Piccola Opera della Divina Provvidenza - (Don Orione)
Progetto educativo orionino, 1994
elaborato nel convegno internazionale sulla scuola cattolica orionina svoltosi a Santiago del Cile dal 15 al 20 ottobre 1993 e approvato dal Consiglio generale in data 13 maggio 1994

Piccola Opera della Divina Provvidenza - (Don Orione)
Progetto educativo orionino, 1994
Elaborato nel convegno internazionale sulla scuola cattolica orionina svoltosi a Santiago del Cile dal 15 al 20 ottobre 1993, e approvato dal Consiglio generale in data 13 maggio 1994.



«Sento il dovere di far giungere a tutta la Chiesa
l'invito a compiere ogni sforzo per mantenere efficienti
le strutture della Scuola cattolica;
in particolare se ne sentano responsabili i Vescovi, i sacerdoti
e soprattutto quelle benemerite Congregazioni religiose,
maschili e femminili, che, volute col carisma dell'educazione
dai Santi e dalle Sante che le hanno fondate,
debbono custodire col massimo impegno,
come la pupilla degli occhi,
questo grande, impareggiabile servizio alla Chiesa».
(Giovanni Paolo II, Discorso del 28.06.1984)
ABBREVIAZIONI
Dim. Rel.Dimensione religiosa della scuola cattolica, Congregazione per l'Educazione Cattolica, Roma 1988.
Don Orione e la P.O.D.P. Don Orione e la Piccola Opera della Divina Provvidenza. Documenti e testimonianze, a cura di d.Giovanni Venturelli, Roma 1969-1992, vol I, II, III, IV, V.
Fam. Cons.Familiaris Consortio, Lettera enciclica di Giovanni Paolo II, Roma 1981.
GEGravissimum Educationis, Dichiarazione del Concilio Ecumenico Vat. II sull'Educa-zione cristiana, Roma 1965.
GSGaudium et Spes, Costituzione pastorale del Concilio Ecumenico Vat.II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Roma 1965
Il LaicoIl Laico cattolico testimone della fede nella scuola, Congregazione per l'educazione cattolica, Roma 1982.
Lett. IDon LUIGI ORIONE, Lettere, vol I, Postulazione della P.O.D.P., Roma 1969.
Lett. IIDon LUIGI ORIONE, Lettere, vol II, Postulazione della P.O.D.P., Roma 1969.
LGLumen Gentium, Costituzione dogmatica del Concilio Ecumenico Vat. II sulla Chiesa, Roma 1964.
PueblaDocumento finale, III Conferenza generale dell'Episcopato Latinoamericano, Puebla 1979.
RMRedemptoris Missio, Lettera enciclica di Giovanni Paolo II, Roma 1980.
Santo Domingo Documento finale, IV Conferenza generale dell'Episcopato Latinoamericano, Santo Domingo 1992.
Sc. Catt. Italia La scuola cattolica oggi in Italia, Conferenza episcopale italiana, Roma 1983.
Sc. Catt.La scuola cattolica, Congregazione per l'Educazione cattolica, Roma 1977.
SOMMARIO
Cap. 1: LA SCUOLA NEL PROGETTO DI DON ORIONE PER «RINNOVARE L'UOMO E LA SOCIETÀ IN CRISTO»
I. «Ricapitolare ogni cosa in Cristo».
II. Gesù Cristo supremo anelito dell'uomo.
III. La Chiesa famiglia di Dio.
IV. Adesione alla Chiesa.
V. L'educazione per il rinnovamento dell'uomo.
VI. Un sistema educativo proprio.
VII. La spiritualità orionina.
Cap. 2: LA CHIESA E LA SCUOLA CATTOLICA
I. La scuola cattolica nella storia.
II. Il volto della scuola cattolica.
III. Missione e funzione della scuola cattolica.
IV. Concezione della vita.
V. In sintesi.
Cap. 3: ORIGINE E SVILUPPO DELLA SCUOLA ORIONINA
I. L'eredità pedagogico-istituzionale di don Orione.
II. Istituti aperti durante la vita del Fondatore.
III. Presenza educante, evangelizzatrice e di promozione popolare.
Cap. 4: LA SCUOLA CATTOLICA DI FRONTE ALLE SFIDE DEL MONDO CONTEMPORANEO
I. La situazione generale.
II. La situazione particolare dell'area educativa.
III. Il progetto educativo di fronte alle sfide.
Cap 5: LO STILE PEDAGOGICO DI DON ORIONE
I. Verso uno stile educativo proprio. il metodo cristiano-paterno.
II. «Paterno».
III. «Cristiano».
IV. Tratti fondamentali del sistema educativo «cristiano-paterno».
V. Ruolo dell'affettività.
Cap. 6: AMBIENTE EDUCATIVO E COMUNITÀ EDUCANTE
I. Ambiente educativo.
II. La comunità educante.
III. Ruoli dei vari soggetti della comunità scolastica.
IV. Unità.
Cap. 7: ITINERARI FORMATIVI
I. Ripercussione di carattere educativo.
II. Obiettivi generali.
III. Criteri.
IV. Aree.
V. Mete, attitudini e valori.
Cap. 8: PROFILO DELL'UOMO DA FORMARE
I. Rinnovamento dell'uomo e della società in Cristo.
II. Profilo dell'alunno orionino.
III. Fisionomia dell'ex-allievo.
1.LA SCUOLA NEL PROGETTO DI DON ORIONE PER «RINNOVARE L'UOMO E LA SOCIETÀ IN CRISTO»
I. "Ricapitolare ogni cosa in Cristo" 1
1.«Instaurare omnia in Christo! è il nostro motto e il nostro programma; col divino aiuto e agli ordini della Chiesa, noi dobbiamo adoprarci a rinnovare tutti nella carità di Dio»2, scriveva don Orione nel 1934. E in un testo programmatico, molto più antico (11.02.1903), presentava al suo Vescovo il programma della nascente Congregazione in questi termini: «Illuminare e santificare le anime nella conoscenza e nella carità di Dio, e instaurare successivamente tutte le istituzioni e tutte le cose, anche appartenenti alla società esterna degli uomini, in Nostro Signore Gesù Cristo Crocifisso, facendole entrare nello spirito e nella vita del Cattolicesimo (...), perché abbiano a portare un ordine perfetto nella umana società e riuscire alla divina gloria, unendo tutta la umanità in un corpo solo, la Santa Chiesa Cattolica».3
2.La scuola è per don Orione uno dei mezzi più efficaci per conseguire lo scopo primario e specifico della sua opera, che «ci inserisce nel piano salvifico di Dio Padre, in Cristo per lo Spirito Santo».4
3.Questo fine consiste nel «diffondere la conoscenza e l'amore di Gesù Cristo, della Chiesa e del Papa, specialmente nel popolo; trarre ed unire con un vincolo dolcissimo e strettissimo di tutta la mente e del cuore i figli del popolo e le classi lavoratrici alla Sede Apostolica, nella quale, secondo le parole del Crisologo, il beato Pietro vive, presiede e dona la verità della fede a chi la domanda. E ciò mediante l'apostolato della carità fra i piccoli e i poveri con quelle istituzioni ed opere di misericordia spirituale e corporale più atte alla educazione e formazione cristiania della gioventù più bisognosa e del popolo, con l'intendimento di modestamente cooperare, ai piedi della Sede Apostolica e dei Vescovi, a rinnovare e unificare in Gesù Cristo Signor nostro l'uomo e la società, portando alla Chiesa e al Papa il cuore dei fanciulli più abbandonati, dei poveri e delle classi operaie. Per ricapitolare in Cristo tutte le cose, perché si faccia un solo ovile e un solo pastore».5
II. Gesù Cristo supremo anelito dell'uomo
4.Infatti è dentro la storia umana, fatta di progressi e di regressi, di santità e di peccato, che si è fatto presente Gesù Cristo, il Verbo incarnato, il Figlio di Dio fatto uomo, dono della Provvidenza misericordiosa del Padre per la salvezza dell'uomo dal peccato e dalla morte.
In Cristo, Via, Verità e Vita,6 l'uomo raggiunge il culmine della sua dignità e trova il modello perfetto di tutto l'uomo e di tutto quanto è veramente umano.7
III. La Chiesa famiglia di Dio
5.Tale presenza animatrice e trasformatrice di Cristo, della Chiesa e del cristiano nel mondo, non è una posizione di potere, ma di servizio. Si tratta infatti di un fermento pieno di desiderio di conversione, di umiltà, di realismo, di costanza e di pazienza, segnato sì permanentemente dalla Croce, ma animato dallo Spirito e dalla certezza nella vittoria finale di Cristo, che vincerà con infinita misericordia, quando apparirà «portando sul suo cuore la Chiesa, e, nella sua mano, le lacrime e il sangue dei poveri: la causa degli afflitti, degli oppressi, delle vedove, degli orfani, degli umili, dei reietti»,8 vale a dire, quando si realizzerà definitivamente in Cristo la comunione degli uomini tra di loro e con il Padre, e s'instaureranno nuovi cieli e nuova terra di grande e universale carità.9
6.Fin dall'inizio il progetto di Dio è stato quello di formare di tutta l'umanità una sola famiglia secondo il modello trinitario10: una famiglia senza chiusure individualistiche, senza odi o divisioni, ed in cui siano realtà l'incontro, il dialogo, il servizio reciproco, la vita in comunità e la comunione degli spiriti.
IV. Adesione alla Chiesa
7.Poiché «i tempi corrono velocemente e sono alquanto cambiati» - annotava don Orione nel 1920 -, una nuova priorità pastorale si affaccia all'orizzonte: togliere «l'abisso che si va facendo tra il popolo e Dio, tra il popolo e la Chiesa», camminando, «in tutto che non tocca la dottrina, la vita cristiana e della Chiesa (...), alla testa dei tempi, e non alla coda, e non farci trascinare. Per poter tirare e portare i popoli e la gioventù alla Chiesa e a Cristo bisogna camminare alla testa».11
8.La nuova e urgente priorità pastorale, che pervade tutta l'attività di don Orione, viene oggi riconosciuta ed esplicitamente indicata nelle linee programmatiche del Magistero, specialmente a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Sintomatico, al riguardo, è il fatto che nei documenti più recenti l'accento cada di continuo sulla nuova evangelizzazione12 e sulla missione della Chiesa di servire l'uomo nella sua totalità.13
9.Per noi la corrispondenza tra l'insegnamento della Chiesa e lo spirito della Congregazione è necessaria, perché - come diceva don Orione - «senza questo amore filiale alla Chiesa e al Romano Pontefice, è vano ogni tentativo di rinnovamento salutare della vita dei giovani e della società»14, in quanto «il Papa è il nostro credo».
10.Don Orione sa che il compito è arduo e che i tempi sono complessi e mutevoli. Procede perciò nel suo cammino sorretto soltanto da una grande fiducia nella Divina Provvidenza: «Cari figli miei in Gesù Cristo, vedo tutto un passato che cade, se già, in parte, non è caduto: le basi del vecchio edificio sociale sono minate: una scossa terribile cambierà, forse presto, la faccia del mondo. Che cosa uscirà da tanta rovina? Siamo Figli della Divina Provvidenza, e non disperiamo, ma, anzi, confidiamo grandemente in Dio! Non siamo di quei catastrofici che credono che il mondo finisca domani; la corruzione e il male morale sono grandi, è vero, ma ritengo, e fermamente credo, che l'ultimo a vincere sarà Iddio, e Dio vincerà in una infinita misericordia. Dio ha sempre vinto così!».15
11.Don Orione per portare l'uomo e la società a Cristo utilizza i mezzi che la tradizione della Chiesa mette a sua disposizione.
Formatosi alla scuola di don Bosco e del Cottolengo, dà vita a molteplici iniziative sia nel campo dell'educazione che in quello della carità. Egli ha sempre riconosciuto e ricordato con sacra venerazione l'influsso dei due grandi Maestri: «In tutte le disposizioni prese, in tutte le cose, mi sono sempre messo davanti don Bosco e il Cottolengo».16
V. L'educazione per il rinnovamento dell'uomo
12.A partire dagli anni trascorsi accanto a don Bosco, nell'oratorio di Valdocco a Torino,17 don Orione matura la convinzione che l'accompagnerà per il resto della vita: «La salvezza di tutta la gioventù del mondo... si avrà dagli Oratori festivi e dalla Scuola».18
13.Da questa convinzione, e nonostante che Luigi Orione fosse ancora un giovane seminarista, il 15 ottobre 1893 nasce, con la benedizione del Vescovo di Tortona Mons. Bandi, il primo istituto educativo dell'incipiente Congregazione. Ad esso, nel giro di pochi anni, se ne aggiungeranno tanti altri sia in Italia che in altre parti del mondo.
14.Con le sue scuole don Orione persegue la finalità di contribuire alla promozione dell'uomo e della società. Si dedica perciò alla preparazione accurata dei giovani, specialmente di quelli più bisognosi, per facilitarne l'inserimento dignitoso nel mondo del lavoro e nella Chiesa e per renderli fautori di progresso civile e cristiano.19 Lavora per sviluppare in essi personalità forti, capaci di discernere senza compromessi e remore la propria vocazione laicale o religiosa.20
VI. Un sistema educativo proprio
15.L'educazione e la formazione della gioventù furono quindi il primo e, per molto tempo, il principale campo d'azione di don Orione. Si rese presto conto che per raggiungere l'obiettivo di modestamente cooperare al rinnovamento e alla riunificazione dell'umanità in Cristo sotto la guida del Romano Pontefice21 aveva bisogno di un sistema educativo proprio e adeguato per la formazione di uomini e cristiani capaci di portare avanti tale missione nel mondo con generosità e forza d'animo.22
16.Ispirato, pertanto, alle linee maestre della pedagogia cattolica e, più particolarmente, al metodo preventivo seguito e completato dal suo grande maestro don Bosco, pone le basi di uno stile educativo proprio, che chiamò «sistema cristiano-paterno». Le testimonianze, al riguardo, puntualizzano ora un punto, ora un altro, ma finiscono per inquadrarsi tutte sulla fondamentale traiettoria che egli fissò già nel 1896 in una lettera all'amico don Vincenzo Guido: «Nostro fine è di formare cattolici di un pezzo e franchi».23
17.In diversi articoli del bollettino ufficiale della Congregazione "L'Opera della Divina Provvidenza", rivolgendosi ai genitori degli alunni e ai suoi primi collaboratori, don Orione esalta la bellezza e l'urgenza dell'educazione cristiana. Per riuscirci - scriveva - «è necessario che la religione tutto signoreggi nella scuola e nell'istituto: l'insegnamento, la disciplina, la stessa ricreazione! La religione non deve essere uno studio od un esercizio, cui sia solo assegnato il suo tempo e la sua ora: è una fede, una legge che deve farsi sentire costantemente e dovunque, ed esercitare la sua azione naturale sulla vita intera».24
18.Sottolineando l'aspetto paterno del suo metodo educativo, don Orione spiega: «La scuola deve essere una famiglia, una famiglia morale ben disciplinata, e condotta avanti con molto affetto nel Signore e con molta cura. Ogni tanto vogliate far vibrare nella scuola la corda del sentimento e del cuore, elevandovi poi fino a Dio, voi e i vostri alunni: così si educa».25
19.«Fondamento del sistema non solo deve essere la ragione e l'amorevolezza, ma la fede e la religione cattolica, praticata, e il soffio di un'anima e di un cuore di educatore che ami veramente Dio e lo faccia amare, dolcemente, insegnando ai giovani le vie del Signore. L'educatore deve sempre parlare il linguaggio della verità con la ragione, col cuore, con la fede».26 E, accentuando ancora di più l'aspetto cristiano del suo metodo, aggiunge: «Noi non avremo mai fatto niente, finché non rifaremo cristiana, nella sua anima di fede e nella sua vita, e privata e pubblica, la gioventù: finché non avremo rifatte cristiane le coscienze e il carattere dei nostri allievi».27
VII. La spiritualità orionina
20.In questa prospettiva di servizio alla società e alla Chiesa, le nostre scuole devono, per missione propria, formare gli alunni a quei valori che il Fondatore incarnò e diffuse con tanta passione e convinzione:
- la fiducia nella Divina Provvidenza; 28
- la fede in Cristo, vero liberatore e salvatore dell'uomo e dei popoli;29
- l'inserimento attivo nella missione della Chiesa, continuatrice dell'opera di Cristo e madre dei credenti; 30
- l'amore e l'adesione al Papa, guida spirituale universale;31
- la carità, anima del regno di Cristo;32
- l'impegno a favore degli umili, emarginati, e sofferenti d'ogni specie;
- l'onesta, la professionalità, la laboriosità;
- il carattere cattolico dichiarato; l'adesione al Magistero;
- l'apprezzamento della Parola di Dio;
- l'amore alla Croce;33
- la devozione alla Madre di Dio;34
- la vita sacramentale e liturgica;37
- l'impegno sociale ed ecclesiale per il progresso civile e religioso dell'umanità.38
21.Questi valori si possono riassumere nei quattro grandi amori di don Orione che tutti li simbolizzano e incarnano: Gesù, Maria, Papa, Anime.
1.Gesù: «Egli solo è la fonte viva di fede e di carità che può ristorare e rinnovare l'uomo e la società: Cristo solo potrà formare di tutti i popoli un cuor solo e un'anima sola, unirli tutti in un solo Ovile sotto la guida di un solo Pastore».39
2.Maria: che «noi veneriamo e proclamiamo... Madre nostra e unica fondatrice della Piccola Opera; la consideriamo celeste ispiratrice di tutte le nostre attività... La nostra amata Congregazione proprio per la devozione a Maria va estendendo sempre di più le sue tende per il mondo».40
3.Papa-Chiesa: «La Chiesa è la vera Madre della nostra fede e delle nostre anime, della parte più viva, più spirituale ed eterna di noi; e il Papa è il Vicario di Gesù Cristo nostro Dio e Redentore, è il "dolce Cristo in terra", come lo chiamò Santa Caterina da Siena; è la nostra guida sicura, è il nostro Maestro infallibile, è il vero nostro Padre».41
4.Anime-Poveri: «Anime e Anime! Ecco tutta la nostra vita; ecco il nostro grido, il nostro programma, tutta la nostra anima, tutto il nostro cuore: Anime e Anime!».42
«La nostra mensa deve essere come un'antica agape cristiana. Anime e Anime! Avere un cuore grande e la divina follia delle Anime»
«Carità! Carità! Carità! Gesù, col tuo divino amore, dà a noi un grande spirito di carità verso le anime, specialmente verso i figli dei poveri e verso i poveri infelici e abbandonati. Tu lo sai, Signore: noi siamo i tuoi poveri e nati per i poveri».43
22.Oggi, con lo stesso programma, i figli e le figlie spirituali di don Orione intendono umilmente proseguire la sua opera e la sua missione nel campo educativo mediante scuole di diverso ordine e grado.
2. LA CHIESA E LA SCUOLA CATTOLICA
I. La scuola cattolica nella storia
23.«È la storia il libro da aprire per capire la presenza e il significato della scuola cattolica come esperienza di Chiesa. All'inizio della scuola cattolica ci sono soprattutto i santi, uomini e donne di secoli ed esperienze diversi, uniti però nel testimoniare e servire l'importanza dell'educazione attraverso la scuola e tutte le forme popolari di istruzione. Essi hanno fatto incontrare il Vangelo e i bambini, fanciulli, ragazzi, giovani, molte volte inventando strumenti e metodi, con una sapienza così ricca e viva che ancor oggi stupisce».44
24.La libertà unitamente al carattere popolare sono le note che hanno caratterizzato il cammino storico della scuola cattolica:
* libertà come ricerca faticosa di spazi vitali nella società laica, sopratutto negli ultimi due secoli, per poter compiere la propria missione di educazione evangelizzatrice, senza discriminazioni ed emarginazioni; la scuola cattolica ha resistito ai ripetuti tentativi di emarginazione e di soppressione attuati nel passato più o meno recente e ancora presenti ai nostri giorni;
* carattere popolare, per la dedizione preferenziale ai ceti sociali più deboli, soppratutto in alcune attività formative espressamente indirizzate ai ragazzi e ai giovani di famiglie meno abbienti e ai minori disabili, per offrire loro dignitose opportunità di inserimento nella società e nel mondo del lavoro.
25.Il movimento carismatico in campo educativo si manifesta molto vivo nella Chiesa durante, e soprattutto dopo, il Concilio di Trento. Successivamente l'Illuminismo costringerà la Chiesa ad una serie di lotte e rivendicazioni sia in campo pastorale che in campo strettamente educativo. Nei secoli XIX e XX la Chiesa - e la scuola cattolica con essa - cerca nuove vie di dialogo e collaborazione con gli stati moderni. L'opera di don Bosco, tutta incentrata sulla formazione dei giovani, ne è un tipico esempio; come pure profetico risuona il motto del Murialdo: «Aprire una scuola è chiudere una prigione». Leone XIII45 e Pio XI46 affermano chiaramente il diritto della Chiesa ad aprire e dirigere scuole proprie. Il Concilio Ecumenico Vaticano II, infine, non fa che ribadire ed ampliare questo principio.47
26.In America Latina l'incontro dei conquistadores con le popolazioni indigene dà luogo storicamente ad un'evangelizzazione portata avanti tra luci ed ombre, con uomini di Chiesa che, nonostante tutto, impiantarono il cristianesimo con la catechesi, i sacramenti, l'istruzione scolastica e l'educazione,48 dando così origine ad una nuova cultura e dotando l'America Latina di una propria fisionomia ed unità spirituale.49
In seguito ai moti indipendentisti e alla penetrazione delle correnti di pensiero prevalenti in Europa sul finire del secolo scorso, anche qui, nonostante i ripetuti tentativi di emarginare la Chiesa e rompere l'unità culturale raggiunta, la scuola cattolica ha continuato a svolgere la sua opera e missione confrontandosi e resistendo di volta in volta al pensiero razionalista liberale, al laicismo educativo, alla pretesa neutralità culturale della scuola ufficiale50 e ad altre problematiche che il continente sud-americano si trascina dietro dal tempo della colonizzazione fino ad oggi.
II. Il volto della scuola cattolica
27.La scuola cattolica cerca di presentarsi come una risposta flessibile e adeguata alle istanze più urgenti di formazione integrale che salgono dalla comunità ecclesiale, dalle famiglie e dal mondo giovanile ed è costantemente alla ricerca di soluzioni nel concreto della vita civile ed ecclesiale. Ha la capacità di porsi come modello in base a ciò che la specifica nella sua identità, e cioè il suo progetto educativo, sia di fronte alla scuola in genere, sia di fronte alla comunità cristiana. E' una scuola che non solo rispetta l'impianto epistemologico delle discipline, ma ne mette in evidenza il servizio all'uomo, dotandolo di una sempre maggiore conoscenza e responsabilità nel mondo.
28.Il Santo Padre ne sottolinea i caratteri: «E' doveroso riconoscere anzitutto che il primo impegno della scuola cattolica è di essere scuola, cioè luogo di cultura e di educazione, di cultura ai fini dell'educazione».51
29.La scuola cattolica, attraverso una fase di transizione profonda, si va configurando con crescente chiarezza come la scuola della comunità cristiana, aperta a chiunque intenda liberamente sceglierla. In tale sede gli educatori - docenti, religiosi e laici, genitori - sono impegnati ad offrire agli alunni un ambiente formativo comunitario, animato dallo spirito evangelico di libertà e carità,52 che consenta ai giovani di assimilare i di valori umani e cristiani per diventarne poi interpreti e testimoni nella società civile ed ecclesiale.
30.In tal modo la scuola cattolica, parte viva della Chiesa, si presenta come «laboratorio sistematico e critico della cultura»,53 capace di proporre orientamenti di vita. Servizio questo quanto mai necessario nella complessa situazione attuale, peraltro prevista da don Orione quando parlava della «grande trasformazione» che «cambierà fra poco il volto della terra».54 Oggi i fattori disgregatori del progetto di Dio si sono senz'altro aggravati, ma si sono anche aperte vie nuove alla speranza di chi opera per rendere più umana e cristiana la società.
31.A tal proposito la scuola cattolica si progetta come novità istituzionale, casa delle persone e della comunità, luogo dell'identità e del dialogo, dell'autorità e della corresponsabilità.
III. Missione e funzione della scuola cattolica
32.«La scuola cattolica rientra nella missione salvifica della Chiesa, la quale si compie nella stretta unione fra l'annuncio della fede e la promozione dell'uomo. (...) La scuola cattolica partecipa alla missione pastorale della Chiesa con il servizio educativo che le è proprio».55
33.A motivo del suo carattere ecclesiale, la scuola cattolica deve operare nel suo settore specifico e nel territorio in sintonia con le grandi intenzionalità e con il respiro di tutta la Chiesa, in stretta relazione ed armonia con i pastori, le comunità e i movimenti in cui si articola l'unico popolo di Dio. Le ragioni della scuola cattolica, infatti, si illuminano prima di tutto all'interno della Chiesa, che nel tempo approfondisce, sotto la guida del Papa e dei Vescovi, la comprensione del mistero di Dio rivelatoci in Gesù Cristo e, insieme, individua le vie del servizio all'uomo.
34.L'annuncio del Vangelo all'uomo è la missione fondamentale e irrinunciabile della Chiesa, chiave che ne rivela, oggi come ieri, l'essere e l'agire, evidenziando il fatto che essa non esiste per sé, ma per il Regno. Proprio come maestra di verità ed esperta in umanità, la Chiesa è chiamata a servire il mondo, al fine di preservarlo dagli smarrimenti dell'intelligenza e del cuore.
35.Per la scuola cattolica, pertanto, non si tratta d'inventarsi strade diverse o autonome, ma semplicemente di continuare - con la specificità e l'originalità del suo compito istituzionale - su quelle intraprese dalla Chiesa. In tal modo si può davvero dire che la scuola cattolica partecipa alla diaconia del Regno.
36.Questa diaconia o servizio al mondo in vista del Regno si configura, nell'ambito della scuola, come evangelizzazione e testimonianza della carità, dal momento che si tratta di un agire che ha Dio come sorgente, l'uomo come destinatario, il Regno come traguardo. C'è dunque una sfida anche per la scuola cattolica in questi orientamenti ecclesiali: la verifica del proprio essere e agire dentro la missione della Chiesa. Pertanto, nell'esigenza ecclesiale della nuova evangelizzazione, la funzione educativa diventa fondamentale, in quanto servizio alla verità nella carità.
37.Alla scuola cattolica è affidato il dialogo con la cultura contemporanea, gravida sì di contraddizioni e intrisa di secolarismo, ma che tuttavia esprime, magari in forme paradossali e inusuali, la nostalgia dell'Assoluto e della religiosità. Urge pertanto un impegno intelligente e continuo per una nuova inculturazione del Vangelo. La scuola cattolica può aiutare l'uomo d'oggi a comprendere la sua centralità e priorità rispetto a qualunque progresso, tecnica, economia ed evoluzione sociale.
38.Ad essa spetta il compito di preparare gradualmente il giovane ad inserirsi in modo maturo, adulto e responsabile nella società, mediante l'educazione in generale, la formazione spirituale e la formazione professionale scelta, tenendo conto dei doni e delle inclinazioni personali e delle esigenze della comunità. Contro le tendenze moderne, che privilegiano l'utile e il funzionale in vista del progresso materiale e tecnico, tale formazione esige il culto accurato delle capacità intellettuali, creative ed estetiche; lo sviluppo della capacità di giudizio; la promozione del senso dei valori; l'appoggio delle attitudini giuste e dei comportamenti corrispondenti; l'accesso al patrimonio culturale56 acquisito dalle precedenti generazioni; la formazione al dialogo e alla comprensione nelle relazioni umane.
IV. Concezione della vita
39.La scuola cattolica deve confrontare il suo progetto educativo - "ideario",57 programmi, contenuti, metodi - con la concezione della vita cui si ispira e con la realtà in cui si inserisce. Ciò implica una gerarchia di valori in base a cui si assume e interpreta tutto il patrimonio culturale. Tra le varie dimensioni della cultura, quelle etica e religiosa occupano una posizione determinante per la capacità che hanno di rinvigorire lo spirito e di formare personalità forti e responsabili, capaci di opzioni libere e giuste, in grado di contrastare i possibili effetti spersonalizzanti e massificanti di una società che privilegia lo sviluppo scientifico e tecnico e che impone mode e modelli con la potenza dei mass media.
40.La scuola cattolica e orionina si caratterizza per la concezione cristiana della vita, cioè per il progetto salvifico che ha Cristo come centro e il Papa come guida nel tempo. Questa concezione della vita svolge il ruolo unificante e vivificante sia della persona che della società, della cultura come della storia.
V. In sintesi
41.La scuola cattolica, lungo i secoli, è stata parte integrante del progetto educativo della Chiesa. Perciò anche in essa si manifesta la coscienza della Chiesa nelle varie epoche.
42.I dinamismi, anche problematici, di cui la scuola cattolica oggi vive e soffre, possono essere compresi e risolti, se ricondoti dentro l'esperienza che la Chiesa nel suo insieme sta vivendo in questo tempo, testimoniando la passione per l'uomo e per i suoi problemi, anche in aree a rischio e in zone segnate da precarietà sociale, culturale e religiosa.
43.In tale contesto sociale e culturale il primato dell'evangelizzazione richiede non solo l'attenzione e la cura degli aspetti assiologici, ma anche, e con non minore impegno, di quelli tecnici e professionali. Perciò si deve mettere bene in risalto la qualità dell'educazione che si vuole impartire e il tipo di uomo o donna che si vuole formare. Ne consegue, perciò, l'attenzione prioritaria alla formazione di tutti coloro che intervengono nel processo educativo, in modo particolare dei docenti, e quindi anche alle innovazioni didattiche e all'orientamento professionale. A tal fine occorrono programmazioni condivise, proposte di itinerari educativi finalizzati alla maturazione di tutto l'uomo in funzione di una felice sintesi tra fede, cultura e vita.
44.In particolare occorre la volontà di partecipare ai piani pastorali diocesani. La comunità cristiana deve assumere, cioè far propria, la scuola cattolica; ma anche quest'ultima deve rivedere il suo modo di fare pastorale.
45.In tal modo l'anelito di don Orione di fare tutto nella Chiesa e con la Chiesa trova anche nelle opere educative la possibilità di manifestarsi ed esprimersi in pienezza
3. ORIGINE E SVILUPPO DELLA SCUOLA ORIONINA
I. L'eredità pedagogico-istituzionale di don Orione
46.Di fronte alle recenti direttive della Chiesa e in sintonia con il carisma del Fondatore
Chiuso il periodo nel quale l'esempio e la parola del Fondatore e dei suoi primi seguaci indicavano le vie e risolvevano le incertezza, venutasi nel frattempo ad accentuare l'importanza che il Concilio Vaticano II e la Santa Sede annettono all'azione pastorale della Chiesa nel campo dell'educazione, si impongono oggi con nuova urgenza l'esplicitazione del progetto educativo di don Orione e lo studio più approfondito del suo carisma. Ciò comporta che da una parte si capiscano meglio le ragioni che guidavano il Fondatore nell'aprire scuole e che, dall'altra, si evidenzino con maggiore chiarezza le caratteristiche fondamentali con cui egli le contrassegnava. Un lavoro questo che non può prescindere dal prendere in considerazione l'esperienza della Congregazione in materia e le norme interne vigenti, arricchite nei punti fondamentali dai principi, direttive ed orientamenti del recente Magistero della Chiesa.
47.Moltiplicazione e diversificazione degli istituti
A partire dalle intuizioni del Fondatore e dai primi convitti, l'azione della Congregazione in campo educativo si è diversificata e ampliata, al punto che oggi è presente con scuole in zone sia rurali che urbane, e abbraccia la formazione sia classica che tecnica, coprendo tutto l'arco formativo, dalla scuola materna, elementare e media, fino alle scuole superiori e professionali, con attenzione anche agli alunni disagiati.
48.Salvaguardia della gioventù e formazione cristiano-cattolica
Fin dall'apertura del primo collegio, don Orione dichiara la finalità e gli obiettivi che si prefigge: «In questa città di Tortona - scriveva in una lettera circolare a tutti i parroci della zona il 7 settembre 1893 - si aprirà, nel prossimo ottobre, un Istituto Cattolico per educare nella scienza e nel santo timor di Dio la cara gioventù delizia del Cuore di Cristo. Quest'Istituto, amato e benedetto dal nostro Veneratissimo Vescovo, apparisce ora come àncora di salvezza, frammezzo al pervertimento intellettuale e morale dei giovani studenti».58
Vengono così subito stabiliti il carattere e la finalità apostolica delle opere educative.
Qualche decennio dopo, nel 1922, in occasione della fondazione dell'istituto a Mar de Espanha in Brasile, torna ad insistere su questa caratteristica apostolica ed evangelizzatrice: «Specialmente fatta da noi e nel Brasile che è così insidiato nella sua Fede, la nostra scuola deve essere un vero apostolato, e una vera scuola di formazione cattolica di tutti i giovinetti che a noi vengono. Oggi il Brasile e, in genere, quasi tutta l'America del Sud, è presa d'assalto dai protestanti, dal teosofismo e dallo spiritismo. Purtroppo, molti, deboli o ignoranti nella fede, si lasciano adescare e comprare, e vendono l'anima loro per un piatto di lenticchie, come già fece Esaù. Bisognerà prevenire e premunire la gioventù e valerci della scuola per istruirla bene nella Religione, per portarla a vita pratica cattolica e salvarla».59
II. Istituti aperti durante la vita del Fondatore
49.Primo istituto e inizio della Congregazione
«Il 15 ottobre 1893 nasceva la Congregazione con l'apertura del collegio in San Bernardino di Tortona»60. Con quella scelta don Luigi Orione si orientava principalmente verso i giovani, che soleva chiamare «sole o tempesta dell'avvenire». Da allora, in cento anni di storia e di lavoro appassionato, sono sorte per la promozione integrale dei giovani numerose istituzioni educative, fondate o direttamente da don Orione o dai suoi figli spirituali.
50.Prima scuola in Brasile
La passione di don Orione per i giovani correva di pari passo col suo ardore missionario. Così nel 1914 i primi religiosi mandati in Brasile consacrano i loro sforzi a beneficio dei ragazzi umili e di colore nella prima attività educativa assunta in America Latina: la Scuola di San Gerardo a Mar de Espanha.
51.Formazione e inserimento della gioventù nel mondo del lavoro
«Don Orione, a partire dal dopo guerra, dà vita in modo particolare a istituzioni che curino la formazione religiosa, culturale e professionale dei giovani da immettere nel campo del lavoro, specialmente industriale, perché portino in quell'ambiente un soffio di vita cristiana, di serenità e di amore.
Nel Veneto, la regione che più ha risentito delle funeste conseguenze della grande guerra, don Orione sviluppa la sua attività in istituti con scuole professionali rispondenti alle necessità delle nuove tecnologie del lavoro. L'opera fondata da don Orione si era già in passato interessata a dare un'istruzione professionale specialmente a ragazzi, figli del popolo, bisognosi di apprendere un mestiere per guadagnarsi onestamente da vivere. A tale scopo aveva aperto colonie agricole, una tipografia, falegnamerie e calzolerie. Ma l'insegnamento veniva impartito agli apprendisti con il metodo artigianale-pratico, allora in uso. La guerra, però, aveva dato un impulso straordinario al sistema produttivo industriale che, imperiosamente, richiedeva maestranze sempre più qualificate. Don Orione tenne ben presente questa primaria esigenza sia nell'aprire nuovi istituti, sia nell'assumere la direzione di quelli già funzionanti e affidati alla sua Congregazione».61
52.Competenza tecnica e primato dell'educando
In alcuni istituti da lui assunti su richiesta delle autorità ecclesiastiche, i ragazzi, «dopo l'insegnamento elementare, erano avviati all'apprendimento di un mestiere presso officine o artigiani, che non avevano fini didattici nei riguardi di quei giovani lavoratori, ma solo lo scopo di utilizzare al massimo quella non costosa mano d'opera. Per porre rimedio a tale triste situazione, don Orione, con il coraggio e la fiducia nella Divina Provvidenza, che formano il suo distintivo, inizia in quegli istituti vere scuole professionali, con precisi programmi didattici, per formare capaci operai, oltre che ottimi cristiani».62
«Con le stesse finalità e programmi didattici-culturali e professionali egli avvia a Mestre, il 13 giugno 1921, l'istituto intitolato al benemerito Comm. Pietro Berna. Impegno questo non indifferente, se si tiene presente che nel febbraio dello stesso anno egli, per consiglio del Patriarca La Fontaine, aveva acquistato la tipografia e libreria Emiliana di Venezia, sorte nel 1873 per la diffusione della stampa cattolica, ma in quel momento in gravi difficoltà economiche. Si trattava di non far morire quella benemerita attività editoriale e, soprattutto, avere un mezzo efficace per dare lavoro, pane e professione a degli orfani e ragazzi poveri, come egli aveva già fatto a Tortona con l'apertura della prima tipografia, presso il Convitto Paterno di via Emilia».63
53.Gli inizi della Congregazione in Argentina
Nel 1921 don Orione visita per la prima volta le sue opere in America. A Victoria, nei pressi di Buenos Aires, durante un breve soggiorno, assume la cura pastorale del quartiere e attende personalmente - mentre i suoi religiosi studiavano lo spagnolo presso i Lazzaristi di Luján - alla cura dei giovani, dando così inizio al nostro primo oratorio in Argentina. Proprio da Victoria don Orione il 21 febbraio 1922 indirizza ai religiosi che lavoravano a Mar de Espanha la ben nota lettera sull'educazione.
Ripartito don Orione dall'America Latina, i suoi religiosi nel 1924 aprono la scuola "Sagrada Familia" a Mar del Plata-Puerto; nel 1925 aprono a Victoria la tipografia e la scuola di arti e mestieri; segue, nel 1926, il Colegio San José a Mar del Plata. Opere queste cui diedero impulso don Giuseppe Zanocchi e don Giuseppe Dutto.64 In entrambe le località si andava incontro ai figli degli umili: operai e ferrovieri a Victoria, pescatori a Mar del Plata. Il favore che rapidamente queste iniziative conseguirono tra le famiglie e gli stessi giovani contrasta col diffuso clima anticlericale che si respirava in quegli anni.
54.Altri sviluppi in Europa
«Nel 1923 la Congregazione di Carità di Venezia, per gravi difficoltà finanziarie, chiude e mette in vendita l'Orfanotrofio Maschile alle Zattere. Anche questa volta il Patriarca, per non privare la Città di una istituzione tanto benefica per ragazzi bisognosi, esorta vivamente l'Opera di don Orione ad acquistare quell'Orfanotrofio. Nell'aprile di quell'anno don Orione, con l'aiuto di insigni benefattori, acquista il vasto complesso di edifici di quella istituzione e vi organizza, con criteri d'avanguardia, l'istituto "Artigianelli" e lo intitola a san Girolamo Emiliani, denominato "Padre degli orfani" per il suo grande amore verso tale categoria di ragazzi.
L'istituto "Artigianelli" ebbe sin dall'inizio, oltre a moderne aule scolastiche, attrezzati laboratori, corrispondenti alle esigenze di una vera scuola professionale per meccanici, falegnami, e per le corrispondenti varie specializzazioni. In seguito, ivi, fu pure trasferito tutto l'impianto della Tipografia Emiliana, che aveva sede a San Giacomo dell'Orio, con i suoi vari reparti di lavorazione, per sviluppare l'insegnamento professionale nel campo tipografico ed editoriale».65
«Nello stesso anno (1923) don Orione assumeva la direzione dell'Istituto Camerini-Rossi di Padova dissestato dagli eventi bellici e impotente a continuare la sua opera benefica verso i ragazzi bisognosi. Anche in questo istituto furono subito avviate scuole professionali e installate, ex novo, le relative officine e laboratori»."66
«Don Orione dà vita, nello stesso periodo, a due importanti centri scolastici: uno a Tortona e l'altro a Novi Ligure (Al). A Tortona, presso la Casa Madre, oltre al Convitto Paterno, funzionavano fin dal 1910 le prime scuole professionali. (...). Nel 1921, (...) apre a Tortona il collegio "Dante Alighieri" con annesse scuole per impartire l'istruzione culturale e tecnica di grado medio inferiore e superiore»;67 e «a Novi Ligure, nel 1924, acquista e riapre il "Collegio San Giorgio" che la Congregazione dei Somaschi aveva fondato nel 1649 e gestito fino a tutto il seclo XIX, e vi istituisce scuole a indirizzo tecnico-professionale di primo e secondo grado».68
55.Gli inizi in Uruguay e ulteriori sviluppi in America Latina
Nel febbraio del 1929, per desiderio dell'Arcivescovo, nasce a Montevideo la prima opera educativa della Congregazione in Uruguay: "El Patronato de Obreros". In seguito l'opera si strutturerà come convitto, tipografia e scuola tipografica, dedicandosi tutta ai ragazzi particolarmente bisognosi e qualificandoli come tipografi.
Intanto, a partire dal 26 marzo 1926, aveva cominciato a svilupparsi l'istituto di Arti e Mestieri "Divina Providência" in Rio de Janeiro. Comprendeva convitto per orfani, scuola elementare, tipografia e carpenteria.
Nel 1934 don Orione ritorna per la seconda volta in America Latina. Adesso suscita i "Piccoli Cottolengo", senza smettere però di dare impulso all'attività missionaria, al ministero pastorale e all'educazione attraverso scuole di vario genere. Assume il "Colegio Boneo" di Rosario e inaugura personalmente gli istituti di "José Manuel de Estrada" in Mar del Plata e di "San Martín de Tours" in San Fernando.
Nel 1936 don Orione va in Cile e riceve in donazione i terreni su cui nel 1943, ossia dopo la sua morte, sorgerà il primo collegio cileno.
56.Altre scuole in Italia
«Tornato in Italia nel 1937, ha la gioia di inaugurare in Roma, il 16 ottobre 1938, l'istituto "San Filippo Neri" con Scuole elementari, Medie inferiori e superiori.(...) Nello stesso anno inaugura ad Alessandria un vasto e moderno Istituto con Scuole ed officine per l'istruzione culturale e professionale».69
III. Presenza educante, evangelizzatrice e di promozione popolare
57.«In un'epoca di positivismo, di terrene cupidigie e di danaro, - scrive don Orione riassumendo le motivazioni che lo guidano nelle sue fondazioni - la Piccola Opera della Divina Provvidenza si propone, dunque, auspice la Vergine celeste, di asciugare molte lacrime, di elevare le menti e i cuori a quel Bebe che non è terreno, che solo può riempire e fare pago di sé il cuore dell'uomo, e di modestamente cooperare, in umiltà grande e d'in ginocchio ai piedi di Roma, a mantener fedele o a ricondurre il popolo alla Chiesa e alla Patria, a salvare i piccoli, gli umili, i più insidiati o più sofferenti fratelli in Cristo»70 mediante «la educazione della gioventù (...); la evangelizzazione degli umili, secondo i principi sociali cristiani (...) e ogni altra istituzione a favore del popolo».71
58.A cento anni dall'apertura del primo collegio in San Bernardino, la Congregazione di don Orione continua con rinnovata fedeltà al carisma e alla Chiesa la provvidenziale e feconda opera educativa attraverso numerose scuole, centri professionali e istituti tecnici disseminati in vari Continenti.
59.L'azione personale di don Orione in campo educativo - ripercorsa in questa breve rassegna storica - mette in evidenza il suo grande impegno per l'elevazione e l'evangelizzazione del povero e del popolo. Sua caratteristica è la preoccupazione di offrire al giovane una solida formazione cristiana e una seria qualifica professionale per un dignitoso inserimento nella società. I tratti tipici dei suoi istituti, infine, sono già chiaramente indicati: il carattere popolare ed evangelizzante di forte stampo cattolico e l'attenzione prioritaria alla crescita umana, professionale e spirituale dell'alunno.
4.LA SCUOLA CATTOLICA DI FRONTE ALLE SFIDE DEL MONDO CONTEMPORANEO
I. La situazione generale.
60.La grande trasformazione attuale
Possiamo dire che si è ormai verificata quella grande trasformazione del mondo, di cui parlava anche don Orione:72 si sono, infatti, sì accentuati gli elementi disgregatori del progetto di Dio, ma si sono anche aperte alla Chiesa vie insperate per una nuova predicazione del Vangelo.73
Alle soglie ormai del terzo millennio la comunità ecclesiale con tutte le sue istituzioni non può non tenerne conto.
61.Persistenza e irrilevanza della fede nella vita e nella cultura
Non è difficile constatare come la chiusura in se stesso porta l'uomo all'egocentrismo, che emargina la fede nella trascendenza74, che prende in considerazione la vita altrui solo quando gli presenta un riscontro utile, che crea una cultura non più a misura dell'uomo sociale, ma dell'uomo sazio di beni.
Il processo di secolarizzazione si è impadronito di ampi settorio della vita sociale nella maggior parte degli stati, degenerando spesso in manifesto secolarismo, che non solo prescinde da Dio, ma getta frequentemente il suo velato e implicito disprezzo sulla religione e il sacro.75 Ciononostante persiste nei popoli e nelle coscienze una fede in Dio maggiormente fondata e che affiora, anche a livello di massa, quando vengono toccati i valori fondamentali che danno senso all'esistenza umana: la libertà, la giustizia, l'amore, la fraternità universale, la trascendenza. Si tratta, non di rado, di una fede in Dio che si sviluppa al margine della struttura formale degli stati e che si manifesta in varie forme individuali e collettive.76
62.Democrazia, ansia di partecipazione
Viviamo in tempo di democrazia, che esprime la volontà di partecipazione da parte di tutti gli uomini in quanto soggetti della storia. Ciò sottolinea ancora di più l'importanza dell'educazione alla libertà, caratteristica e bene essenziale dell'uomo, che, se svincolata dalle implicazioni morali e dalla responsabilità, può trasformarsi in elemento disgregante.
63.Le ideologie
Le ideologie, per quanto indebolite, continuano ad operare per determinare linee di comportamento sul piano politico, economico, sociale e culturale, che permangono chiuse di fronte alla trascendenza e ad una concezione dell'uomo che vada oltre il limitato orizzonte intramondano e temporale.77
64.La scienza come criterio preminente
Le scienze sperimentali, una volta esclusa la fede, tendono a porsi come unico criterio di verità, lasciando l'uomo solo di fronte a tutta una serie di interrogativi sul senso della vita, che rischiano di gettarlo nel vuoto esistenziale.78
65.Complessità e mobilità della nostra società
La società non è più organizzata attorno ad un unico centro, ma attorno ad una pluralità di centri che forniscono ai valori sociali una legittimità precaria, relativa e parziale. Tale fenomeno favorisce la mobilità e fomenta un incessante processo di aggregazione di centri di potere, di posizioni culturali e politiche in vista di egemonie precarie. La logica che presiede a questi movimenti di aggregazione e disaggregazione è quella dell'utile immediato. Pertanto, i motivi ideali, etici o progettuali faticano ad affermarsi su di una prassi prevalentemente orientata all'edonismo.
66.Società consumistica, antiecologica e disattenta ai diritti umani
Il naturalismo ed il conseguente individualismo inducono l'uomo a privilegiare l'avere a scapito dell'essere, fino a creare i bisogni per poterli soddisfare.79 Il consumismo che ne deriva rivela così tutta la sua carica negativa, che giunge fino a compromettere l'equilibrio della natura e a rendere molti uomini insensibili alle responsabilità che hanno verso la presente e le future generazioni.80
La corsa irrefrenabile ai beni come unica salvezza genera l'affermarsi dei pochi che riescono ad emergere e la messa da parte di quanti non riescono a tenere il passo dei primi, perché poveri o meno dotati.81
67.La sessualità slegata dai valori
Il modello di società consumistica porta inoltre con sé anche il permissivismo, che favorisce, tra l'altro, il manifestarsi di comportamenti sessuali disgiunti dall'amore, dai valori etici e morali, dalla responsabilità e dal rispetto di sé e degli altri82.
68.Inversione dei valori e ostacoli per l'interiorità
L'inversione dei valori aggrava gli squilibri sociali sia a livello nazionale che mondiale.83
Il pluralismo, la febbrile ricerca del benessere, l'invadenza dei mass media, il frequente plurimpiego per la sussistenza e, soprattutto, la mancanza di lavoro, tendono a spogliare l'uomo della propria interiorità e di un suo proprio orientamento, inducendolo a comportamenti dettati dai modelli che si alternano nella società.
69.Senso di universalità e diritti umani
Tutti questi processi si presentano oggi aggravati rispetto a come li sperimentava don Orione sul finire del secolo scorso e al principio di questo.
Ci sono però, insieme a quelli ora menzionati, anche elementi positivi sia nella società che nella Chiesa, che vanno tenuti in debita considerazione.
Si riconosce oggi la necessità dell'unità organica del genere umano nella continuità delle istituzioni politiche, economiche, tecniche e culturali, regionali e intenazionali.
Ai crimini contro l'uomo commessi in questo secolo, si è reagito con un forte movimento in favore del rispetto dei diritti umani.
Valori quali la dignità della persona umana, la giustizia, la pace, la libertà e la solidarietà, vanno conquistando spazi sempre più ampi di consenso; mentre tende a ridursi il vigore rigido degli schemi ideologici e persino dei sistemi etici, in favore di un relativismo morale e di un pragmatismo che di fatto costringe a trascurare o rinnegare i propri principi.84
Così proprio in quest'epoca che comincia a chiamarsi post-moderna, si sperimenta e si afferma la sfiducia nel potere salvifico della ragione e della scienza; presa di coscienza che dà luogo anche a diverse forme di religiosità, anche se non sempre e del tutto genuine.
70.Società e violenza
La società oggi genera più violenza che ieri. La violenza ci è diventata familiare. Il seme o i germi di morte sono troppo evidenti, emergono dal travaglio dei cambiamenti socio-politici, dal disagio provocato dalla crisi di crescita. La società composta di innumerevoli "io" sempre meno collegati tra loro, impone immagini scintillanti di benessere egoistico e non lascia né attività, né spazi al desiderio dell'incontro con l'altro e alla creatività solidale. Per questo si moltiplicano gli atti di violenza che sono segno della disperata povertà, della rivolta e della decomposizione del nostro tessuto sociale.
Il ragazzo diviene un adulto cresciuto prepotentemente in fretta, senza validi modelli educativi, senza positivi punti di riferimento. Di fronte alla carenza di adeguate organizzazioni pubbliche a favore dei minori, diventa quasi normale il loro ingresso nella illegalità diffusa.
71.Società pluriculturale e plurireligiosa
Il pluralismo ha portato con sé, nell'ambito religioso, una moltitudine di sette e di movimenti religiosi, che proliferano in modo particolare in Occidente e che costituiscono per lo più un elemento di turbamento per la fede debole del popolo. Si tratta di un fenomeno che, congiunto ad altri, sta anche favorendo la fuga o il rifugio in credenze religiose diverse, nelle quali il sentimento e il folclore, o comunque la novità, prendono il sopravvento sulla verità teologica e l'utenticità cristiana.85
Contemporaneamente la Chiesa cattolica, in modo particolare nella persona dei Papi, ha acquistato un crescente rilievo universale come punto di riferimento dottrinale e morale.86
72.Influsso e manipolazione dei mezzi di comunicazione sociale
I mass media, oltre che assolvere la funzione di strumenti a servizio della comunicazione e della cultura, diventano contemporaneamente anche strumenti di diffusione degli aspetti meno validi del modo di vivere.
Lo sviluppo delle comunicazioni, inoltre, conferisce a chi le controlla un potere immenso sulla cultura, sul modo di pensare, di sentire, di vivere e di agire della gente. E questo potere è, abitualmente, anonimo e impersonale. Infatti coloro che li controllano eludono facilmente la responsabilità personale. Le motivazioni economiche, le ideologie dominanti, le mode del momento esercitano un influsso decisivo, molto superiore forse a quello esercitato dalla scuola, dall'università e dalle stesse Chiese.87
II. La situazione particolare dell'area educativa in campo scolastico.
73.Incidenza delle ideologie
Le tendenze generali fin qui descritte acquistano sfumature particolari nel settore della scuola, cui dedicano sforzi significativi le forze politiche che si alternano al potere non solo con l'intento lodevole di estendere l'alfabetizzazione, la scolarità e la capacità professionale, ma anche col proposito di orientare le generazioni future in sintonia con le rispettive ideologie, riparandosi dietro una presunta neutralità, più formale e apparente che reale. Le politiche scolastiche alle volte restano soggette alle ideologie di potere, finché le stesse istituzioni e strutture scolastiche non acquisteranno la necessaria autonomia.
74.Accentuazione scientifico-utilitaristica. Abbandono della religione e della filosofia
L'esercizio dell'intelligenza con accento enciclopedico, scientifico e tecnico continua a prevalere nei sistemi educativi ufficiali, i quali, d'altra parte, per i privilegi di cui godono da parte dello stato diventano norma anche per la scuola privata.
La visione tecnico-utilitaristica predominante lascia la sua impronta negli organismi, istanze e metodi didattici, facendo sì che la scuola si strutturi prevalentemente come organizzazione o impresa attenta anzitutto a conseguire finalità occupazionale e professionale o strumentale in ordine agli studi successivi. Le relazioni umane, la preoccupazione per la persona, il clima e la partecipazione comunitaria vengono disattese. L'insegnamento morale e religioso in alcuni casi è stato estromesso dalla scuola pubblica e non sempre riveste il significato e l'importanza che dovrebbe nelle stesse scuole private confessionali. L'insegnamento della filosofia, in taluni indirizzi scolastici delle medie superiori, o non esiste o è ridotto al minimo indispensabile.88
75.Mancanza di iniziazione all'impegno sociale e di profilo cattolico
Il processo di scolarizzazione, che ancora non raggiunge i gruppi più emarginati, si è esteso notevolmente ad una porzione apprezzabile della gioventù che raggiunge l'insegnamento medio; ma senza un'adeguata educazione all'impegno sociale e all'inserimento nella comunità.
La stessa scuola cattolica, o per mancanza di visione o di uomini, o a causa delle ristrettezze, cui la obbligano i regolamenti e le esigenze ufficiali, non ha sempre saputo o potuto creare un ambito di formazione umana e cristiana più conforme allo sviluppo integrale della persona e al consolidamento di un forte profilo cattolico.89
76.Crisi della famiglia
Alla famiglia compete il diritto e il dovere dell'educazione. I genitori sono i primi educatori e la famiglia la prima scuola di formazione personale e sociale dei figli. Questo ruolo oggi è messo in discussione, quando addirittura non è incrinato, dal conformismo, dalla corsa all'effimero, dallo smarrimento di molti valori e dalla eccessiva ingerenza dello stato.
La famiglia, giorno dopo giorno, si disinteressa progressivamente della sua essenziale funzione educatrice sia per la differenza di linguaggio tra la generazione giovane e quella adulta, sia perché essa stessa ha aderito ai valori tipici della società moderna, sia perché si va riducendo la sua presenza in casa.
Ancor più ha tralasciato d'essere vera educatrice alla fede, specialmente in quei settori sociali dove l'adulto ha abbandonato l'autorità della Chiesa come punto di riferimento del proprio comportamento e conduce una vita religiosa fatta a suo piacimento.90
77.Gioventù sopraffatta dall'informazione
I bambini e i giovani ricevono prematuramente informazioni d'ogni tipo, per cui diventa meno incisivo l'influsso della famiglia, degli insegnanti e degli adulti nella ricerca dei criteri personali di verità e di bene. La formazione del carattere alla virtù e all'impegno sociale non entrano a pieno titolo negli obiettivi della scuola.91
III. Il progetto educativo di fronte alle sfide.
78.A motivo della eterogenea e pluralistica situazione della cultura nella quale è immerso il giovane, si rende necessaria l'elaborazione di un preciso progetto educativo che tenga conto delle insopprimibili istanze della natura umana, delle sigenze dei tempi, del magistero della Chiesa; un porgetto capace di formare un modello di uomo veramente libero, responsabile e cristianamente formato.92
5. LO STILE PEDAGOGICO DI DON ORIONE
I. Verso uno stile educativo proprio: il metodo cristiano-paterno
79.La Chiesa, che considera l'educazione come parte della sua missione evangelizzatrice,93 cerca di dare in ogni tempo, in quanto "esperta in umanità", risposte adeguate ai bisogni dell'uomo, promuovendo in modo particolare la scuola cattolica che, come tale, si interessa sia alla formazione integrale del giovane, sia al suo inserimento nella società secondo la visione cristiana della vita.
80.La scuola cattolica deve quindi preoccuparsi di raggiungere il livello migliore possibile in fatto di formazione umana, religiosa, culturale e professionale, nella continua ricerca dell'equilibrio tra la dimensione civile, che ha «mete, metodi e caratteristiche comuni a ogni altra istituzione scolastica», e la dimensione religiosa, derivante dalla sua appartenenza alla Chiesa in quanto comunità cristiana, che ha «alla base un progetto educativo con la radice nel Cristo e nel suo Vangelo».94 Ancora di più, la scuola cattolica «tende a comunicare una cultura integrale e integrabile col messaggio cristiano».95
81.Nell'attività formativa del sapere e della cultura un ruolo importante spetta all'«insegnamento sistematico»96 della dottrina cristiana così come è trasmessa dalla Chiesa; infatti «il carattere proprio e la ragione profonda della scuola cattolica, per cui appunto i genitori cattolici dovrebbero preferirla, consistono precisamente nella qualità dell'insegnamento religioso integrato nell'educazione degli alunni».97
82.Questi principi - seria formazione umana, accademica e scientifico-tecnica98 unita a solida formazione religiosa - guidarono l'azione di don Orione nel suo lavoro tra i giovani, alla cui formazione dedicò i suoi primi sforzi apostolici.
Ispirandosi all'esempio di don Bosco e alle linee maestre della pedagogia cattolica, applicò con sfumature e accentuazioni proprie il metodo preventivo che aveva appreso a Voldocco, e lo chiamò «sistema cristiano-paterno».
83.«Fondamento del sistema - scrive don Orione - non solo deve essere la ragione e l'amorevolezza, ma la fede e la religione cattolica - praticata - e il soffio di un'anima e di un cuore di educatore che ami veramente Dio e lo faccia amare, dolcemente, insegnando ai giovani le vie del Signore. L'educatore deve sempre parlare il linguaggio della verità con la ragione, col cuore, con la fede».99
84.Don Orione si rifà essenzialmente al metodo dell'amore, comune a tutta la pedagogia cristiana; pone l'accento non solo sui principi della pedagogia e della psicologia, ma anche su quelli della paternità e dello spirito di famiglia: «sistema cristiano-paterno», appunto.
I termini «paterno» e «cristiano», ntimamente connessi tra di loro, solo per maggiore chiarezza vengono ora brevemente esposti in modo distinto.
II. «Paterno»
85. «Qualificando come paterno il suo sistema, don Orione, anzitutto, vuole indicare che i due protagonisti dell'educazione vanno considerati padre e figlio. L'educatore, in certo modo, incarna da un lato la paternità di Dio e, dall'altro, la funzione del padre di famiglia; quindi l'ideale di educazione si potrà perseguire nella misura in cui si assume un atteggiamento paterno nei confronti dell'allievo».100
Senza paternità non si può avere alcun tipo di crescita, perché mancherebbe all'educatore la capacità di accettare l'alunno così come è, e di conseguenza, la generosità per impegnarsi a fondo nello sviluppare, per quanto possibile, tutte le sue potenzialità. Del resto l'alunno che non si sentisse amato, difficilmente si verrebbe a trovare nelle disposizioni psicologiche atte a favorirne la partecipazione a quanto gli viene proposto101.
«Paternità vuol dire dedizione assoluta. Ma la paternità nell'ambito educativo non può essere disgiunta dall'autorità».102
86.«La perfezione del governare - segnala don Orione - è compresa in queste cinque parole: Vegliare, amare in Domino, sopportare, perdonare e pascere in Domino».103 Un educatore, secondo don Orione, deve coltivare le seguenti attitudini:
1. «Essere nemico dei vizi e medico dei viziosi: deve vigilare sopra di essi, e cercare tutti i mezzi di ridonare all'anima loro una sanità morale e religiosa vigorosa. Non essere corrivo a credere troppo agevolmente (...) a chi viene a riferire su questo o quell'altro».104
2. «Correggi, sovra tutto, con la forza del tuo esempio, e con la dolcezza dei tuoi avvertimenti. E quand'anche fossi costretto a punire, non punire mai mai mai con acerba severità».105
3. «Odia con tutto l'animo i vizi, ma ama con la più tenera carità quelli che hanno mancato, poiché con la tua amorevolezza giungerai a correggerli e, correggendo, a convertirli».106
4. «Non dobbiamo mai lasciarci uscire di bocca un ordine - non dirò neanche la parola: un comando -, quando la passione è in sul caldo».107
5. «Quando siamo costretti a negare ciò che vien chiesto - come talora conviene o è dovere di fare -, si faccia in modo che il suddito vegga la pena che noi proviamo di non poter concedere, e si conosca da lui che la pura forza della regola e del dovere, e non altro, ci costringe al rifiuto».108
6. «Prendere in mano, con grande riverenza, l'anima dei giovanetti a noi affidati, come farebbe un buon fratello maggiore con i fratelli più piccoli. (...) Avviciniamo i giovani come piccoli fratelli nostri, unendo al dolce, alla mitezza e bontà anche quel contegno dignitoso - ma non abitualmente severo - che valga a conciliarci la loro benevolenza».109
7. «In tutto facciamo loro comprendere che vogliamo il loro verace bene. (...) Il giovane ha bisogno di persuadersi (...) che viviamo non per noi, ma per lui; (...) che il suo bene è il nostro bene; che le sue gioie sono le nostre gioie, e le sue pene, i suoi dolori sono pene nostre e nostri sono i suoi dolori. Egli deve anche sentire che siamo pronti a fare per lui dei sacrifici, e a veramente sacrificarci per la sua felicità e per la sua salvezza. (...) Egli deve leggere nel cuore! Deve aver fiducia di noi, deve sentirci. Egli sentirà Dio, sentirà la Chiesa, la Patria attraverso noi».110
III. «Cristiano»
87.«Nella scuola è necessario che sia tutto verità ciò che si insegna; quella verità che nutre, che non aridisce il cuore perché non è mai disgiunta dalla virtù e dalla carità. Ogni vostro insegnamento, dunque, elevi le menti dei vostri alunni a Dio».111
88.«Non infatuate i giovani per la scienza, ma portateli attraverso lo studio e la scienza a dar lode al Signore dal quale vengono tutti i doni e tutti i lumi».112
89.«Vi dirò di guardarvi dal far prediche tutti i giorni, né si dovrà trasformare la scuola in una chiesa, né la cattedra in un pulpito, no! Ma tutto deve essere alto e santo nella scuola, come nella chiesa; però, mai prediche nelle scuole; ma tutto in voi dovrà predicare Dio, e di tutto servirvi per infondere e diffondere la fede e l'amore di Dio benedetto: sarà oggi una parola a metà spiegazione, sarà domani un riflesso, sarà bollare d'infamia una mala azione di un personaggio storico. Oh!, quando si ama Dio, tutto vibra di Dio! E si ha sempre un gesto, una parola che fa di più che una predica intera!».113
90.Per don Orione ciò che conta nella formazione religiosa è che l'educatore sia lui, prima di tutto, un convinto credente.114 Per questo afferma con forza: «Esempio! Esempio! Esempio! I giovani non ragionano tanto: seguono e fanno ciò che vedono fare».115
91.La coerenza e l'autenticità sono, per don Orione, gli obiettivi fondamentali dell'azione educativa e del suo sistema pedagogico in particolare. Scrive: «Noi dobbiamo avere e formarci un sistema tutto nostro di educare (...), un sistema che reagisca contro l'educazione cristiana data all'acqua di rose, di apparenza più che di sostanza, di formule più che di vita. Noi vogliamo e dobbiamo educare profondamente l'animo e cattolicamente la vita, senza equivoci: educare ad una vita cattolica non in superficie, cioè di nome e non di fatto, ma a una vita cattolica pratica, che abbia base nei sacramenti, vita di unione con Dio, di preghiera e di pietà vera, vissuta e ignìta di virtù».116
IV. Tratti fondamentali del sistema educativo «cristiano-paterno»
92.Partendo dal metodo preventivo di don Bosco, don Orione evidenzia, in quello che lui chiama sistema cristiano-paterno, i seguenti tratti principali:
1. La ragione e la religione, quali principi del sapere, strumenti di comprensione e motivi di persuasione. Su di esse si basano la comunicazione della visione cristiana della vita e la formazione di personalità integrate.117
2. Formare Cristo nel cuore dei giovani118 ed educarli ad una visione critica degli avvenimenti umani.119
3. Clima di famiglia,120 di manifesta e chiara moralità,121 di lavoro,122 di sacrificio e studio,123 di religiosità e vita spirituale; di serenità e di gioia,124 con i necessari spazi e tempi di ricreazione.
4. Sviluppo e mantenimento, nell'alunno, dell'interesse e della partecipazione, della creatività e dello spirito di iniziativa nel retto uso del tempo libero.
5. Stimolo costante e motivazione in ordine alla virtù, alla perfezione e alla grandezza morale; stima e valorizzazione della croce, degli ideali più nobili e dell'amore a Dio, al prossimo, alla patria e alla Chiesa.
6. Iniziazione alla preghiera e alla vita liturgica; partecipazione ai sacramenti dell'eucarestia e della confessione; pietà solida, fatta di adesione profonda a Dio e alla virtù, di coerenza di vita, di pratica cristiana.125
7. Adesione ai valori del popolo, alle sue tradizioni e alle sue espressioni culturali, sempre che non siano contrarie alla morale cristiana; promozione di questi valori, in quanto veicoli di valori evangelici126.
8. Condotta imparziale, bontà, comprensione e fermezza e, insieme, rispetto per la personalità degli alunni; comportamenti che generano in essi atteggiamenti di confidenza, apprezzamento e rispetto verso l'autorità e gli educatori.
9. Didattica snella che faciliti ed accompagni lo studio e la ricerca da parte degli alunni.127
10. Disciplina come elemento che contribuisce a tenere alto il clima formativo e che permette il normale andamento delle attività; è all'interno di un tale ordine che meglio si sviluppano le capacità degli alunni e meglio si dispiegano e valorizzano le potenzialità degli educatori.128
11. Osservazione, studio e accompagnamento costante degli alunni, col fine di scoprire e sviluppare qualità e buone disposizioni e per correggere difetti.129
12. Riduzione delle sanzioni al minimo indispensabile, manifestando sempre atteggiamenti di bontà e di comprensione,130 e ricorrendo a motivi di persuasione basati sulla ragione e sulla religione.
13. Offerta di concrete opportunità a quegli alunni che non si adattano alle norme di comportamento prestabilite, ricorrendo a tutti i mezzi che favoriscano un cambiamento di condotta. Se ciò non dovesse accadere, offrire le informazioni e l'aiuto necessario per l'inserimento in una struttura più idonea.131
14.Preghiera per gli alunni e benedizione di Dio quotidianamente implorata sul nostro umile lavoro, e sublime apostolato di educatori.132
V. Ruolo dell'affettività
93.Don Orione attribuisce grande importanza al ruolo dell'affettività nella formazione integrale della persona. Secondo lui «è il cuore che governa la vita, non l'ingegno; onde già i latini dicevano: "Córculum quod facit homines"; un po' di cuore, è il cuore che fa l'uomo».133 Il cuore è la porta attraverso cui entrano tutti i valori. Questi, una volta calati quasi impercettibilmente nel cuore e consolidati con forti convinzioni di ragione e di fede, formano personalità forti, quali sono richieste oggi dal mondo e dalla Chiesa. La verità esistenziale, quella che conta per l'uomo, è esperienza di bene prima ancora che conoscenza intellettuale.134
94.Attraverso la porta dell'affettività e dell'esempio personale, l'educatore deve condurre gli alunni all'assimilazione dei valori autentici della cultura e della fede, alla socialità e all'ecclesialità, che lo aprono ed impegnano con la comunità e con la Chiesa, facendo prevalere con generosità, nei momenti di conflitto tra legittimi interessi, gli imperativi della sua vocazione e della sua coscienza al di sopra di quelli della professione.135
6. AMBIENTE EDUCATIVO E COMUNITÀ EDUCANTE
I. Ambiente educativo
95.Secondo don Orione, come abbiamo già notato, «la scuola dev'essere una famiglia, una famiglia morale ben disciplinata, e condotta avanti con molto affetto nel Signore e con molta cura».136 Queste parole si riferiscono, in modo particolare, al tipo e qualità delle relazioni che s'instaurano tra tutte le persone che operano nell'ambito della scuola, anche se con compiti e ruoli diversi. Tutto, infatti, incide sull'ambiente educativo, comprese le strutture, l'organizzazione e la didattica.137
«Nella pedagogia attuale si dà molto rilievo all'ambiente educativo. Esso è l'insieme di elementi coesistenti e cooperanti, tali da offrire condizioni favorevoli al processo formativo. Ogni processo educativo si svolge in certe condizioni di spazio e di tempo, in presenza di persone che agiscono e interagiscono fra loro, seguendo un programma razionalmente ordinato e liberamente accettato. Quindi, persone, spazio, tempo, rapporti, insegnamento, studio, attività diverse, sono elementi da considerare in una visione organica dell'ambiente educativo».138
96.Si deve creare un clima di comunione e di partecipazione, che dia all'alunno fin dal primo giorno la sensazione di trovarsi in un ambiente sorretto dalla fede, dove si percepisce viva la presenza di Gesù «Maestro». L'alunno deve sentire la scuola come prolungamento della sua casa, con caratteristiche tali da rendere la vita gradevole e serena.139
«Ai fini educativi contribuisce molto la collocazione dell'edificio della chiesa non come un corpo estraneo, ma come luogo familiare e intimo, dove i giovani credenti incontrano la presenza del Signore: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni" (Mt 28,20). Dove, inoltre, celebrano con particolare cura le liturgie programmate nell'ambito scolastico in armonia con la comunità ecclesiale».140
97.In modo particolare l'ambiente di famiglia viene creato dagli educatori con l'armonia tra di loro, il disimpegno accurato del proprio lavoro, l'abituale serenità e allegria, la presenza accogliente, l'amichevole disponibilità e la testimonianza della fede e la partecipazione attiva.
Sono condizioni favorevoli anche l'esistenza di un lieto consenso attorno al progetto educativo, il mantenimento dei rapporti interpersonali sulla linea della carità e della libertà cristiana, la collaborazione volenterosa di tutti, e la volontà condivisa di raggiungere «livelli più alti in ogni aspetto, umano e cristiano, del processo educativo».141
«Da questa testimonianza quotidiana gli alunni capiranno quale sia l'originalità dell'ambiente a cui è affidata la loro giovinezza. Se così non fosse, poco o nulla rimarrebbe di una scuola cattolica».142
II. La comunità educante
98.La comunità educante, già definita da don Orione come una famiglia, condivide le medesime direttive e norme pedagogiche. Le relazioni reciproche all'interno degli istituti siano pertanto governate dalla carità, dalla solidarietà, dal senso di libertà responsabile, qualità queste in grado di guidare ogni membro e ogni settore al miglior disimpegno delle proprie mansioni, nell'interesse personale e degli altri. Il mutuo rispetto delle competenze e il principio della sussidiarietà, mentre eliminano inutili sovrapposizioni e invadenze conflittuali, aiutano anche ad integrare in una scala gerarchica le diverse funzioni.143
99.Di fronte ad una realtà scolastica, che accentua l'aspetto istituzionale e che si organizza prevalentemente in funzione del titolo di studio o del lavoro, disattendendo non di rado la situazione personale dei suoi membri, la scuola cattolica proprio a motivo della sua funzione educante ed esemplare, deve porre l'accento sulla dimensione personale e comunitaria.144
100.«La comunità educante, costituita da tutti coloro che in qualche modo partecipano alla vita della scuola cattolica, è il centro propulsore e responsabile di tutta l'esperienza educativa e culturale, in un dialogo aperto e continuo con la comunità ecclesiale di cui è e deve sentirsi parte viva. (...)
Sono diversi i doni, come sono diverse le mansioni e le competenze richieste dalla programmazione e dalla gestione della vita della scuola, ma ogni dono e ogni compito vanno rispettati e fatti convergere armonicamente nel servizio educativo».145
101.All'interno di questa comunità:
* I religiosi offrono un servizio disinteressato, la ricchezza del carisma e della tradizione educativa della Congregazione, la testimonianza della vita consacrata e comunitaria fatta di preghiera e lavoro, la preparazione professionale accurata e la perenne giovinezza spirituale.146
* «Gli educatori laici, non meno che i sacerdoti e i religiosi, offrono alla scuola cattolica l'apporto della loro competenza e testimonianza di fede».147
102.All'interno della scuola i canali di comunicazione devono essere aperti in ogni direzione, di modo che si favorisca in tutti - genitori, giovani ed educatori - la possibilità e la volontà di partecipazione.148
103.In siffatto clima trovano la giusta collocazione anche le iniziative culturali, religiose, sociali, artistiche e sportive, siano esse sporadiche o permanenti, collegate con la scuola o il quartiere e la parrocchia. Tali iniziative concorrono non poco a sviluppare le capacità d'impegno umano, sociale ed ecclesiale degli alunni, mentre offrono loro gli spazi adatti per educarsi alla libertà responsabile e alla sensibilità nei confronti delle esigenze degli altri.
104.Una comunità non chiusa in se stessa favorisce la partecipazione delle famiglie non solo alle questioni scolastiche, ma anche all'andamento del progetto educativo. Occorre perciò sensibilizzarle e coinvolgerle nelle questioni che dipendono dalla loro responsabilità quali, in modo particolare, «educazione religiosa, morale e sessuale; orientamento alla professione; scelta di vocazioni speciali».149
105.La comunità educante, inoltre, cura l'inserimento dei giovani nella società, promuove il rispetto verso lo stato e i suoi rappresentanti, l'osservanza delle leggi giuste e la ricerca del bene comune.150
106.Ricordando che l'orizzonte specifico in cui si situa ed opera la scuola cattolica è prima di tutto quello della Chiesa locale e universale, la comunità educante aderisce all'autorità e al magistero del Papa e del Vescovo, si mantiene in relazione con la diocesi, con la parrocchia e con quelle associazioni e movimenti utili alla promozione della pastorale giovanile. Tale inserimento contribuisce a consolidare negli alunni la visione cristiana, favorisce l'attecchimento delle virtù e provoca il conseguente coinvolgimento ed impegno nella comunità.151
107.L'organizzazione della comunità scolastica deve obbedire ai principi generali della corresponsabilità educativa, della complementarietà, del decentramento, dell'armonia, della funzionalità e del coordinamento.
III. Ruoli dei vari soggetti della comunità scolastica
1. Gli alunni
108.«Io non vi raccomando le macchine - scrive don Orione nella lettera sull'educazione nelle sue scuole -; vi raccomando le anime dei giovani, la loro formazione morale, cattolica e intellettuale. Curatene lo spirito, coltivate la loro mente, educate il loro cuore!».152
Gli alunni sono la ragion d'essere della scuola e «protagonisti nel processo educativo».153 Perciò il lavoro di formazione culturale, umana e cristiana deve tener conto della loro età, sviluppo, situazione intellettuale, morale, religiosa, familiare, sociale ed ecclesiale. Essi, inoltre, partecipano all'elaborazione e attuazione del processo formativo «nelle forme rese progressivamente possibili dal maturare dell'età».154
109.Ogni singolo atto educativo deve quindi essere vissuto dall'educatore e dall'educando in una prospettiva di crescita In particolare gli alunni, in quanto «protagonisti primari»,155 diventano soggetti attivi accettando e facendo propria la visione cristiana della vita proposta dalla scuola orionina, con la loro adesione personale, cosciente e libera.
110.Si impegnano quindi a:
1. collaborare alla realizzazione e verifica del progetto educativo;
2. far proprie sempre di più le motivazioni per cui ha scelto la scuola orionina;
3. assumere i valori proposti ed arricchire la comunità scolastica con la propria sensibilità e creatività;
4. maturare nella capacità di apertura verso agli altri, mettendo intelligenza ed energie a servizio della comunità.
2. I genitori
111.«Sono i primi e principali educatori dei figli».156 Perciò si inseriscono a pieno titolo nella comunità educante e la integrano, favorendo la crescita umana, sociale e cristiana dei figli e collaborando attivamente all'attuazione del progetto educativo.
112.Ad essi in particolare compete:
1. assicurare ai propri figli, durante tutto il tempo della formazione, una presenza di sostegno, dialogo e stimolo in sintonia con gli altri membri della comunità educante;
2. guidare i figli verso una progressiva e responsabile autonomia personale, fino alla conquista della libertà vera;
3. dialogare con gli educatori per l'acquisizione di metodi formativi sempre più adeguati all'età, condizione e sviluppo dei figli, mediante un rapporto di collaborazione sincera;
4. accompagnare i propri figli nel cammino di fede con la testimonianza cristiana della vita ed con la condivisione del progetto formativo dell'istituto;
5. offrire la propria esperienza e competenza professionale per qualificare sempre meglio il servizio che la scuola è chiamata a prestare;
6. Impegnarsi sul piano sociale e politico a promuovere e sostenere l'approvazione di leggi che assicurino a tutti la possibilità di scegliere la scuola che desiderano, in coerenza con i propri orientamenti educativi. Don Orione, scrivendo ai genitori dei suoi alunni, affermava: «La fede è il miglior patrimonio che voi possiate loro lasciare; la fede saldamente innestata nel cuore dei vostri figli è la guarentigia più sicura che un giorno essi non saranno il dolore della vostra vecchiaia, l'abominio del vostro nome, la rovina delle vostre famiglie».157
3. Gli educatori
113.Scrive don Orione: «Chi è che fa, che crea la scuola? E' il Maestro! Chi è che fa gli scolari? L'esempio del Maestro! Da chi dipende il risultato della scuola? In gran parte dal Maestro! I giovani guardano il professore; vivono più del suo esempio che delle sue parole: "verba movent, sed exempla trahunt"».158 Poco prima, nella stessa lettera, indica l'orizzonte al quale deve tendere l'educatore: «Noi non avremo, però, mai fatto niente, finché non rifaremo cristiana, nella sua anima di fede e nella sua vita, e privata e pubblica, la gioventù».159
114.Gli educatori, siano essi laici o religiosi, sono il cardine di tutto il progetto educativo, in quanto sono essi che stanno per la maggior parte del tempo a contatto diretto con gli alunni. Don Orione raccomandava loro: «Se vorrete essere sovranamente efficaci nell'arte di educare ed istruire, prendete a modello Gesù Cristo, il Maestro dei Maestri. Badate che il Vangelo è il più sublime trattato di didattica e di pedagogia che esista».160
Sebbene oggi non godano forse dappertutto della giusta stima e valorizzazione, il loro lavoro è essenziale per la società e viene considerato dalla Chiesa "un vero ministero": «L'educatore laico cattolico è colui che esercita la sua missione nella Chiesa vivendo nella fede la sua vocazione secolare nella struttura comunitaria della scuola con la maggior qualificazione professionale possibile e con un progetto apostolico ispirato alla fede per la formazione integrale dell'uomo, nella trasmissione della cultura, nella pratica di una pedagogia di contatto diretto e personale con l'alunno, nell'animazione spirituale della comunità alla quale appartiene e in quelle categorie di persone con le quali la comunità educativa è in rapporto».161
115.Formatori di uomini e di cristiani, pienamente inseriti nelle rispettive famiglie e comunità, è necessario che nello svolgimento della loro missione non ignorino la realtà complessa del mondo contemporaneo, dove con le grandi conquiste della scienza e della tecnica convivono grandi drammi sociali quali la fame, l'analfabetismo, lo sfruttamento, l'aggressività e la violenza, la disattenzione verso la persona, la diffusione della droga, la legalizzazione dell'aborto, il disorientamento spirituale, e molte altre deviazioni morali. Con l'insegnamento, i sani criteri e l'impegno personale devono promuovere negli alunni attitudini capaci di renderli un domani persone adulte coinvolte nel processo di trasformazione della realtà in modo conforme ai principi evangelici.162
4. La comunità religiosa
116.La comunità educante ha il suo centro propulsore nella comunità religiosa, i cui membri vivono la consacrazione a Dio testimoniandola nella dedizione piena alla missione evangelizzatrice della Chiesa secondo il carisma del Fondatore, in corrispondenza alle esigenze del mondo in cui vivono.163
117.I religiosi presenti nella scuola come educatori alla fede sono, assieme al corpo docente, i primi operatori della sintesi tra fede e cultura, tra fede e vita. Coinvolgeranno in questo impegno i genitori e gli alunni stessi. Nella nostra scuola, inoltre, essi rappresentano il padre che accoglie, sorride, recupera per la via del cuore situazioni di disagio e di tensione. La presenza dell'animatore spirituale in mezzo ai giovani è considerata necessaria per la cura della dimensione spirituale e apostolica degli alunni.
118.Tutta la comunità religiosa, e specialmente il religioso incaricato della scuola, in conformità agli ordinamenti stabiliti dalle Costituzioni della Congregazione, è responsabile della gestione, della direzione ed animazione dell'istituto, di cui risponde di fronte alla Congregazione, alla Chiesa locale e alla comunità civile.
5. Il personale direttivo
119.Il personale direttivo, ciascuno secondo la propria mansione nell'ambito della struttura scolastica, collabora con i religiosi, e in particolare con il Direttore o con il Responsabile dell'Istituto, al coordinamento, funzionamento e controllo dell'ordinamento scolastico, di modo che questo sia realmente a servizio del bene e delle giuste aspettative degli alunni e delle famiglie. Adempie alle disposizioni dei Superiori della Congregazione e delle autorità civili; promuove il miglior livello didattico e disciplinare possibile, prevede le necessità, incanala le preoccupazioni e collabora con i religiosi alla creazione di un ambiante di studio, ordine, responsabilità nell'adempimento dei propri obblighi e, nello stesso tempo, fiducia, entusiasmo e buono spirito, necessario per il conseguimento delle finalità della scuola.
IV. Unità
120.Ogni membro della comunità educante tenga presente le parole di don Orione: «Ci vuole nella Casa armonia di animi e di desideri, unità di cuori e di lavoro in Cristo. Pensate alla responsabilità che avete davanti a Dio, davanti alla Congregazione, davanti alla società».164
7. ITINERARI FORMATIVI
I. Ripercussione di carattere educativo
121.Tra le molte sfaccettature della personalità di don Orione si continua ancor oggi a mettere in risalto quella di uomo della carità, di «padre dei poveri e degli abbandonati», secondo la nota definizione di Pio XII. E ciò anche a ragione. Luigi Orione, infatti, fin da bambino e adolescente viene a contatto con i poveri e vive una serie di esperienze che accenderanno in lui il fuoco della carità:
* E' la madre che si priva del necessario per aiutare i poveri e che manda Luigino, ancora molto piccolo, a consegnare l'umile elemosina a chi bussa alla porta.165
* Sono le lunghe file di disabili davanti alla "Piccola Casa" del Cottolengo, che spesso vede avanzare sostenendosi l'un l'altro e che egli contempla pieno di emozione al tempo degli studi ginnasiali fatti presso don Bosco a Valdocco.166
* E' la partecipazione all'associazione giovanile dei Vincenziani che gli permette di avvicinare di frequente la gente più umile del circondario di Tortona, per portare quanto l'associazione riusciva a raccogliere per loro.167
* È nel seminario di Tortona che ha modo di conoscere ed interiorizzare la svolta in direzione sociale che Leone XIII imprime alla Chiesa con la dottrina della "Rerum Novarum"168.
Sono episodi ed esperienze provvidenziali che lo segnano indelebilmente, sviluppando nel suo spirito una sensibilità eccezionale per i poveri e i sofferenti, una passione che caratterizza santamente la sua persona e la sua opera.
122.Ora, per rispondere alle sfide del mondo contemporaneo e per raggiungere gli obiettivi specifici dell'educazione cattolica e orionina in ordine alla maturazione dei giovani, formandoli con quella tempra umana e cristiana che don Orione voleva, vengono proposti alcuni "itinerari",169 ossia un insieme concatenato di esperienze in aree di conoscenze, percezioni, contatti, valutazioni, giudizi critici, atti a consolidare negli alunni la visione cristiana della realtà, la vocazione e il dono di sé, nonché atteggiamenti e condotte di vita che denotino una personalità capace d'inserirsi nel proprio ambiente con l'esperienza viva del Vangelo.
II. Obiettivi generali
123.Alcuni obiettivi generali presiedono il lavoro educativo e orientano nella costituzione delle aree, nella scelta dei mezzi, nella formulazione delle tappe e nella definizione delle mete da raggiungere.
124.Secondo don Orione la nostra educazione dovrà tendere a formare cittadini e cristiani tali da essere di onore a sé, alla famiglia, alla città e alla Patria; giovani educati, onesti, laboriosi e professionalmente capaci di essere un giorno operai o professionisti affermati, in grado di guadagnarsi onorevolmente la vita e così sostenere la propria famiglia; araldi della fede, della bontà, del progresso morale e civile; cattolici d'un pezzo, cristiani solidi, formati sopra il Vangelo e l'insegnamento della Chiesa.170
Tutto questo richiede che l'alunno, attraverso determinati itinerari di assimilazione dei valori e di esperienze concrete,
1.si avvii verso lo sviluppo integrale della sua personalità fino al raggiungimento della maturità umana e cristiana;
2.assimili in modo sistematico e critico la cultura mediante l'incontro vivo e vitale con le sue svariate manifestazioni;
3.riceva, in modo conforme all'età e allo sviluppo, una prudente e positiva educazione sessuale.
4.venga messo in condizione di scoprire la sua vocazione e di prendere il posto che gli compete nella società e nel mondo del lavoro;
5.diventi uomo nuovo nella giustizia e santità, sviluppando in sé un connaturale senso di appartenenza alla Chiesa e di adesione al Magistero;
6.sviluppi attitudini che lo impegnino nell'affermazione della giustizia e della pace, nella ricerca del bene comune, nella promozione della convivenza democratica in modo da contribuire allo sviluppo umano, cristiano e culturale della società.
III. Criteri
125.Ogni itinerario suppone che l'educando sia soggetto del proprio sviluppo; deve quindi offrirgli gli elementi che lo aiutino a prendere coscienza della sua dignità, del ruolo che gli spetta nella storia della sua nazione e del mondo, formandolo a liberi e personali giudizi di coscienza e all'autodeterminazione come persona e membro della comunità.
126.L'itinerario esige che si parta dalla situazione dell'educando, senza pregiudizi, rispettandone la personalità, la cultura e la storia, accompagnandolo nell'acquisizione di una visione interpretativa del mondo e dei problemi umani più urgenti.
127.Deve aiutare ugualmente il giovane a sviluppare attitudini che lo portino, oltre che ad analizzare, giudicare ed eventualmente contestare, anche a trasformare la propria vita e l'ambiente. E ciò mediante l'interiorizzazione di modelli di condotta umana e cristiana che conducano fino alla formulazione di un progetto di vita con cui dare un apporto personale e responsabile alla società e alla Chiesa.
128.La funzione educante volta a promuovere la maturazione dell'alunno deve essere continua e prioritaria; non può perciò circoscriversi a situazioni di emergenza od occasionali.
IV. Aree
129.Si propongono, per ognuna delle aree, obiettivi, mezzi e metodi che servano ad integrare gli itinerari corrispondenti.
130. Area culturale
Il contatto con le varie discipline comporta un'autentica assimilazione didattico-culturale, di modo che la cultura non venga ridotta ad una mera giustapposizione di conoscenze. Obiettivi saranno, perciò, l'ordine, il rigore intellettuale, la capacità di sintesi e l'assimilazione della cultura in un tutto organico per la vita.
131.Area occupazionale e professionale
Le materie umanistiche, scientifiche e tecniche devono condurre al rigore, alla conoscenza delle leggi proprie delle diverse discipline e professioni, muovendosi all'interno di una concezione etica e morale. Ci si preoccupa che il curriculum scolastico si mantenga in collegamento con le richieste del mondo del lavoro.
132.Area associativo-affettiva
Il forte bisogno dei giovani di associarsi, conoscersi, amare e sentirsi accettati, è decisivo per la loro formazione. L'alunno, perciò, deve trovare nell'ordinamento scolastico gli elementi che lo conducano a prendere coscienza del proprio ed altrui mondo affettivo e ad assumere attitudini e comportamenti coerenti con la concezione cristiana dell'amore, che meglio lo aiuteranno a formarsi una famiglia o ad incamminarsi verso il dono di sé nella vita consacrata.
133.Area dell'educazione alla socialità
In tutte le attività scolastiche (sportive, ricreative, artistiche, culturali, ecc.) l'alunno deve trovare un cammino di formazione alla socialità e di sviluppo della propria disponibilità agli altri.
134.Area socio-politica
L'educazione alla solidarietà comprenderà programmi precisi ed esistenzialmente validi per iniziare i giovani all'impegno sociale e politico. Tali programmi si baseranno sulla dottrina sociale della Chiesa, che non ha altri obiettivi che l'instaurazione nel mondo della civiltà dell'amore. Si favoriscano perciò esperienze graduali di volontariato, di partecipazione e di inserimento nelle strutture sociali.
135.Area vocazionale e professionale
Conoscenze, esperienze di partecipazione, vita spirituale e di contatto con le varie istituzioni e professioni devono far parte di un programma con cui aiutare il giovane nella scoperta e realizzazione della sua vocazione, laica o consacrata che sia, e nella scelta dell'occupazione. Egli, nel momento in cui va definendo e affermando il proprio progetto di vita, deve trovare nella scuola luce nei dubbi e coraggio per mete sempre più alte e generose.
136.Area religioso-pastorale
I momenti di preghiera e di formazione religiosa, nonché la vita sacramentale, debbono contribuire a sviluppare il naturale senso religioso dell'alunno, facendone maturare la coscienza morale e formandolo alla virtù.171 La partecipazione ai gruppi e alle attività pastorali gli offriranno il modo d'inserirsi attivamente nella comunità ecclesiale, parrocchiale e diocesana, al servizio dell'evangelizzazione.
137.Area orionina
Le espressioni tipiche della spiritualità orionina segneranno tutto il cammino formativo dell'alunno (dimensione sociale, formazione cristiana e cattolica, acquisizione di una personalità solida). Perciò la festa del Papa, la devozione a Maria, il servizio caritativo, il volontariato, la partecipazione ai gruppi missionari ecc., avranno grande importanza sia per l'assimilazione del carisma del fondatore che per la partecipazione ai movimenti propri della Congregazione.
V. Mete, attitudini e valori
138.Sviluppo della coscienza e senso di responsabilità
In ragione dei suoi fini educativo-pastorali, l'opera educativa si orienta verso l'assimilazione della cultura e verso la formazione integrale della persona, alla luce della concezione cristiana della vita che vede in Cristo il cuore del mondo, nella Chiesa il nuovo popolo di Dio e nel Papa la guida spirituale universale. Perciò gli itinerari descritti hanno come meta l'assunzione e l'assimilazione dei seguenti valori umani e cristiani:
1. La religione, che si manifesta come
- fede in Dio-Padre, autore della vita e della natura; fondamento ultimo di tutte le cose. Fiducia nella sua Provvidenza;
- fede in Cristo Salvatore, supremo modello dell'uomo;
- fede nello Spirito Santo, dal quale proviene ogni impulso di bene e di virtù;
- venerazione per la Parola di Dio;
- devozione a Maria, Madre di Dio e nostra, e ai Santi;
- adesione al Papa e alla Chiesa;
- valorizzazione delle espressioni religiose popolari coerenti con la fede cattolica.
2. La radicale dignità della persona umana, che determina l'assoluto diritto alla vita fin dal concepimento, che sorregge tutti gli altri diritti e fonda le inalienabili responsabilità e decisioni personali nel contesto della società.
3. Il rispetto della creazione, in quanto opera di Dio, da cui deriva il senso della responsabilità verso l'ambiente e verso le future generazioni.
4. La famiglia cristiana, come prototipo delle relazioni umane e culla della trasmissione della fede.
5. La dignità essenziale dell'uomo e della donna, fonte di reciproco rispetto e fondamento della loro associazione e corresponsabilità nella costruzione dell'uomo, della cultura e della comunità.
6. La fraternità, che educa a riconoscere in ogni uomo il proprio fratello, pari nei doveri e nel diritto di partecipare alla condivisione dei beni spirituali, culturali ed economici, in quanto doni di Dio per tutta l'umanità.
7. La solidarietà come difesa dei diritti comuni e come dovere per la tutela dei deboli e dei poveri.
8. La libertà come compito: liberare dai condizionamenti; come autodeterminazione: abilitarsi a scegliere, agire; e come culmine della maturità: essere per e con gli altri.
9. La giustizia, l'equità e l'amore, come norme per la partecipare alla vita e ai beni della comunità.
10. La pace, come ambito della convivenza.
11. L'onestà e l'onore come rispetto delle norme morali e del valore della parola data.
12. Il senso della gratuità, il disinteresse, la generosità e la disponibilità, come espressioni della propria spiritualità.
13. Il sacrificio, la croce, l'autodisciplina e l'ascesi, come valori necessari per l'elevazione spirituale e la formazione della personalità.
14. Il senso dell'umiltà, che genera una realistica visione di sé e rende possibile la riconciliazione.
15. Il dialogo, come strumento di comunicazione e di comprensione tra le persone e i gruppi.
16. La forza del diritto, come principio di stabilità e sicurezza, strumento di ordine sociale e criterio per dirimere i conflitti d'interesse e per effettuare i cambiamenti sociali.
17. Il lavoro, come strumento normale per accedere ai beni necessari alla vita, mezzo per il progresso umano, veicolo di creatività e occasione di fraternità.
18. L'economia, come valore a servizio dell'uomo.
19. Il progresso, la scienza, la tecnica e la proprietà, come strumenti e possibilità a servizio della crescita delle persone e della comunità.
139.Gli itinerari educativi, di cui sono stati or ora indicati brevemente le mete e i mezzi, vogliono contribuire a tradurre in realtà le insistenti raccomandazioni di don Orione sulla formazione del carattere e sull'educazione alla virtù: «Cogliere ogni occasione, perché l'istruzione serva all'educazione e al perfezionamento morale, e formi il giovane a salda coscienza cattolica, educandolo e rafforzandolo nella parte migliore dell'uomo, la volontà, sede della virtù. (...) Bisogna, i nostri giovani, portarli alla bontà e alla formazione non solo, ma alla perfezione e grandezza morale, che sta soprattutto nella volontà e nel cuore».172
8. PROFILO DELL'UOMO DA FORMARE
I. Rinnovamento dell'uomo e della società in Cristo
140.L'impegno di don Orione in campo formativo è per un servizio agli umili e al popolo con l'obiettivo di ricomporre e riaffermare l'adesione alla Chiesa, come popolo di Dio, e al Papa, come guida spirituale universale.173
141.Nella complessa situazione del mondo contemporaneo, c'è da consolidare la formazione dei cristiani, perché - senza ostentazione, aggressività o scalpore, bensì con serena e intima convinzione - aderiscano al Magistero universale del Papa e della Chiesa174 per costruire insieme il regno della carità di Cristo, o, secondo l'espressione di Paolo VI, «la civiltà dell'amore»; cristiani175 dalla forte personalità176, ancorati fortemente nella fede, formati sul Vangelo e la dottrina del Magistero; uomini che per formazione umana e capacità professionale e per disposizione al servizio, siano effettivamente fautori di progresso civile e cristiano177.
II. Profilo dell'alunno orionino
142.Meritano rilievo quattro tratti fondamentali. L'alunno di don Orione è un uomo consapevole, completo, creativo, che sceglie Gesù Cristo.
1. Uomo consapevole
143.Essere consapevoli implica la conoscenza di sé, dell'altro e della realtà, come mondi che non si finisce mai di scoprire. La prima forma di approccio alla vita è lo stupore; ogni sana educazione deve preoccuparsi di alimentarlo, perché non si venga sopraffatto dall'abitudine o dalla presunzione. In questo senso la scuola orionina deve aiutare l'allievo a prendere coscienza di se stesso attraverso la valorizzazione delle semplici aspirazioni primarie radicate nel suo cuore: la bellezza, la bontà, la giustizia, l'amicizia. Valorizzare queste aspirazioni significa farne scoprire l'universalità e la concretezza. Gli ideali, infatti, non sono utopie irrealizzabili, ma indicazioni e orientamenti quanto mai necessari per la costruzione della propria vita e del futuro dell'umanità.
144.Comporta, inoltre, guidare l'alunno alle scelte determinanti della vita secondo una gerarchia di valori gradualmente assimilata, riscontrata ed ammirata in coloro che compongono la comunità educante. Educare al lavoro e all'accettazione del sacrificio sarà condizione ineludibile, se vogliamo che la vita diventi «la realizzazione del sogno della gioventù».178 La condizione umana, infatti, è segnata tutta intera dal limite e dal peccato, e questi ogni giorno conducono all'esperienza del dolore e del sacrificio. Ciò esige continua vigilanza, spirito di conversione e servizio di correzione fraterna, perché non accada quanto temeva S. Agostino, e cioè che si creda facilmente ciò che si vuole sia vero.
2. Uomo completo
145.L'educazione da noi impartita tende a realizzare lo sviluppo armonico della persona in modo che non abbiano il sopravvento le tendenze disgregarici presenti nella natura umana e nella mentalità corrente. Questa preoccupazione la ritroviamo anche nel nuovo Codice di Diritto Canonico che, riguardo all'educazione cattolica, così si esprime: «Dal momento che la vera educazione deve perseguire la formazione integrale della persona umana, in vista del suo fine ultimo e insieme del bene comune della società, i fanciulli e i giovani siano coltivati in modo da poter sviluppare armonicamente le proprie doti fisiche, morali ed intellettuali, acquistino un più perfetto senso di responsabilità e retto uso della libertà e siano preparati a partecipare attivamente alla vita sociale».179
146.Grazie alla dedizione disinteressata e alla guida amorevole sperimentata negli educatori, la tensione verso la formazione integrale farà sì che l'alunno impari a conoscersi, ascoltarsi, rispettarsi e, conscio delle proprie capacità, risorse e limiti, impari a spendere la vita con senso di responsabilità. Solo con tale apertura di mente e di cuore, domani, saprà andare oltre i semplici interessi personali, familiari o professionali, e sarà in grado di offrire un contributo disinteressato quando le circostanze lo richiederanno. La disponibilità e la gratuità sono due dei tratti più caratteristici dell'uomo completo, dell'uomo cioè che non si chiude in un ruolo, ma si lascia interpellare ogni giorno dalla realtà e dal comandamento nuovo del Signore: «Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amati».180
147.L'uomo completo non ha solo da assolvere compiti, terminati i quali riposa soddisfatto, perché il compito è la vita stessa, nei gesti grandi come nella ferialità. Un modello di uomo completo lo troviamo nella figura evangelica del samaritano: non fa l'assistente sociale o il volontario, non fa qualcosa; è soprattutto e prima di tutto qualcuno.
3. Uomo creativo
148."Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse".181
Il lavoro è una delle fondamentali vocazioni del genere umano. Volutamente il mondo ci fu dato incompleto, perché potessimo partecipare all'atto creativo del Padre, continuando l'opera della creazione da Lui iniziata.182
In base a queste considerazioni possiamo dire che il lavoro è anche espressione del nostro essere. Non è stato, quindi, comandato semplicemente per avere o per contare di più, ma per essere. Perciò non si può pensare che un aspetto così qualificante della vita venga scisso dai valori e dalle aspirazioni più profonde dell'umanità: la verità, la solidarietà, la felicità. In questo senso la Laborem Exercens afferma che scopo del lavoro non è il lavoro stesso, ma l'uomo.183
4. Sceglie Gesù Cristo
149.«A Dio non basta la vostra Fede; ha bisogno di vedere e constatare le vostre opere». Sono parole di don Orione.184
È fuori di dubbio che siamo giunti al punto a cui Don Orione teneva maggiormente, al punto essenziale, quello da non tradire, pena il venire meno della ragione stessa che ci porta a mantenere ed aprire scuole: «Cari miei, non avremo però, mai fatto niente, finché non rifaremo cristiana, nella sua anima di Fede e nella sua vita, privata e pubblica, la gioventù: finché non avremo rifatte cristiane le coscienze e il carattere dei nostri allievi».185 Come a dire: portare l'allievo ad essere uomo consapevole, completo, creativo... non è sufficiente. La nostra missione si compie quando lo avremo condotto a Cristo, perché se sarà vero cristiano, allora sicuramente sarà anche vero uomo. Questo è il cuore dell'azione apostolica di don Orione; questo il cuore di una scuola cattolica: contribuire a rifare l'uomo sul modello di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, Via per chiunque voglia essere autenticamente uomo.186
150.L'alunno di don Orione non si vergogna di Gesù Cristo e segue la Chiesa; ama il Papa perché voluto da Cristo stesso quale vincolo di unità e gli porta obbedienza gioiosa; prega ed opera per la realizzazione di quanto Gesù chiese al Padre nella preghiera dell'ultima cena "ut unum sint" (perché siano una cosa sola).187
I precetti della Chiesa, allora, non saranno più un insieme di regole da rispettare, ma le grandi indicazioni e i punti di riferimento che la Tradizione ha tracciato e che ci permettono di fare un cammino di fede personale ed ecclesiale. In questa prospettiva acquistano senso la fedeltà alla messa domenicale, la partecipazione ai sacramenti, la preghiera, la devozione alla Madonna,188 l'attenzione al Magistero e le pratiche devozionali che sono patrimonio del nostro popolo.
151.Alunni così formati potranno, con la grazia di Dio, dare alla Chiesa e alla società elementi che contribuiscano - in obbedienza e fedeltà al carisma di don Orione - al rinnovamento di tutte le cose in Cristo, sicuri che «la Fede cattolica e il carattere saldamente cristiano, formato sul Vangelo e sugli insegnamenti della Chiesa, sono le forze più potenti del mondo morale».189
III. Fisionomia dell'ex-allievo
152.Continuità del progetto educativo orionino nella vita
Non è senza ragione che don Orione volle definire cristiano-paterno il suo metodo educativo. La scuola da lui ideata, infatti, è soprattutto una famiglia che, pur ampliandosi nello spazio e nel tempo, continua a camminare con ogni alunno, stimolandone il permanente perfezionamento umano e cristiano.
153.L'ex allievo è figlio
«Di' un po', Luis, quanti fio' ghet giamò?» (Dimmi, Luigi, quanti figli hai già?)
«Suma quasi trenta, ma po' at vidarè» (Siamo quasi trenta, ma poi vedrai.)
Don Orione, alla fine del primo anno di scuola in quel suo primo collegetto di San Bernardino a Tortona, ha raggiunto con i ragazzi una confidenza tale che ormai viene considerato da tutti loro padre. L'amicizia e la reciproca fiducia sono così profonde che non sfuggono a mamma Carolina, che si sente a sua volta come circondata da tanti nipotini. È la testimonianza di quanto don Orione fosse capace di voler bene ai suoi alunni, di come si preoccupasse non solo della loro istruzione, ma anche e soprattutto del loro destino di uomini e di figli di Dio.
154.L'eredità di don Orione
Le indicazioni, le esortazioni e le espressioni che don Orione usa nella lettera indirizzata da Buenos Aires agli "Antichi Alunni" il 7 settembre 1935 costituiscono ancora per noi e per i nostri alunni una vera e propria eredità spirituale. Vi si notano:
1. La coscienza di appartenere ad un "corpo" cui si rimane inseriti per sempre:
«E non vi so dire il piacere che mi ha fatto la notizia che anche quest'anno vi sareste riuniti, e che siano costituite nuove sezioni della vostra Associazione».190
2. L'orgoglio dell'orioninità e della nazionalità:
«Da questa lontana terra mando i saluti di parecchie decine di vostri antichi compagni, ex Alunni come voi, i quali anche in questa ospitale Argentina, sanno tenere alto e onorato il nome italiano, come si gloriano d'essere stati educati nei nostri Istituti».191
3. La fiducia nell'efficacia dell'educazione:
«Mi convinco sempre più che non si semina, non si ara mai invano Gesù Cristo nel cuore della fanciullezza e della gioventù. Che se, in un certo periodo della vita, in quell'età in cui l'uomo più vaneggia, può sembrare che Cristo sia sepolto, Egli è tal morto, che sempre, presto o tardi, ma sempre, risuscita».192
4. La volontà di tenere viva la fiamma della fede e dell'educazione cristiana ricevuta:
«Mi hanno confessato, alcuni di questi Allievi nostri, Alunni di Santa Chiara e del Convitto Paterno di Tortona, che ebbero ad attraversare non solo i mari, ma tante peripezie, tanti alti e bassi, sì che pareva loro di aver perduto fin la bussola, ma che l'hanno ritrovata nella fede, e ritrovarono nella fede il grande aiuto e conforto della vita».193
5. La saldezza morale:
«Niente potevo desiderare di più che saperli sempre memori, sempre grati, timorati sempre di Dio, vivere in mezzo a questo gran mondo dove c'è di tutto un po', vivere morali, nell'adempimento dei loro doveri, dando buon esempio ai loro figliuoli».194
6. Il desiderio di ritornare da Don Orione per rivivere insieme un'ora serena:
«Ogni tanto me ne capitano qui tre o quattro, e alcuni anche del primo Oratorio festivo nel giardino del Vescovo: ora sono uomini fatti e già dai capelli più che grigi. Si danno la parola e vengono a trovarmi, come se andassero a casa loro, a casa del vecchio padre».195
7. La perseveranza sulla via dell'onestà e della virtù:
«Permettete a Don Orione di incoraggiarvi a mantenervi saldi nei sani principi, e, come sempre, siate ognora pieni di buona volontà di battere la via dell'onestà cristiana e della virtù».196
8. La stima e la collaborazione con l'opera di don Orione:
«Nessuno più di voi, cari Antichi Alunni, è in grado di comprendere e apprezzare lo spirito buono che anima il nostro modesto lavoro. E tutti sentirete come me, certo, vivissimo il desiderio di cooperare per quanto è da voi, a quel rinnovamento di vita cristiana - all'"Instaurare omnia in Christo" - da cui l'individuo, la famiglia e la società possono attendersi la ristorazione sociale».197
9. L'impegno a farsi carico delle difficoltà dei compagni:
«E lasciate che finisca esortandovi ad aiutarvi l'un l'altro, e non solo col buon esempio d'una vita veramente cristiana (...), ma anche, dove potete, con l'opera e col consiglio, sia a migliorare la vostra condizione sociale come a superare le difficoltà e le prove della vita: i primi Cristiani facevano così!».198
10. La protezione di Don Orione:
«Don Orione vi ha sempre presenti, prega per voi e per le vostre case; ricordatemi anche voi, e pregate per me, per don Sterpi, per tutti i vostri Superiori e Maestri: noi vi portiamo nel cuore, come i figli più cari».199
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Ef 1,10↩︎
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Lett. II, 140.↩︎
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Lett. I, 14.↩︎
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Costituzioni delle Piccole Suore Missionarie della Carità, art 1.↩︎
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Costituzioni dei Figli della Divina Provvidenza, art. 5.↩︎
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Cfr Gv 14,6.↩︎
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Cfr Sc. Catt., 35.↩︎
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Lett. II, 337.↩︎
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Cfr Lett. II, 338.↩︎
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Cfr LG, 9; Puebla, 235.238ss.↩︎
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Lett. I, 251↩︎
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RM 33ss↩︎
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GS 1-4↩︎
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Lett. I, 96.↩︎
-
Lett. II, 369.↩︎
-
Don Orione e la PODP, I, 350.↩︎
-
Dal 4 ottobre 1886 fino al 16 agosto 1889 (tra i 16 e i 19 anni)↩︎
-
Lett. II, 370.↩︎
-
«Cercate che i giovani capiscano che devono progreedire tutti i giorni, in tutti i sensi; che ogni giorno sentano di saperne un po' di più della vita e di essere diventati migliori moralmente, civilmente e cristianamente». Lett. I, 370↩︎
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«Abbiamo dato alla società molti buoni elementi, perché si rinnovi cristianamente e cattolicamente». Lett. I, 383s.
«Vogliamo rendere buoni i giovani e farne degli araldi di frede e di bontà e di progresso morale e civile per la società». Lett. I, 356.↩︎
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Cfr Costituzioni dei Figli della Divina Provvidenza, art. 5.↩︎
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Cfr Lett. I, 358-359.↩︎
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Scr 35, 15.↩︎
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Don Orione e la P.O.D.P. III, 522↩︎
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Lett. I, 355.↩︎
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Lett. I, 360.↩︎
-
Lett. I, 359.↩︎
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«I Figli della Divina Provvidenza dovranno avere, quale nota speciale del loro insegnamento, di far risplendere Dio dappertutto e la Provvidenza di Dio - "che l'universo penetra e risplende", come direbbe Dante -, farla risplendere la Divina Provvidenza e farla vedere dappertutto». Lett. I, 362s.↩︎
-
«È la fede, sopratutto, e la carità di Gesù Cristo che devono ricostruire il mondo». Lett. I, 360.↩︎
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La formazione deve condurre i giovani «a Dio e all'amore della Santa Chiesa di Dio, che è il nostro grande e sacro amore». Lett. I, 363.↩︎
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«Come il dovere non si adempie se non facendo più del dovere, così bisogna essere più che cristiani, bisogna essere cattolici e papali per essere veri cristiani». Lett. I, 389.↩︎
-
«Il principio evangelico della beneficienza e della carità universale è quello solo che, diffuso e predicato, può apportare una vera pace nel mondo e, insieme con la pace, tutti i beni». Lett. I, 248.↩︎
-
«Educate i giovani alla necessità come alle gioie del dolore: la vita è seminata di lacrime». Lett. I, 369.
«Senza forza d'animo e senza sacrificio e senza soffrire, senza croce, non c'è virtù. La croce, in algebra, in politica, in religione, è il segno del positivo. Dio e il prossimo si amano in croce! Dio e il prossimo si amano e si servono in croce! Grande verità!». Lett. I, 367.↩︎
-
«Quanto bene farete alle anime dei giovanetti se accenderete nei loro cuori la lampada dell'amore alla Madonna benedetta!». Lett. I, 391.↩︎
-
«Tutto in noi, come nei giovanetti, (...) deve essere subordinato alla pietà solida, cioè all'amore di Dio, alle virtù cristiane, alla vera santità». Lett. I, 387s.↩︎
-
«Prima base della vita civile e d'ogni sana educazione è la moralità e l'onestà dei costumi, e ciò non solo per noi cattolici, ma per qualunque popolo e sotto qualunque cielo». Lett. I, 375.↩︎
-
«La Confessione e S. Comunione siano frequentissimamente consigliate ai nostri giovani». Lett. I, 387.↩︎
-
Cfr Lett. I, 366.367.369.↩︎
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Lett. II, 500.↩︎
-
Lett. II, 478.↩︎
-
Lett. I, 249.↩︎
-
Lett. I, 250.↩︎
-
Lett. II, 144.↩︎
-
Dal discorso di Giovanni Paolo II a Santo Domingo, 12.10.1984↩︎
-
Cfr le Encicliche "Cognita Nobis" e "Militantis Ecclesiae".↩︎
-
Cfr Enciclica "Divini Illius Magistri".↩︎
-
G E, 8.↩︎
-
Puebla, 9: «L'opera evangelizzatrice della Chiesa in America Latina è il risultato dello sforzo missionario unanime di tutto il popolo di Dio. Vi troviamo innumerevoli iniziative di carità, di assistenza, di educazione e, in modo esemplare, le sintesi originali di evangelizzazione e promozione umana nelle missioni francescane, agostiniane, domenicane, gesuitiche, mercedarie ed altre». ↩︎
-
Cfr Puebla, 412 ss.↩︎
-
Cfr Conferenza Episcopale Argentina, Iglesia y Comunidad Nacional, nn 16-23. In particolare, al n 22 dice: «Nel campo dell'educazione il laicismo cercò erroneamente di svincolare la cultura impartita ufficialmente dalla sua radice religiosa e dalla tradizione difesa e mantenuta da molti "Libertadores" (San Martin, Belgrano, ecc.). Con l'educare escludendo positivamente la religione, anche quella naturale, si finisce con lo sradicare la cultura da ogni opzione religiosa, fondamento determinante per tutte le altre opzioni. E, quel che è peggio, si crea una divisione tra la cultura popolare, che è religiosa, e la pretesa cultura neutra della scuola ufficiale».↩︎
-
GIOVANNI PAOLO II, Discorso del 23.11.1991.↩︎
-
GE 8; Dim.Rel. 25.↩︎
-
Cfr Sc.Catt. 23. 36↩︎
-
Lett. II, 369.↩︎
-
Sc. Catt.Italia, 11.69.↩︎
-
Cfr Sc.Catt. 26.↩︎
-
"Ideario" non è una parola del vocabolario corrente; è piuttosto un neologismo di origine spagnola. Significa un insieme di idee, orientamenti, valori, riferimenti a cattere generale e globale, che sono utilizzati come "ispirazione" ultima di un'azione educativa e pastorale.↩︎
-
Don Orione e la P.O.D.P., II, 8.↩︎
-
Lett. I, 356.↩︎
-
Don Orione e la P.O.D.P. II, 333ss.↩︎
-
A. PICCARDO, Salviamo i giovani, in "Messaggi di don Orione", Quaderno 43, 21s. ↩︎
-
A. PICCARDO, ib., 22.↩︎
-
A. PICCARDO, ib., 22s.↩︎
-
Cfr la Lettera di don Orione a don Zanocchi del 22.09.1924: «Mi rallegro per tutte le tue iniziative e di tutto il bene che fai».↩︎
-
A. PICCARDO, ib., 23.↩︎
-
A. PICCARDO, ib., 23-24.↩︎
-
A. PICCARDO, ib., 24-25.↩︎
-
A. PICCARDO, ib., 25.↩︎
-
A. PICCARDO, ib., 25 e 26.↩︎
-
G.PAPASOGLI, Vita di don Orione, Roma 1974, p 540.↩︎
-
Lett. I, 16.↩︎
-
Lett. II, 369↩︎
-
Cfr GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica "Redemptoris Missio", n 3: «D'altro lato, in questo campo (della missione) il nostro tempo offre nuove occasioni alla chiesa: il crollo di ideologie e di sistemi politici oppressivi; l'apertura delle frontiere e il formarsi di un mondo più unito grazie all'incremento delle comunicazioni; l'affermarsi tra i popoli di quei valori evangelici, che Gesù ha incarnato nella sua vita (pace, giustizia, fraternità, dedizione ai più piccoli); un tipo di sviluppo economico e tecnico senz'anima, che pur sollecita a ricercare la verità su Dio, sull'uomo, sul significato della vita».↩︎
-
Cfr Santo Domingo, 253.↩︎
-
Cfr Puebla, L'evangelizzazione nel presente e nel futuro dell'America Latina, 83 e 434-436. Il fenomeno della secolarizzazione e del secolarismo sono stato trattati diffusamente da Puebla. Cfr anche Santo Domingo 153s.↩︎
-
«La religione del popolo latino americano, nella sua forma culturale più caratteristica, è espressione della fede cattolica. È un cattolicesimo popolare». Puebla, 444-456.↩︎
-
Cfr Puebla, 535-557.↩︎
-
Cfr Puebla, 315.↩︎
-
Cfr Puebla, 56. 62. 311. 435. 834.↩︎
-
Cfr Puebla, 139. 496.↩︎
-
Cfr Puebla, 28. 1208.↩︎
-
Cfr Santo Domingo, 154. 235↩︎
-
Cfr Puebla, 54-58.↩︎
-
Cfr Santo Domingo, 112. ↩︎
-
Cfr Lett. I, 356; cfr Puebla, 1102. 80. 628; cfr Santo Domingo, 147.↩︎
-
Cfr Santo Domingo, 20. 38. 190.↩︎
-
Mons. B. PIÑERA, El origen de la cultura moderna, in "Evangelizar educando", n 27, p 17.↩︎
-
Cfr Puebla, 1021; cfr DHC 158. 136-139; Santo Domingo, 266.↩︎
-
Cfr Puebla, 1019; Santo Domingo, 268.↩︎
-
Cfr Puebla, 57. 94. 571ss.↩︎
-
Cfr Dim. Rel., 8ss.↩︎
-
Cfr Dim. Rel., 101ss.↩︎
-
Cfr Sc. Catt., 9; cfr Puebla, 1012-1013.↩︎
-
Dim. Rel., 67.↩︎
-
Cfr Dim. Rel. 68.↩︎
-
Dim. Rel., 65.↩︎
-
Dim. Rel. 66.↩︎
-
Già nella propaganda per le iscrizioni al primo collegio di San Bernardino, don Orione si preoccupa di rimarcare la serietà degli studi: «S'impartirà loro un insegnamento così perfetto che, ove lo vogliano, possano, terminati i nostri corsi, o continuare agevolmente i loro studi in Seminario, o presentarsi con tutta franchezza agli esami di licenza ginnasiale» (Don Orione e la Piccola Opera della Divina Provvidenza, vol II, p 8)↩︎
-
Lett. I, 360.↩︎
-
L. PANGRAZI, Il metodo educativo di don Orione, Mestre, 1989, manoscritto p 56.↩︎
-
Don Orione, a un alunno che gli chiede di essere riammesso in collegio, scrive: «Desidero che tu sappia che non tutto è morto intorno a te, che non tutti ti hanno dimenticato, ma che c'è chi è capace di riempire il tuo cuore di santi affetti come se fosse tuo padre o tua madre» Don Orione, n 60, p 20.
Cfr anche Lett. I, 360: «L'educatore cerchi di farsi altamente e santamente amare più che temere, e si faccia stimare e amare nel Signore, se vuole farsi temere».↩︎
-
L. PANGRAZI, o.c., p 59.↩︎
-
Lett. II, 64.↩︎
-
Lett. II, 64.↩︎
-
Lett. II, 65.↩︎
-
Lett. II, 65.↩︎
-
Lett. II, 66.↩︎
-
Lett. II, 66.↩︎
-
Lett. I, 240-241.↩︎
-
Lett. I, 241-243.↩︎
-
Lettera di don Orione (Tortona, 18.10.1939); "Messaggi di don Orione", Quaderno n 64, p 7.↩︎
-
ib., p 7.↩︎
-
Lett. I, 363-364.↩︎
-
Cfr Lett. I, 360-61.↩︎
-
Lett. I, 362.↩︎
-
Lett. I, 358-359.↩︎
-
Cfr Lett. I, 360-363.↩︎
-
Cfr Lett. I, 338: «Edificate Cristo nella vita dei giovani».↩︎
-
Cfr Lett. I, 363.↩︎
-
Cfr Lett., I, 355↩︎
-
Cfr Lett. I, 375.↩︎
-
Cfr Lett. I, 251. 389s.↩︎
-
Cfr Lett. I, 366.↩︎
-
Cfr Lett. I, 389.↩︎
-
Cfr Lett. I, 385-387.↩︎
-
Don Orione fa sue le parole che il Rosmini rivolgeva ai suoi religiosi, inviati in Inghilterra, chiedendo loro di farsi «inglesi perfetti, per la carità di Gesù Cristo». Lett. I, 246.↩︎
-
Cfr Lett. I, 370: «Ciò otterrete, o miei cari, rendendo le vostre lezioni vitali - e la vostra scuola diventerà attraente, facile, interessante -, mantenendo poi ordine nelle lezioni, puntualità nelle ore prescritte, se vi presenterete forniti del sapere, della scienza e di tutte le cognizioni necessarie a soddisfare e a realmente istruire, se studierete non ciò che più vi piace, ma vi preparerete seriamente sulle materie, studiando ciò che più gioverà per insegnare bene e proficuamente, studiando voi ciò che più gioverà agli altri per profittar. E poi ricordiamo che il miglior professore non è sempre chi più sa, ma chi meglio sa insegnare. Rendete facile e popolare ciò che potrebbe essere difficile e faticoso a ritenere; tenete vivi ed eretti gli animi degli scolari alle vostre spiegazioni».↩︎
-
Cfr Lett. I, 355-368.↩︎
-
Cfr Lett. I, 369: «Studiate i vostri ragazzi: osservateli, meditateli! Volete istruire ed educare e che il vostro educare sia un ministero sublime? Osservate, meditate, prendete appunti e incoraggiate qualunque profitto, e abbiate un vero e fraterno zelo per il profitto, e ciascuno veda che vi interessate di lui con premura, con amorevolezza, come d'un fratello».↩︎
-
Cfr Lett. I, 378: «In una parola: non infliggere castighi, se proprio non ci si è costretti, e sia il rigore temperato dall'amorevolezza: farsi più amare che temere; farsi amare in Gesù Cristo e "ottenere tutto per amore e niente per forza", come diceva S. Francesco di Sales».↩︎
-
Cfr Lett. I, 373: «Quando ci fosse da usare rigore, sia sempre con saviezza, con moderazione e, piuttosto, si avvertano le famiglie; e, se poi, poi, non va, se poi, poi, non se ne può fare a meno, piuttosto si sospendano dalle lezioni, prima per qualche giorno, poi per altri, e poi, nei casi gravissimi, piuttosto si dimettano sia dalla Scuola che dalla Casa. Qui parlo sia per chi solo frequenta, che per quelli che coabitano con noi. "Sed dimittantur cum consolatione", dice Sant'Ignazio: non vadano via con l'animo pieno di veleno, mai!».↩︎
-
Cfr Lett. I, 357, 382.↩︎
-
Lett. I, 359.↩︎
-
Cfr Lett. I, 359-363;↩︎
-
Cfr Lett. I, 366.↩︎
-
Lett. I, p 355.↩︎
-
Dim. Rel., ai nn 98 e 99, si diffonde nella descrizione del processo educativo. Dopo aver puntualizzato la duplice dimensione dell'educazione umana completa e della educazione alla fede, aggiunge: «Si deve dunque concepire l'educazione cristiana come movimento, progresso, maturazione verso un termine ideale, che supera ogni limitazione umana. E tutto deve avvenire insieme, armonicamente, nel corso dell'educazione umana. Non dunque due percorsi diversi o paralleli, ma una concordanza di fattori educativi, uniti nell'intenzione degli educatori e nella libera cooperazione educativa degli alunni. Già il Vangelo notava nel giovane Gesù uno sviluppo armonico» (n 98).↩︎
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Cfr Dim. Rel., 24.↩︎
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Cfr Dim. Rel., 25-27; Lett. I, 242.↩︎
-
Cfr Dim. Rel., 30; Lett. I, 386↩︎
-
Cfr Dim. Rel., 103ss.↩︎
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Dim. Rel., 26.↩︎
-
Cfr Lett. I, 353: «Indirizzo a voi [questa lettera] per il maggior consenso degli animi e delle idee, e per dare uniformità d'indirizzo e di spirito alla Casa». In un'altra lettera, cfr Lett. I, 238-239, don Orione scrive: «La nostra nascente Congregazione (...) ha bisogno di norme chiare, pronte, e generali, per avere uniformità d'indirizzo, di spirito, di disciplina (...). Uniformità e unità che edificherà col suo splendore nella santa carità di Gesù Cristo, che ci fonderà sempre più in un sol corpo».↩︎
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Cfr Dim. Rel., n 31: «La dichiarazione Gravissimum educationis segna una svolta decisiva nella storia della scuola cattolica: il passaggio dalla scuola-istituzione alla scuola-comunità».↩︎
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Sc. Catt. Italia, 34.↩︎
-
Cfr Dim. Rel., 35-36.↩︎
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Dim. Rel., 37. In merito al ruolo dei laici nella scuola cattolica aggiungiamo ancora 3 passi significativi del Magistero ecclesiale: «L'analisi del concetto "laico-cattolico" come educatore, incentrata nel suo ruolo d'insegnante, può illuminare tutti, secondo le proprie attività, e costituire un elemento di profonda riflessione personale» (Il Laico, 15). «La professionalità dell'educatore possiede una specifica caratteristica che raggiunge il suo senso più profondo nell'educatore cattolico: la trasmissione della verità. In effetti per l'educatore cattolico una qualsiasi verità sarà sempre una partecipazione dell'unica Verità, e la comunicazione della verità come realizzazione della sua vita professionale si trasforma in carattere fondamentale della sua partecipazione peculiare alla missione profetica del Cristo, che egli prolunga con il suo insegnamento» (Il Laico, 16). «Anche nella comunicazione della cultura è l'educatore laico, quale autore e partecipe degli aspetti più laicali della medesima, colui che, dal suo punto di vista laico, ha la missione di far comprendere all'educando il carattere globale proprio della cultura, la sintesi che in essa raggiungono gli aspetti laicali e religiosi, e l'apporto personale che gli spetta di offrire nel suo stato» (Il Laico, 20).↩︎
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Cfr Dim. Rel., 39.↩︎
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Cfr Dim. Rel., 42s.↩︎
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Cfr Dim. Rel., 45-46.↩︎
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Cfr Dim. Rel., 44. Qui, tra l'altro, si dice: «In termini pratici, il progetto educativo della scuola è aperto alla vita e ai problemi della Chiesa particolare e universale; attento al magistero ecclesiastico; disponibile alla collaborazione. Gli alunni cattolici sono aiutati a inserirsi nella comunità parrocchiale e diocesana. Troveranno la forma di aderire ad associazioni e movimenti ecclesiali giovanili, collaborare a iniziative locali».↩︎
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Lett. I, 367.↩︎
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Cfr Dim. Rel., 105.↩︎
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Cfr Sc. Catt. Italia, 48. ↩︎
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ib, 48.↩︎
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GE 3; Fam. Cons. 36; Sc. Catt. Italia, 48.↩︎
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Don Orione e la P.O.D.P., II, 144.↩︎
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Lett. I, 362.↩︎
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Lett. I, 359.↩︎
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Lett, I, 371.↩︎
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Cfr Il Laico, 24.↩︎
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Cfr Il Laico, 19.↩︎
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«La testimonianza evangelica, a cui il mondo è più sensibile, è quella dell'attenzione per le persone e della carità verso i poveri e i piccoli, verso chi soffre. La gratuità di questo atteggiamento e di queste azioni, che contrastano profondamente con l'egoismo presente nell'uomo, fa nascere precise domande che orientano a Dio e al vangelo. Anche l'impegno per la pace, la giustizia, i diritti dell'uomo, la promozione umana è una testimonianza del vangelo, se è segno di attenzione per le persone ed è orientato allo sviluppo integrale dell'uomo». RM, 42. ↩︎
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Lett, I, 367.↩︎
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Cfr Don Orione e la P.O.D.P., I, 79.↩︎
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Cfr Don Orione e la P.O.D.P., I, 346-349.↩︎
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Cfr Don Orione e la P.O.D.P., I, 615-616.↩︎
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Cfr PAPASOGLI, Vita di don Orione, pp 64-65.↩︎
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Secondo Ricardo Tonelli, il termine "itinerario" comincia ad essere utilizzato in pedagogia desumendolo da trattati sulla vita spirituale. Compare anche in alcuni documenti della Chiesa. In "Dimensione religiosa dell'educazione nella scuola cattolica" lo si usa, dal n 78 in avanti, nell'ambito dei sacramenti. Nel n 79 dice: «La comprensione dell'itinerario sacramentale può avere profonde ripercussioni di carattere educativo. L'alunno diventa consapevole che la sua appartenenza alla Chiesa è dinamica. Essa corrisponde all'esigenza di crescita dell'essere umano. Quando il Signore incontra uno di noi nei sacramenti, non lascia le cose come prima. Mediante lo Spirito, ci fa crescere nella Chiesa, offrendoci grazia su grazia. Chiede soltanto la nostra collaborazione. Le conseguenze educative toccano i rapporti con Dio, la testimonianza cristiana, la scelta della vocazione personale».
A partire dal 2° Congresso Catechistico Nazionale del 1987 si comincia a parlare, in Argentina, di itinerario catechistico permanente, considerato come un accompagnamento lungo tutte le tappe della vita, affinché - come dice la Cathechesi Tradendae - la rivelazione di Gesù Cristo non si esaurisca nell'abbaglio di un primo, fugace incontro, ma si trasformi in un incontro ogni giorno più profondo e permanente. Cfr C.T., 35 ss.↩︎
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Cfr Lett. I, 241s. 356.359.383.↩︎
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Cfr Lett. I, 388-389.↩︎
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Lett. I, 363.↩︎
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La formazione della volontà e del cuore «deve servire di scala per salire più in alto, "excelsior"!, per salire a Dio e all'amore della santa Chiesa di Dio, che è il nostro grande e sacro amore». Lett I, 363↩︎
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Se i giovani ci stimano e ci amano, «li condurremo a Dio e alla Chiesa». Lett. I, 242s.
«Facciamo una lega di fedeltà che accetti e difenda non solo intero il deposito della fede, ma gli atti e le direttive della S. Sede, senza reticenze e senza piagnistei. (...) È necessario tra i catolici l'attaccamento pieno e l'amore alla vera vita cristiana, e a tutto ciò che vuole e desidera la Santa Sede". Messaggi I, 10. 12.↩︎
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«I giovani vanno educatiI, tenendo sempre presente che sono esseri ragionevoli e che sono cattolici: si devono dunque adoperare due mezzi: la ragione e la fede cattolica, cioè fede universale e integra».↩︎
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«Promoviamo nei giovani una vita sinceramente cattolica praticata (...), un grande amore a Dio, creando o formando in essi la coscienza e il carattere cristiano-cattolico, tutto d'un pezzo, granitico». Lett. I, 389.↩︎
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«Fare dei giovani degli araldi di fede, di bontà, di progresso morale e civile per la società». Lett. I, 356.
«Abbiamo ex-alunni nostri che sono giudici modelli, pretori, ingegneri, sacerdoti, medici, avvocati, notai, farmacisti, negozianti, professori, proprietari onesti, laboriosi, cristiani, buoni padri di famiglia, consiglieri e sindaci; (...). Abbiamo dato molti sacerdoti alla Chiesa, figli devoti della Chiesa e sentinelle ed araldi della fede; abbiamo dato molti buoni elementi alla società, perché si rinnovi cristianamente e cattolicamente». Lett. I, 383s.↩︎
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Giovanni XXIII.↩︎
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Codice di Diritto Canonico, can 795.↩︎
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Gv 15,12.↩︎
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Gen 2,15.↩︎
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Cfr Laborem Exercens, 25.↩︎
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Cfr Laborem Exercens, 9.↩︎
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Lett. II, p 55.↩︎
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Lett. I, 359.↩︎
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Costituzioni della Piccola Opera della Divina Provvidenza, art 5.↩︎
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Gv 17,21.↩︎
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Sulla devozione alla Madonna, in particolare cfr Lett. I, 139: «E poi ancora - questo non bisogna, no, dimenticarlo - e poi una tenerissima e filiale devozione alla Madonna Santissima. (...) Oh! Quanto, quanto bene farete, o miei figli, camminando attaccati alla Vergine Celeste, alla nostra Madre Fondatrice! Quanto, quanto bene farete alle anime dei giovanetti, se accenderete nei loro cuori, la lampada dell'amore alla Madonna benedetta».↩︎
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Lett. I, 359.↩︎
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Lett. II, 287.↩︎
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Lett. II, 288.↩︎
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Lett. II, 289.↩︎
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Lett. II, 289.↩︎
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Lett. II, 290.↩︎
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Lett. II, 289-290.↩︎
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Lett. II, 291.↩︎
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Lett. II, 291.↩︎
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Lett. II, 291.↩︎
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Lett. II, 292↩︎