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[Lettere inviate a don Penco della Compagnia di San Paolo]
[In corsivo azzurro la grafia di terzi soggetti]
[I puntini di sospensione indicano parole o frasi mancanti o incomprensibili]
per la Compagnia di S. Paolo (Don Penco)?
I
B. Aires 22 / Dic. 1935 – S. […]
Queste
figlie, invece di sostenere ed elevare etc. la Comp., vi hanno
scatenato contro … e certamente col loro contributo il
lavoro l’azione della Comp. qui si sarebbe svolto
in una maniera meravigliosa e avrebbe progredito più rapidamente.
Esse hanno diviso la Casa in un campo di rivolta.
La vita e il pensiero della Congregazione derivarono dalla necessità di difendere la fede e (la Sede Apostolica) e il Papato in opposizione ai nemici esterni, e ai nemici interni di Gesù Cr. e della Chiesa.
È un drappello, è un drappello spirituale che lotta nel conflitto mondiale contro la Chiesa e che si svolge a cacciare il secolarismo e l’av. dall’elemento umano della Chiesa. È una riforma interna di noi stessi, per agire religiosamente su gli altri.
Io
non ardirò di discutere esporre
tutte i motivi le cause
per cui le 4 si sono separate: penso che alcune non
abbiamo avuto vera vocazione e che altre abbiamo avuto due amori,
l’amore di Dio così così, e l’amor proprio padrone della
piazza.
La loro potente influenza…
Il campo fecondissimo della carità
Riconosco come guida ispirata de’ miei primi anni – a loro esprimo tutta la mia gratitudine quella fortezza propria di coloro che si sono allenati ai lavori dei campi naturale finezza di carattere che talvolta trovasi fra coloro che hanno lavorato la terra, qualità spirituale acquisita nell’intima comunione coi misteri della natura.
Non
discutete sui testi scritturali, ma scrutateli silenziosamente per
scoprirvi il maggior nutrimento spirituale di cui abbisognano le
nostre anime. Dal Santo Evangelo traete il cibo della mente e del
cuore: siano esso il
nostro libro che ci fa
per eccellenza che ci fa conoscere sempre meglio Iddio e le vie della
Provvidenza di Dio con gli uomini.
Avvicinatevi
al Tabernacolo, alla Chiesa e verrete sempre più a contatto con una
vivida divina luce
nella quale scorgerete
la faccia divina.
Nella predicazione siano le vostre parole semplici, fluiscano dal cuore e dal labbro semplici, ma ardenti e appassionate: desiderate una sola cosa: portare le anime alla conoscenza e all’amore di Dio.
Evangelizziamo i contadini, gli operai, i poveri.
Non
siate solo predicatori, ma facitori, cioè sempre
pronti a servire il prossimo con opere di misericordia, come serviamo
Dio con opere di fede e,
di adorazione e di suppliche.
Siate amico e servo di chiunque versa in necessità di conforto spirituale o temporale. Abbiate un cuore grande e una compassione che indovini tutti gli umani bisogni.
Preferite quelli che non hanno più nessuno: mendicate il cibo per chi non ne ha: siate sempre pronti a correre ad ogni sventura – siate sempre in mezzo ai poveri e agli sventurati.
Nel
loro cuore si maturava un vago scontento eppure la condotta di questi
è tale come era al principio, quando entrarono e vi fecero i voti.
Vivete Il figlio della
Divina Provvidenza
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deve vivere più secondo la fede che la umana prudenza.
Nessuno vietava loro di osservare con ogni miglior diligenza le Costituzioni professate. Fede, fede e non prudenza mondana.
Esse furono delle sleali.
La
loro vita corrisponde a quell’ideale sul quale le Costituzioni
furono basate, se c’è […] da per tutto c’è il positivo, il
comparativo e il superlativo, ma basta che
il positivo che non ci sia il negativo ci deve essere
un’eroica austerità, ma anche una ragionevole moderazione per i
più deboli. Anzi ora la vita della Compagnia è orientata molto più
seriamente e le Costituzioni sono interpretate e osservate con più
fervore e sacrificio, in vero spirito di povertà e mortificazione.
La nostra vita e condotta deve dare forza e splendore alle Costituzioni alla regola scritta. Io vi ho trovato fervore e semplicità, non rilassatezza e tutti i Superiori intenti a far fiorire lo spirito e la vita interiore.
Mi pare una vera ironia credere di vivere e professare altissima povertà,ma con una bella e comoda casa, con una buona tavola con un vestito di panno scelto non solo per difendersi contro il freddo, ma da far figura, - mentre fuori ci sono tanti mal vestiti, dei sofferenti di fame, dei senza – tetto.
Siamo noi i più poveri dei poveri?
La povertà la osserviamo noi o la osservano i poveri che non sanno neanche che siano i sacri voti e i consigli dell’altissima povertà? chi ha maggior diritto di riconoscersi vero seguace di Gesù Cristo, noi o il povero popolo?
Nessuno
in vietò o impediva
loro di osservare la regola promessa l’abito deve essere di
un tessuto semplice.
Avendo dichiarato di essere state chiaramente alla C. e di sentirsi sempre della C., esse dovevano restare fedeli alla voce celeste che le ha chiamate.
Attenti a non prenderci più cura dell’esterna attività e adattamenti che dell’ideale di vita per cui la Congregazione è stata fondata. Non si tolleri nessuna rilassatezza non si mitighi la regola della povertà: la regola deve restare immutata anche fra mutevoli circostanze: la regola è la Magna Carta di libertà data da Dio per osservare il S. Vangelo in ogni suo comando e consiglio, e ogni legale interpretazione tendente a distruggere la libertà e semplicità della Regola costituisce un tradimento di fiducia e un abbandono della vera vita dei figli della Div. Provv.za.
Saremo sempre fuori di via finché la nostra via e vita non sarà la vita evangelica con un’attività a servizio del prossimo più abbandonato. Prima essere e poi agire: prima essere quali dobbiamo essere, cioè veri religiosi conformi al primitivo spirito di povertà, di semplicità, di umiltà, di ubbidienza e di assoluto attaccamento alla Chiesa al Papa, ai Vescovi, senza adattamenti, mantenendoci nella essenza e nella forma allo spirito evangelico della fondazione. Dobbiamo far rivivere fra i membri della Congregazione la perfetta vita cristiana evangelica.
In questa perfetta vita cristiana non solo vi deve essere tutta la libertà dei figli di Dio, ma ancora tutti i mezzi e i rami
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per manifestare e svolgere siffatta libertà nei diversi aspetti che essa deve assumere nella società umana.
È un’organizzazione che mentre assicura l’attuazione del comune ideale evangelico e la stessa regola fondamentale permette ai vari gruppi, senza sconfinare dallo spirito e dai comuni confini di manifestare e sviluppare liberamente i propri concetti, ispirati tutti dallo stesso scopo e uniti in un’unica suprema fiducia e governati da un solo cuore, con unità di governo. Lei vuole mutuo e generale buon volere. La libertà del nostro spirito è basata sulla fede, sull’umiltà, sulla carità, sull’altissima povertà e sulla piena e assoluta obbedienza e attaccamento in tutto alla Sede Apostolica.
Mantenete viva la memoria della povertà e carità primitiva conservate i ricordi lasciati dai primi fratelli la purità della Regola.
Unità nello spirito e nella pratica.
I nostri Eremiti devono rinnovare le glorie di Rivotorto e di donna Povertà di S. Franc.
La vita della Divina Provvidenza deve venir osservata in tutta la sua purezza. Manca il vigore spirituale.
Per carità non rivaleggiamo coi Salesiani.
Come le grandi fraterie diventarono centri di rilassatezza, così i grandi noviziati saranno la rovina dello spirito della nostra Congregaz.
In certe case non c’è più l’atmosfera spirituale: si sente troppo l’influenza mondana.
Il nostro lievito è la carità individualismo nostro: carità, + povertà, purezza, sacrificio ai piedi della Chiesa.
Dobbiamo essere fedeli alla Regola, se non vogliamo mentire a noi stessi. La Regola è al di sopra della Congregazione: questa non esiste che per dare effetto alla piena osservanza della Regola.
Esse si alzarono a denunciare.
Con l’esempio e con la parola, secondo la nostra semplicità, esorteremo tutti gli uomini a camminare nelle vie di Dio e nelle buone opere. Non sollecitare lettere di protezione dalla Corte Romana, ma rimettersi interamente alla provvidenza di Dio – instaurare la regolare disciplina – ogni tentativo di riforma o di più stretta osservanza doveva essere fatto entro la vita della Compagnia, e sotto la guida dei Superiori, in modo che non fosse disturbata l’effettiva unità della Compagnia. Ma bastò che io facessi chiedere che facesse una domanda per iscritto di avere una proroga di tre mesi, che si rifiutò, e in malo modo, tanto per dimostrare la umiltà di spirito.
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La perfetta osservanza è pienamente possibile nell’attuale Costituzione della Compagnia – ho visto nativismo e ambizione come c’è la scrittura e la tradizione,così c’è la regola e la gerarchia della Congregazione.
Alloggiate dove la carità vi apre le porte, o in qualche rifugio incontrato lungo le strade o nei campi, predicate la divina parola e assistete gli infermi.
Edificate quanti vi avvicinano, è una sfida lanciata contro l’autorità.
Impegniamoci totalmente a servire il popolo: di giorno e di notte non vi sia necessità a cui non si presti aiuto.
Siamo tanto intenti a servire i poveri da non aver tempo né di mangiare, né di dormire, per le incessanti fatiche, sostenuti da indomito spirito di fede e di carità.
Anche nel vitto non dobbiamo essere trattati meglio dei poveri, anche se ci portano doni – non letti, ma tavole.
Attendere alla preghiera evitando inutili conversazioni e distrazioni.
Spirito di preghiera e di distacco dal mondo fede sempre e grande.
Deve regnare il più rigoroso silenzio
A tavola un piatto solo
Vietata la questua della carne, del formaggio e delle uova però queste cose si possono ricevere se spontaneamente offerte.
Non vi siano provvigioni per più di tre o quattro giorni o al massimo per una settimana: si elemosini giorno per giorno. I sandali sono permessi solo a chi non può andare scalzo.
Nessuno deve star ozioso nella vigna del Signore. Si eviti nei discorsi argomenti sublimi e si usi la semplicità di linguaggio: semplicità e fervore di spirito.
Si studi la Sacra Scrittura e quei divoti Autori che amano Dio e la Chiesa, e c’insegnano ad abbracciare la croce di Cristo.
Non si assuma la direzione spirituale di Suore.
I nostri Romitori saranno fuori delle città e dei villaggi, non saranno mai di nostra proprietà: e in modo da poter essere mandati via a piacimento e senza indugio.
Dove è possibile i romitori siano nelle grotte dei monti o costruiti con rami e frugo altrimenti con sassi, non intonacati. Le celle povere e anguste.
Le chiese piccole e povere, ma decenti e pulite e i parati sacri molto semplici: non seta, non velluti, non lamine d’oro. I calici e patene di stagno dorata la coppa e la patena.