a finire la cosa.

Del resto sia sempre e in ogni modo benedetto il Signore.

Bacio con profonda venerazione la Sacra Porpora e sono di Vostra Eminenza Rev.ma

 

Umilissimo e devotissimo

Servitore in Gesù Cristo e Maria Santissima

Sac. Luigi Orione

Della Piccola Opera della

Divina Provvidenza.

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