Piccola Opera della Divina Provvidenza - (Don Orione)
PROGETTO ORIONINO
DI PASTORALE GIOVANILE

elaborato nel convegno internazionale del Segretariato di Pastorale Giovanile svoltasi a Buenos Aires dal 3 al 7 ottobre 1994 e approvato dal Consiglio generale in data 24 gennaio 1995

1995 Curia Generale, Segretariato di Pastorale Giovanile, Via Etruria, 6 - 00183 Roma


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Piccola Opera della Divina Provvidenza - (Don Orione), Progetto orionino di pastorale giovanile, 1995

Elaborato nel convegno internazionale del Segretariato di Pastorale Giovanile svoltasi a Buenos Aires dal 3 al 7 ottobre 1994 e approvato dal Consiglio generale in data 24 gennaio 1995.

Curia Generale, Segretariato di Pastorale Giovanile, Via Etruria, 6 - 00183 Roma, 1995

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ABBREVIAZIONI

DP Documento finale, MI Conferenza generale dell'Episcopato Latinoamericano, Puebla 1979.

GE Gravissimum Educationis. Dichiarazione del Concilio Ecumenico Vat.II sull'Educazione cristiana. Roma 1965.

GS Gaudium et Spex, Costituzione pastorale del Concilio Ecumenico Vat.II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Roma 1965

Lett. I Don LUIGI ORIONE, Lettere, voi I. Postulazione della P.O.D.P.. Roma 1969.

Lett. IIDon LUIGI ORIONE, Lettere, voi IL Postulazione della P.O.D.P.. Roma 1969.

LG Lumen Gentium, Costituzione dogmatica del Concilio Ecumenico Val. II sulla Chiesa, Roma 1964.

PEO Progetto Educativo Orionino (Ottobre 1994)

RM Redemptoris Missio, Lettera enciclica di Giovanni Paolo II, Roma 1980.

Scr Scritti di Don Orione (115 volumi)

SD Documento finale, IV Conferenza generale dell'Episcopato Latinoamericano, Santo Domingo 1992.

XCG X" Capitolo Generale dei Religiosi di Don Orione (1992)

SOMMARIO

Cap. I - DON ORIONE E I GIOVANI

I. - DON ORIONE GIOVANE

II. - IL CARISMA ORIONINO

a) Dio solo...!

b) Carità

c) Amore alla Chiesa

d) Fiducia nella Divina Provvidenza

e) Creatività e audacia

f) Una vita semplice

g) Gioia

h) Devozione mariana

i) La Croce

1) Laboriosità

III.- LO STILE EDUCATIVO DI DON ORIONE Tratti fondamentali del sistema educativo «cristiano-paterno»

Cap. 2 - ANALISI DELLA REALTÀ

I.- CONSIDERAZIONI INIZIALI:

II- REALTÀ PERSONALE - FAMILIARE

III.- REALTÀ SOCIO - CULTURALE

IV.- REALTÀ ETICO-RELIGIOSA

V.- LUCI E OMBRE DELLA NOSTRA PASTORALE GIOVANILE

Cap. 3 - L'OBIETTIVO: "Avvicinare il cuore dei giovani per farne cristiana la vita"

I. - PERCHE UN OBIETTIVO COMUNE?

II. - L'OBIETTIVO DELLA NOSTRA PASTORALE GIOVANILE

Cap. 4 - TAPPE NEL CAMMINO DI EVANGELIZZAZIONE

I- TAPPA KERIGMATICA (annuncio)

II - TAPPA CATECHISTICA (dall'ascolto all'adesione)

III. - TAPPA MISSIONARIA (Impegno)

IV. - TAPPA VOCAZIONALE (risposta)

Cap. 5 - CRITERI ISPIRATORI PER UNA METODOLOGIA

I. - INCARNAZIONE

II. - TESTIMONIANZA

III.- missione

Cap. 6 - MOMENTI PRIVILEGIATI

I. - CON GLI ULTIMI (CARITÀ)

a) Nella nostra famiglia religiosa

b) Poveri tra i poveri

c) Formazione al volontariato

d) Servizio nel cammino ecclesiale

e) Risposta ad alcune nuove forme di povertà

II. - IN ASCOLTO DELLA PAROLA (CATECHESI)

III. - CELEBRANDO LA VITA (LA LITURGIA)

IV - CON MARIA, MODELLO DI UMANITÀ COMPIUTA

Cap. 7 - GLI ANIMATORI E L'ACCOMPAGNAMENTO

I.- L'ANIMAZIONE COME MINISTERO

II. - PROFILO DELL'ANIMATORE

a) Profilo umano

b) Profilo cristiano

c) Profilo carismatico-orionino

III.- LIVELLI DI ANIMAZIONE

1. A livello locale

a) La comunità cristiana

b) La comunità religiosa

2. A livello provinciale

a) II Consigliere responsabile

b) II Segretariato Provinciale

3. A livello generale

a) II Consigliere Generale

b) II Segretariato Generale:

IV.- RUOLI DI ANIMAZIONE

a) II responsabile o coordinatore

b) L'assistente

c) L'accompagnatore spirituale

d) Nuove forme di animazione

Cap. 8 IL DISCERNIMENTO VOCAZIONALE NELLA PASTORALE GIOVANILE

I. - INTRODUZIONE

II - PROCESSO DELL'ANIMAZIONE VOCAZIONALE

a) Servizio di discernimento

b) Accompagnamento personale

c) Opzione vocazionale

III.- CARATTERISTICHE DELL'ANIMAZIONE VOCAZIONALE

a) Evangelicamente

b) Con la testimonianza della propria vita:

e) Comunitariamente:

d) Organicamente:

Cap. 9- AMBITI DI FORMAZIONE

I. - FAMIGLIA

II- PARROCCHIA

a) La parrocchia, comunità di diverse comunità

b) Comunità ecclesiali di base

c) Oratori

d) Gruppi giovanili

e) Movimenti e Associazioni giovanili

f) Gruppi missionari

III.- SCUOLA: COMUNITÀ EDUCATIVA

IV.- OPERE DI CARITÀ

V. -ALTRI AMBITI

PRESENTAZIONE

Gli ultimi ire Capitoli Generali (1981, 1987, 1992) ci hanno ripetuto in tutti i toni: "Ritorniamo ai giovani". Questo appello dovrebbe sembrare quasi strano in una Congregazione iniziala da un giovane chierico con un gruppo di ragazzi in un oratorio festivo e poi in una scuola. Comunque le cose stanno proprio così. In cent’anni il mondo è un po' cambiato e a noi non è facile stargli dietro.

Una volta avevamo i giovani

L'immagine del "prete in mezzo ai ragazzi" una volta era classica, quasi scontala. Si diventava preti per stare con i giovani, ci si preparava a fare gli assistenti nei probandati. negli internati e nel cortile della parrocchia. Eravamo incoraggiati a trovare qualche ora di tempo per leggere qualcosa di pedagogia, manuali di giochi per ragazzi ed altro. Insomma. era una scuola pratica che sì sviluppava su basi pacifiche e sulla stima di famiglie buone che vedevano nei preti e nelle suore, degli alleati sicuri per l'educazione dei figli.

Con gli anni, questa situazione è cambiata ovunque. ma soprattutto nei paesi del primo mondo. Non abbiamo quasi più internati, i giovani hanno mille offerte per il tempo libero; certo, per riempire il fine settimana, non pensano proprio all'aiuto del "prete". Fin qui niente di male! Sono cose che cambiano col tempo e non dipendono da noi.

Ma, i giovani d'oggi...

Ascoltiamo il Decimo Capitolo Generale che vuole stimolare la nostra riflessione:

Le giovani genera/ioni si trovano senza "retroterra". La società si presenta più complessa (mille culture), più provocatoria (mille offerte), più esigente e spietata (spazza via chi è mediocre, chi non ha in sé convinzioni forti). In breve: ieri eravamo figli della parola e del sacrificio; i giovani oggi sono figli dell'immagine e del consumismo; «prigionieri dell'attimo fuggente, cercano di "cosumare" esperienze individuali il più possibilmente forti e gratificanti sul piano delle emozioni e delle sensazioni immediate, trovandosi però inevitabilmente indifferenti e come paralizzali di fronte all'appello di un progetto dì vita che includa una dimensione spirituale e religiosa e un impegno di solidarietà» (Pastores dabo vobis, 7) (XCG. 58).

"Il giovane d'oggi è "figlio" di un'umanità in gran parte marcata dal secolarismo e risente della cultura caratterizzante l'odierna società: una società consumistica, edonista, talora aggressiva ed intransigente, competitiva e carente di valori solidi ed universali, ma anche ricca di nuove e inesplorate, positive possibilità. Una tale società influenza inevitabilmente l'intero vissuto giovanile" (XCG, 80). Potremmo aggiungere: senz'altro, influenza anche noi.

Il nostro caro Don Masiero, prima di lasciarci, ha seminato un dubbio nei nostri cuori, quasi un sospetto, direi:

Ma "I giovani sono lontani loro o lontani siamo noi?".

Certo che se da quasi vent'anni stiamo "tornando ai giovani" e non siamo ancora arrivati, vuoi dire che: o eravamo troppo lontani o la storia corre troppo veloce per i nostri ritmi.

Se il mondo cambia

Succede che quando il mondo cambia, cambia sempre qualcosa anche dentro di noi. Forse il cambio ci ha colli impreparati, siamo rimasti spiazzali. Va a sapere quale meccanismo sia scattato. Forse sentiamo di combattere con armi impari. Non abbiamo più quella grinta di una volta, anche perché abbiamo sperimentato che "quella" grinta antica, così com'era, non serve più.

Eppure abbiamo anche comprovato che quando si riesce ad avvicinare questi ragazzi d'oggi, li si trova disponibili, così soli, così bisognosi di orientamento e ci viene da pensare che forse abbiamo fatto male a ritirarci, a farci da parte psicologicamente pensando che. "per i giovani, ci vogliono i giovani""!» sperando che se ne occupi chissà chi. Forse abbiamo fatto male a preferire un'oretta tranquilla di film dopo cena, abbandonando i giovani che in altri tempi erano il nostro pane quotidiano.

E poi, cosa vuoi dire l'età? Nessuno è stato più vicino a Ignazio Silone che quel prete ormai "non più giovane" capace di "sprecare" tutta una notte a fare discorsi impegnati con un ragazzo. La sua vita rimarrà segnata per sempre.

Già il IX Capitolo Generale, nel 1987. avveniva un certo atteggiamento rinunciatario:

"Le mutate situazioni storiche... ci hanno colti impreparati ad un eventuale e comunitario discernimento degli eventi, con la conseguenza di non saper darci risposte adeguate..." (Atti. XLI. 1987. p 54).

Non solo adattamento ma intraprendenza orionina

Egli lacco l'ultimo Capitolo:

"In un epoca di grandi e repentine mutazioni, si rende necessaria una straordinaria capacità non solo di adattamento, ma di intraprendenza teorico-pratica, tipicamente orionina. per "essere alla testa dei tempi" (XCG. 5).

Ed il Capitolo stesso ha subito avvialo il discorso, offrendoci una cornice "teorica" con un ricca riflessione sulla pastorale giovanile-vocazionale (XCG 80-106) e ci ha lasciato un compito molto "pratico" per il sessennio: l'elaborazione del "Progetto orionino di pastorale giovanile" con il coinvolgimene dei segretariati provinciali, quello generale e le singole comunità:

Mozione N. 8. - Progetto orionino di pastorale giovanile

In sintonia con i recenti documenti del Magistero, nell'anno centenario del primo oratorio orionino, la nostra Congregazione avverte il richiamo ad operare in modo più incisivo e significativo nel mondo giovanile.

Si propone, pertanto, che i Segretariati provinciali per la pastorale giovanile, in stretto collegamento con il Segretariato generale, promuovendo la partecipazione delle singole comunità, elaborino un progetto orionino di pastorale giovanile:

1. che vada incontro alle esigenze formative dei giovani e degli educatori, tenendo conto delle diverse mentalità, culture, .condizioni sociali e politiche delle Nazioni in cui la Congregazione opera:

2. che abbia la cura di promuovere le vocazioni di speciale consacrazione;

3. Che preveda momenti di “verifica” (XCG, 188).

E' a questo compito che ci siamo sobbarcati, non senza fatica, negli ultimi due anni, in totale fedeltà a quanto il Capitolo ci ha chiesto.

Ma intendiamoci, la pastorale giovanile non inizia ora. Ci sono, nonostante le difficoltà segnalate, confortanti realtà in varie Province con un segretariato ben funzionante. In queste, l'impegno per l'elaborazione del progetto ha ravvivato l'entusiasmo.

In altre province, è stata l'occasione per far partire finalmente i segretariati. Qualche provincia si è lasciata coinvolgere di meno, ma anche qui, e dappertutto, sta nascendo qualcosa di nuovo.

L'iter del documento

II R. P. Julio Cuesta, incaricato del Segretariato generale ha promosso diverse riunioni in due aree: europea e latino americana.

* II punto di partenza è stata la riunione di Buenos Aires, il 7-8 ottobre 1993 e quella di Roma, il 26 novembre successivo, per concordare lo schema di lavoro e l’”indice” di temi: in pratica i titoli degli 8 capitoli che dovevano con tonnare il progetto.

* Durante tutto il '94 si sono tenuti diversi incontri interprovinciali sia a Roma (9-tebbraio e 20-maggio)che a Buenos Aires (12-17 febbraio) con la partecipazione di religiosi, suore e laici, tutti impegnati nella pastorale giovanile nelle comunità locali e provinciali.

* Ci sono stati, poi. due incontri per aree geografiche, allo scopo di raccogliere i contributi di tutte le Province. Il primo si è svolto a San Miguel (Argentina), il 26-6-'94; ad esso hanno preso parte rappresentanti delle Province latino-americane. Il secondo incontro si è svolto a La Mendola (Italia) e ha visto impegnate nella settimana dall’ 11 al 16 luglio, le Province europee: ha partecipalo anche P. Gustavo Rofi che portava il pre-documento dell'America. Così, si è potuto convergere in un unico documento che raccoglieva il contributo di tutti i gruppi e che è servito di base per il Convegno finale.

* E così si è arri vati all'Incontro Internazionale del Segretariato generale celebrato a Victoria, Buenos Aires dal 3 al 7 ottobre 1994.

Hanno partecipalo circa 80 rappresentami di America ed Europa: religiosi, religiose e laici, in grande maggioranza giovani (l'età media dei partecipanti era di 32 anni). Si è elaborato il documento che ora viene pubblicato.

* Nei mesi successivi. P. Julio con una piccola commissione ha rivisto il testo apportando alcune necessarie modifiche redazionali.

* II Consiglio generale nella seduta del 25 gennaio 1995, ha approvato il Progetto di pastorale giovanile-vocazionale, ad expcrimcntum, fino alla fine del sessennio di governo.

Spirito del documento

Alcune doverose precisazioni sullo spirito del docmento. Dalla citata mozione 8 emergevano chiaramente le seguenti indicazioni:

- Il progetto deve essere frutto di partecipazione organica della Congregazione nelle diverse istanze, locale, provinciale, generale.

Se ne è tenuto conto coinvolgendo il più possibile tutti. Quindi è un documento di convergenza. nato dall'ascolto di tutti in grande apertura. In questo hanno molto aiutato i giovani. Si sa che a volte noi adulti difendiamo con passione i nostri punti di vista, persino i nostri errori; la chiusura nei nostri dogmatismi rigidi, infatti è segno inconfondibile di vecchiaia. I giovani hanno meno storia da portare sulle spalle, e quindi, è stata più facile l'intesa e lo spirito di comunione. Il presente testo che si approva "ad experimentum". è comunque perfettibile e rimane sempre aperto a nuovi contributi in futuro.

Un piccolo particolare: qualche Provincia si è lasciata poco coinvolgere, perché -si è detto- "non abbiamo ancora una pastorale giovanile ben organizzata". Che peccato, però, sprecare un'occasione così!

Qualche altra Provincia in situazione simile, ha fatto il ragionamento contrario: proprio perché siamo ancora in cammino, approfittiamo dell'elaborazione del progetto per dare un nuovo impulso alla nostra pastorale. E si direbbe che ci sono riusciti. Dove si vede quanto importante sia in ogni caso, privilegiare le ragioni della comunione e non quelle dell'isolamento.

- Tener conto delle diverse culture, condizioni sociali, ecc . dove siamo presenti.

Pertanto. pur nella ricerca di concretezza, si troveranno i principi generali, le linee comuni di una pastorale di stile orionino, sempre aperta però, alle integrazioni locali per non perdere sfumature e accenti delle diverse realtà.

- Che abbia cura dì promuovere le vocazioni di speciale consacrazione.

Questo è stato un punto che ha richiesto particolare attenzione. Ci si è mossi tra due affermazioni, contraddittorie solo in apparenza.

Da una parte: "non c'è vera pastorale vocazionale senza una seria pastorale giovanile".

Dall'altra: "la pastorale giovanile non è tale se non include esplicitamente la pastorale vocazionale". Chi sottolinea la prima, intende partire dalla pastorale giovanile e rischia di non arrivare mai al discorso vocazionale. Chi privilegia la seconda, rischia di organizzare la "pesca", a partire dalla propria urgenza di "vocazioni", più che come servizio alla vocazione della persona.

Come si è detto, è una contraddizione solo apparente. Ambedue le affermazioni sono vere e complementari e vanno tenute insieme. Lo si è espresso nel titolo e nel contenuto del capitolo ottavo del progetto: "II discernimento vocazionale nella pastorale giovanile".

D'altronde la stessa discussione si era avuta nel X Capitolo generale (III commissione. XCG, 80-106) che ha fallo la scelta intenzionale di tener unito il discorso fin dal titolo: pastorale "giovanile-vocazionale", così tutto attaccato. Non separalo: giovanile "e" vocazionale. come se fossero due cose divergenti. Qualcuno l'ha chiamala la pastorale del "trattino", proprio per indicare che non è legittimo separare ciò che nel cammino di discernimento personale è necessariamente unito.

- che preveda momenti di verifica

E' chiaro che un progetto non è tale se non se ne verifica l'attuazione pratica. Come si è dello l'attuale testo è aperto a future integrazioni. Ma intendo che quando si parla di verifica, non si parla solo di corre/ione di documenti ma di verifica delle iniziative che da questo siano emerse. In concreto, vuoi dire che il mandato del Capitolo generale di promuovere un Progetto di pastorale giovanile non si esaurisce con la pubblicazione del presente documento, ma a partire da esso ogni Provincia attua una effettiva programmazione di attività: queste sì. possibili, concrete, verificabili. E bisogna dire che sono varie le province che hanno fatto una buona programmazione per il presente anno.

Un ringraziamento e un "compito"

Alla fine di questa dolce fatica, un sincero ringraziamento a quanti hanno dato il loro contributo di esperienze di vita, affinché il presente lavoro potesse esprimere nel miglior modo possibile, il carisma di Don Orione.

Questo "Progetto", se non avesse altri meriti, uno di sicuro ce l'ha. Ed è il merito di essere stato "sudato" insieme, in ore e ore di dialogo, di ricerca comunitaria, di preghiera fervente per aprire le nostre menti e i nostri cuori ai giovani d'oggi.

Questo "Progetto" non ha altra funzione che questa: vivere come è nato, cioè: "vivere" nel dialogo fraterno, nello scambio di esperienze intorno al "pianeta giovani", come si ama dire adesso.

Alla fine di un altro "libretto", devo supplicare ancora una volta: non prendetelo come un fascicolo per ornare gli scaffali delle nostre biblioteche piene di polvere. Non c'era proprio bisogno! Questo documento è nato "vivo" dai manovali della pastorale più che al tavolino dello specialista. Rimanga un documento "vivo", vero strumento di lavoro per apostoli dei giovani !

P. Roberto Simionato F.D.P.

Direttore generale

Roma. 25 gennaio 1995

1

DON ORIONE E I GIOVANI

I. Don Orione giovane

1. Prima di riferirci a Don Orione come "educatore dei giovani" vogliamo fare un breve riferimento a Don Orione "giovane".

Nasce in anni difficili. In Italia si vive una situazione socio-politica e religiosa mollo conflittuale. Tutto ciò. unito con il carattere di sua madre Carolina Feltri -donna umile e di forte personalità che si caratterizza per l'energia del suo temperamento e per il suo grande senso pratico-e di suo padre Vittorio Orione - uomo di grande rettitudine, bontà, onestà, generosità e con una speciale ammirazione per Garibaldi e le sue idee antipapaline, aiuterà a formare il carattere e la personalità di Luigi Orione, il suo senso morale e cristiano, facendo di lui un giovane fedele alla Chiesa e capace di dare risposta alla situazione socio-politica e religiosa del suo tempo.

2. Il giovane Luigi Orione cerca di conoscere meglio possibile il mondo che lo circonda: comprende e accetta che anche lui ha il suo posto concreto nella società del suo tempo, che non può rimanere impassibile di fronte ai problemi che lo circondano. Di viene così, fin da giovane, "l'uomo della carità", sensibile ad ogni forma di povertà e di bisogno:

- visita le carceri, gli ospedali, i malati poveri;

- s'interessa dei ragazzi e dei giovani della sua città.

3. La sua ardente pietà eucaristica e la sua tenerissima devozione a Maria Santissima si completavano con uno spirito apostolico e papalino che lo facevano particolarmente sensibile ai problemi sociali: questo si può riassumere nei suoi quattro grandi amori: Gesù, Maria, Papa, Anime.

II. Il carisma orionino

4. Chi si avvicina alla figura di Don Orione si trova di fronte ad un uomo di spiccata personalità. Lo stesso Giovanni Paolo II riconosce che "E impossibile1 fare la sintesi della ricchezza dello spirito di Don Orione perché aveva il cuore di San Paolo: tenero e sensibile fino alle lacrime, instancabile e animato fino all’intrepidezza, tenace e dinamico fino all'eroismo, in contatto con grandi nomi della politica e della cultura, illuminando gli uomini senza fede, convertendo i peccatori, sempre raccolto in continua e fiduciosa preghiera, accompagnata, a volte, da terribili penitenze".'1

5. Don Orione, di fronte ai problemi del suo tempo, sa offrire risposte adeguate che costituiscono quello che riconosciamo come carisma2 orionino che deve essere sviluppato e attualizzato.

Vogliamo soffermarci su alcuni aspetti di questa ricca spiritualità orionina che possono diventare esempio sia per i giovani che per i loro educatori.

A. Dio solo...!

6. "DIO SOLO! Breve motto, ma che in se contiene, come in compendio tutta la perfezione di un'anima...”3

Don Orione diventa un innamorato di Gesù. Gesù era il suo amore, sentito profondamente, sostanzialmente, nella sua vita.

Chi ha vissuto al fianco di don Orione è rimasto impressionalo dal suo grande spirito di preghiera. Non possiamo non ricordare a questo riguardo l'esempio della sua vita: vero uomo di preghiera che dopo una giornata dedicata totalmente al servizio del prossimo è capace di passare, molte volte, la notte intera in preghiera davanti al Santissimo.

B. Carità'

7. Don Orione è il santo della carità. L'amore che lo unisce a Dio, lo unisce anche agli uomini: è un amore immenso e totale 4 che richiede da lui il dono totale di sé; l'atteggiamento di Don Orione di fronte a questa esigenza e una risposta generosa: da tutto se stesso a tutti; non c'è dolore, problema, tristezza che non trovi posto nel suo grande cuore modellato a immagine di quello di Gesù.

8. "Vorrei farmi servo dei servi distribuendo la mia vita ai più indigenti e derelitti; vorrei diventare lo stolto di Cristo e vivere e morire della stoltezza della carità per ì miei fratelli !

Amare sempre e dare la vita cantando l'Amore! Spogliarmi di tutto! Seminare la carità lungo ogni sentiero..."5

9. Le Costituzioni dei religiosi di don Orione, facendo propria questa sensibilità del Fondatore per i poveri, si esprimono in questa forma:

"Dedicati ai poveri e bisognosi, vogliamo:

- considerare un privilegio servire Cristo nei più abbandonati e reietti, poiché nel più misero degli uomini brilla l' immagine di Dio;

- accompagnare i poveri nella loro ascesa e promozione umana e sociale assumendo anche la loro condizione...;

- condurre i deboli e gli indifesi al pieno inserimento nel consorzio umano; "ogni catena che toglie la libertà ai figli di Dio sì deve spezzare, ogni sfruttamento di un uomo su uomo deve essere soppresso nel nome di Cristo; nostro campo d'azione è la carità, però nulla esclude della verità e della giustizia, ma la verità e la giustizia fa nella carità"6

- fare dei poveri i protagonisti della propria storia, valorizzandone i doni e le capacità, gli usi e ì costumi, la religiosità...;

- trarre dai figli del popolo, specie attraverso la cristiana educazione della gioventù, dei veri rinnovatori della società: un orizzonte nuovo si schiude, una coscienza sociale nuova si va elaborando alla luce di quella civiltà cristiana, progressiva sempre, che è fiore di Vangelo".7

C. Amore alla Chiesa

10. In un momento storico caratterizzato da un clima di avversione all'autorità della Chiesa e di anticlericalismo (questione romana, massoneria, giansenismo, liberalismo) Don Orione reagisce ponendosi incondizionatamente dal­la parte della Chiesa e del Papa:

"Oh santa Chiesa Cattolica. Chiesa di Gesù Cristo; luce, amore e Madre mia dolcissima e divina! (...) Madre della nostra vita, palpito del nostro cuore, vita della nostra vita stessa!" .8

Don Orione ha sentito profondamente che davvero la pietra su cui poggia tutto l'universo è Cristo; ma Cristo. una volta asceso al cielo. si fa presente realmente nella Chiesa, nel Papa.

D. Fiducia nella Divina Provvidenza

11. Per Don Orione la lede è il motore della storia.

Perchè la lotta per le giuste rivendicazioni sociali sia effettiva e promuova l'uomo, deve nascere dalla fede in Dio e nel suo nome: "...Avanti, in nome di Dio... " dirà nel suo proclama alle lavoratrici delle risaie; tale convinzione si fonda nella divina Provvidenza che conduce la storia e, anche se il cammino sembra oscuro, il suo destino non mancherà di compiersi. Orbene, questa certezza non lo rende passivo, al contrario sa molto bene che Dio si serve del nostro lavoro per realizzare la sua opera nel mondo. "Figlio della Divina Provvidenza vuoi dire figlio della fede, né inni saremo veri figli della Divina Provvidenza senza una vita tutta di fede e di fiducia in Dio”. 9

E. Creatività e audacia

12. Don Orione è un uomo di una grande creatività; sa trovare sempre nuove strade, a volte le più sorprendenti, per raggiungere i suoi santi obiettivi. "Per poter tirare e portare i popoli e la gioventù alla Chiesa e a Cristo, bisogna camminare alla testa dei tempi e dei popoli, e non alla coda, e non farci trascinare”. 10

F. Una vita semplice

13. Don Orione che ha meravigliato tutti con la sua santità. con le sue capacità di organizzatore, con le sue opere di bene, non ha mai perso il senso cristiano dell'umiltà.

"Viviamo da umili, da pii, da buoni religiosi e la Divina Provvidenza .si servirà di noi, suoi stracci e suoi figli"11

G. Gioia

14. " Vi è una gioia, dice S, Agostino, che non è concessa a chi vive di terra e per la terra, ma sì a coloro che amano e servono il Signore e la Chiesa con disinteressato amore. E questa gioia sei Tu, o Signore e Dio nostro! Qui sta la vita beata, nel godere di Te, in Te, per Te”.12

"La perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di sé a Dio e agli uomini, a tutti gli uomini, ai più miseri come ai più fisicamente, moralmente deformi...”. 13

"Sempre lieti in Domino, con gioia grande, diffondendo bontà e serenità su tutti i nostri passi e nel cuore di tutte le persone che incontriamo”.14

H. Devozione mariana

15. La devozione di Don Orione a Maria è tanto accentuata quanto il suo amore verso i poveri. "Noi veneriamo e proclamiamo Maria Madre nostra e unica fondatrice della Piccola Opera; la consideriamo celeste ispiratrice di tutte le nostre attività”.15

"Quanto bene farete alle anime dei giovanetti se accenderete nei loro cuori la lampada dell'amore alla Madonna benedetta!”.16

I. La Croce

16. Il primo oratorio Don Orione lo apre in una Settimana Santa. La prima chiesa ove conduce i suoi ragazzi è la chiesa del Crocifisso di Tortona. Con un amore che sa di tenerezza egli chiese per sé il grande crocifisso di legno che vi si venerava e lo volle nella propria stanza, enorme, visibile più di qualunque altro oggetto.

"Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me (...) il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me".17

Queste parole di San Paolo esprimono perfettamente i sentimenti e la vita di Don Orione.

La contemplazione dell'amore di Dio per noi, rappresentalo dalla Croce di Gesù"18, è la chiave che ci fa capire la vita di tanti santi. Fin dai primi passi della sua Congregazione, Don Orione vede nella Croce l'albero dal quale sorge questa nuova vita. E' dalla sua capacità di sorpresa, di meraviglia, di fronte alla grandezza dell'amore di Dio che nasce in Don Orione la necessità di vivere anche lui dell'amore di Dio; si sente amato da Dio e tutta la sua vita diventa riflesso di questo amore.

" Vivere, palpitare, morire ai piedi della Croce o in Croce con Cristo!"19

"Gesù si segue davvero, si ama davvero e si serve davvero in Croce”20

II. Laboriosità'

17. "lavoro, lavoro, lavoro! Noi siamo i figli della fede e de! lavoro. E dobbiamo amare ed essere tutti apostoli dei lavoro e della fede. Noi dobbiamo correre sempre per lavorare e lavorare sempre di più".21

Questa operosità Don Orione l'ha imparata a casa sua, accanto a mamma Carolina, che accompagnava a spigolare nei campi, e da suo padre Vittorio col quale, anche lui, ha fatto il selciatore.

III. Lo stile educativo di Don Orione

18. Per questa importante sezione del nostro Progetto facciamo riferimento al capitolo corrispondente del "Progetto Educativo Orionino"22 da poco pubblicato. In esso ci si sofferma sul metodo "cristiano-paterno" proprio di Don Orione; sono delle pagine molto suggestive per chi deve portare avanti un lavoro educativo secondo lo stile orionino.

Riportiamo a continuazione una parte di questo capitolo:

Tratti fondamentali del sistema educativo

«cristiano-paterno»

19. Partendo dal metodo preventivo dì don Bosco, don Orione evidenzia, in quello che lui chiama sistema cristiano-paterno, i seguenti tratti principali:

* La ragione e la religione, quali principi del sapere, strumenti di comprensione e motivi di persuasione. Su di esse si basano la comunicazione della visione cristiana della vita e la formazione di personalità integrate.23

* Formare Cristo nel cuore dei giovani24 ed educarli ad una visione critica degli avvenimenti umani.25

* Clima di famiglia26 di manifesta e chiara moralità,27 di lavoro,28 di sacrificio e studio,29 di religiosità e vita spirituale; di serenità e di gioia.30con i necessari spazi e tempi di ricreazione.

* Sviluppo e mantenimento. nell'alunno, dell'interesse e della partecipazione, della creatività e dello spirito di iniziativa nel retto uso del tempo libero.

* Stimolo costante e motivazione in ordine alla virtù, alla perfezione e alla grandezza morale: stima e valorizzazione della croce, degli ideali più nobili e dell'amore a Dio, al prossimo, alla patria e alla Chiesa.

* Iniziazione alla preghiera e alla vita liturgica; partecipazione ai sacramenti dell'Eucarestia e della confessione; pietà solida, fatta di adesione profonda a Dio e alla virtù, di coerenza di vita, di pratica cristiana.31

* Adesione ai valori del popolo, alle sue tradizioni e alle sue espressioni culturali, sempre che non siano contrarie alla morale cristiana; promozione di quesiti valori, in quanto veicoli di valori evangelici.32

* Condotta imparziale. bontà, comprensione e fermezza e, insieme, rispetto per la personalità degli alunni; comportamenti che generano in essi atteggiamenti dì confidenza, apprezzamento e rispetto verso l'autorità e gli educatori.

* Didattica snella che faciliti ed accompagni lo studio e la ricerca da parte degli alunni.33

* Disciplina come elemento che contribuisce a tenere alto il clima formativo e che permette il normale andamento delle attività; è all'interno di un tale ordine che meglio si sviluppano le capacità degli alunni e meglio si dispiegano e valorizzano le potenzialità degli educatori.34

* Osservazione, studio e accompagnamento costante degli alunni, col fine di scoprire e sviluppare qualità e buone disposizioni e per correggere difetti.35

* Riduzione delle sanzioni al minimo indispensabile, manifestando sempre atteggiamenti di bontà e di comprensione,36 e ricorrendo a motivi di persuasione basati sulla ragione e sulla religione.

* Offerta di concrete opportunità a quegli alunni che non si adattano alle norme di comportamento prestabilite. ricorrendo a tutti i mezzi che favoriscano un cambiamento di condotta. Se ciò non dovesse accadere, offrire le informazioni e l'aiuto necessario per l'inserimento in una struttura più idonea.37

* Preghiera per gli alunni e benedizione di Dio quotidianamente implorata sul nostro umile lavoro, e sublime apostolato di educatori.38

2

ANALISI DELLA REALTA

I. Considerazioni iniziali:

20. Qualsiasi progetto pastorale per essere fedele a Dio deve partire dalla fedeltà al l'uomo. Per questo anche l'avvio di una concreta pastorale giovanile deve essere radicata nella conoscenza della realtà del mondo giovanile: in ciò che vivono e sentono i giovani.

Il XCG39, alludendo alla pastorale giovanile-vocazionale,

ha rilevato che “il giovane d'oggi è figlio di un'umanità in gran parie marcata dal secolarismo e risente della cultura caratterizzante l'odierna società: una .società consumista, edonista, talora aggressiva ed intransigente, competitiva e carente di valori solidi ed universali, ma anche ricca di nuove e inesplorate positive possibilità. Una tale società influenza inevitabilmente l'intero vissuto giovanile”.40

21. La gioventù, oggi, rispecchia in pieno i mutamenti in allo nella nostra società. Siamo passati dal la modernità -in cui regnava una mentalità razionale scientifica e tecnica, la lede nel progresso, l'autonomia individuale e le ideologie-, alla postmodernità -che si presenta come una "delusione" di fronte a tutto ciò che ci si aspettava dalla modernità e le sue abbondanti promesse "non mantenute"- . I grandi temi, come l'esistenza umana, il senso della vita, il senso della storia, la trascendenza e la responsabilità morale, erano oggetto dì riflessione da pane del pensiero moderno. Oggi, invece, si rimane indifferenti di fronte a queste problematiche; la mentalità postmoderna difende l'edonismo e il cullo del corpo, la morale soggettiva ("fa ciò che vuoi"), e provoca il frazionamento dell'individuo e l'impero dell'emotività (feeling) di fronte alla ragione.

A continuazione faremo un'analisi della realtà del mondo in cui viviamo in relazione ai giovani. Proponiamo tre livelli di osserva/ione:

- livello personale - familiare

- livello socio - culturale

- livello etico – religioso

II. Realtà personale – familiare

22. Esiste nei giovani uno spirito di ricerca. "Gli adolescenti e giovani sono carichi di interrogativi vitali e in loro è viva la ricerca dì un progetto di vita personale e comunitario che dia senso alla loro vita e che permetta loro di realizzare le proprie potenzialità. (...) Molti, però, vivono addormentati dulia propaganda degli strumenti della comunicazione .sociale e alienati da imposizioni culturali e dal pragmatismo del "tutto e subito", il quale ha generato nuovi problemi nella maturazione affettiva degli adolescenti e dei giovani"41

* Apprezzano molto tutto ciò che si riferisce al campo d'azione dei sentimenti, che era rimasto in disparte nel razionalismo moderno. C'è pure, una ricerca esacerbata riguardante l'aspetto fisico- corporale.

* Esiste nel giovane un'ansia permanente di vivere la vita godendola al massimo, soprattutto in maniera intensa, euforica, appassionata, libera: molli, però, la vivono talora in modo autodistruttivo.

* Difendono il valore dell'autenticità, che come una specie di virtù cardinale, permette loro di esprimere ciò che sono e che sentono, rendendosi liberi da molteplici imposizioni, leggi e tabù. E una gioventù più aperta. senza inibizioni né pregiudizi.

* Per molti giovani la famiglia è un luogo dove si riceve e si da amore e pertanto luogo di crescita integrale. Esistono ugualmente delle famiglie distrutte, dove manca un vero dialogo o che vivono in conflitto permanente: in esse molli giovani non trovano quell'affetto necessario alla loro maturazione umana: c'è bisogno di persone ed ambienti che accolgano i giovani e sostengano le famiglie in difficoltà.

* Non possiamo dimenticare la lotta della famiglia per la propria sussistenza e per la realizzazione dei suoi membri. Le numerose pressioni d'ogni tipo cui è sottoposta la famiglia, in modo speciale la problematica socio- economica, destano, sin dalla fanciullezza, atteggiamenti di violenza e di chiusura di fronte ai problemi degli altri.

* I veri modelli su cui possiamo contare non sono sufficientemente conosciuti per ispirare l'autenticità dei giovani: perciò molti finiscono col l'identificarsi in pseudo-modelli che non presentano ideali permanenti, senza costruire alcuna identità personale.

* I giovani, di fronte ad un diffuso pluralismo ideologico, hanno un vasto spazio di libera scelta, ma restano soli nella definizione del la propria personalità. Essi sono totalmente pronti ad impegnarsi per dei valori come pace, libertà, giustizia, solidarietà, rispetto della natura, ma talora si mostrano incapaci di assumere impegni duraturi e costanti. Un esempio di ciò è la rottura del vincolo matrimoniale in coppie giovani, i casi di madri nubili, l'amore-piacere senza responsabilità.

* Ricercano il successo o il trionfo a qualsiasi costo, sottovalutando il senso costruttivo che hanno o possono avere i risultati negativi nella vita.

* Senza ignorare l'importanza dei mezzi di comunicazione, vediamo che "la fanciullezza e la gioventù ricevono prematuramente informazioni di ogni tipo, senza che la famiglia, gli adulti e i docenti li aiutino a formare felicemente i propri giudizi di verità e dì bene".42

* L'ansia di libertà che c'è nei giovani si contrappone molle volle al la verità. Ogni verità che minacci la libertà è scartata: ciò va contro il valore stesso dell'autenticità. segnato nel punto 1.4.

* Quantunque siamo di fronte a una gioventù più aperta, c'è come un rifiuto del mondo che hanno lascialo gli adulti. "Il giovane d'oggi si sente estraneo al passato; appare privo di memoria storica: per lui spesso conta soltanto il momento presente43: è la filosofia del "carpe diem".

I. Realtà socio – culturale

23. "Costatiamo che vi nono adolescenti e giovani che reagiscono al consumismo imperante e sono sensibili alle debolezze della gente e al dolore dei più poveri. Cercano d’inserirsi nella società rifiutando la corruzione e generando spazi di partecipazione genuinamente democratici"44. Però è anche evidente in molli giovani una mancanza di coscienza critica che permetta loro di giudicare tutto ciò che ricevono. Bisogna riconoscere che gli adolescenti e i giovani sono forse coloro che soffrono di più le conseguenze della società di consumo. Gran parte della pubblicità che cerca di creare "nuovi bisogni" e "mode" è rivolta alla gioventù e ci arriva con grande “successo”.

* Alcuni giovani hanno un alto grado di speranza e slancio pur in mezzo a situazioni poco favorevoli: sono soliti esprimersi con ottimismo e sono disposti ai cambiamenti. Non così altri, più pragmatici e meno ottimisti riguardo al futuro.

* I giovani cercano un senso autentico per ciò che desiderano e fanno. "Il ruolo che la gioventù interpreta normalmente nella società è quello di dare un certo dinamismo al corpo sociale. Quando gli adulti non sono autentici, o non aperti al dialogo con i giovani, impediscono che il dinamismo creatore del giovane faccia avanzare il corpo sociale. Quando non si vedono presi sul serio, i giovani scelgono strade diverse”.45 Non di rado la profonda aspirazione dei giovani verso l'autenticità e la pienezza nelle relazioni diviene delusione e insoddisfazione ripiegando in forme surrogate di felicità. Non più aspirazioni ideali, ma solo un continuo desiderio di possesso e di potenza che spesso si tramutano in dipendenza: droga, alcool, consumismo, pornografia, prostituzione, violenza, criminalità.

* "Molti giovani sono vittime dell'impoverimento e dell'emarginazione sociale, della mancanza di lavoro e di un'educazione che non risponde alle esigenze della loro vita".46

* Molte volte sono obbligati a lavorare (privilegio di pochi nei paesi poveri) da piccoli (non hanno accesso all'istruzione scolastica) e, nelle zone agricole, si trovano abbandonati e non protetti da parte del governo; altri soffrono le conseguenze di varie discriminazioni. Venendo a mancare delle opportunità sociali e culturali, si indebolisce naturalmente il protagonismo giovanile nella società.

* In alcune nazioni sono molti i bambini e giovani che vivono nella strada; le città sono sempre più grandi e inospitali: si vive nella situazione contraddittoria di essere in molti e, nello stesso tempo, di essere sempre più soli.

* Le culture straniere molto spesso soffocano, emarginano e, talora, distruggono i valori autoctoni.

IV. Realtà etico – religiosa

24. Troviamo nei giovani una ricerca di assoluto47 che apre le porte all'annuncio cristiano. "Sono assetati di valori spirituali e religiosi anche se, talora, le risposte offerte loro risultano inadeguate o evasive".48 A volte essi cercano in altre religioni o sette, elementi che permettano loro di ricomporre il proprio universo.

* C'è un crescente apprezzamento di tutto ciò che è comunitario. "Sono sempre di più quelli che si aggregano in gruppi, movimenti e comunità ecclesiali per pregare e realizzare diversi servizi di azione missionaria e apostolica".49

* Molti giovani laici sono seriamente impegnati nelle comunità ecclesiali le quali sono arricchite da un dinamismo apostolico nuovo ed entusiasta.

* Sono numerosi coloro che palesano un avvicinamento maggiore verso la persona di Gesù come un amico e compagno di cammino. Altri vivono una grande separazione tra fede e vita, riducendo l'impegno cristiano alla partecipazione alla Parrocchia ma restando assenti nei propri ambiti di vita sociale.

* "I giovani cattolici organizzati in gruppi chiedono ai loro pastori l'accompagnamento spirituale e il sostegno nelle loro attività...”.50 Essi dimostrano maggiore stima per un tipo di liturgia viva, più creativa, spontanea e partecipata; preferiscono lasciare da parte il linguaggio religioso stereotipato; si interessano per conoscere ed approfondire la Parola di Dio. In genere, i giovani sono aperti alle diverse manifestazioni della religiosità popolare.

* Alcuni sono sociologicamente cristiani, perché sono stati battezzati, ma vivono in un processo crescente di abbandono della fede e della vita sacramentale. Altri lottano per una maggiore partecipazione nella Chiesa, superando posizioni che identificano la Chiesa con la sola gerarchia.

* II secolarismo, che prescinde da Dio, ha lasciato in molti giovani la sua caratteristica impronta di indifferenza di fronte a tutto ciò che è religioso. Alcuni giovani non sono arrivati a rompere con Dio, ma non accettano la mediazione umana. Questo fenomeno si produce, il più delle volte per una miscredenza o uno scetticismo riguardo alla vita e alla missione stessa della Chiesa.

* La famiglia oggi non garantisce più la prima evangelizzazione dei giovani, come "in passato", lo stesso si può dire della scuola e di altri ambienti. Questa situazione limita la possibilità di percorrere un cammino di fede e fa sì che molti giovani non trovino risposte vocazionali, ed anzi che nemmeno si pongano il perché della loro esistenza.

* L'estendersi delle sette, con la loro nota capacità di proselitismo, sta generando grande confusione religiosa in molti giovani. C'è il pericolo di cadere in un sincretismo, in cui si mischiano degli elementi di diversi culti che, per natura, sono incompatibili.

* Nel campo della morale prevale in molti giovani un certo relativismo: il bene e il male non dipendono da principi chiari, validi sempre e per tutti, ma sono legati alle situazioni contingenti e all'evolversi delle esperienze, e quindi vanno continuamente riformulati, cosicché mancano dei caratteri di assolutezza e di universalità.

* Si ripercuotono negativamente sui nostri giovani alcune pratiche sempre più frequenti anche in famiglie tradizionalmente cristiane: non battezzare i propri figli, il matrimonio civile, il non andare a Messa alla Domenica, ecc.. La dottrina ufficiale della Chiesa nel campo della morale sessuale (rapporti extramatrimoniali, l'omosessualità) riscuote scarso consenso tra i giovani. Va rilevato il fatto che in molti giovani si può parlare di un "offuscamento del senso del peccato"; si accettano tranquillamente tanti comportamenti tradizionalmente ritenuti peccaminosi.51

* Questa crisi dei valori morali comuni si colloca accanto a quel soggettivismo che prende le mosse da un'evoluzione culturale che lascia l'individuo padrone assoluto di se stesso e delle sue scelte. Una società in vorticosa trasformazione perde il riferimento a quei criteri morali oggettivi che nel passato avevano garantito una chiara linea di demarcazione tra azioni buone e azione eticamente inaccettabili.

25. Questa analisi tratteggia a grandi linee la situazione del mondo giovanile nella presente epoca. E chiaro tuttavia che ogni progetto di pastorale giovanile necessita di una ulteriore analisi locale, che dovrà essere più precisa e articolata. Pertanto ogni operatore pastorale si sentirà impegnato ad abilitarsi alla lettura della situazione del mondo giovanile così come si presenta localmente, anche facendo uso dei contributi che gli vengono offerti dalle scienze antropologiche.

V. Luci e ombre della nostra Pastorale giovanile

A questo punto intendiamo analizzare i successi e gli errori che abbiamo avuto come Congregazione nella nostra azione pastorale con i giovani.

26. Luci

* Una chiara coscienza, a livello di Congregazione, della necessità di un maggiore impegno in favore dei giovani. Ultimamente sono stati costanti i richiami ad un "ritorno ai giovani" sull'esempio del fondatore che ci volle particolarmente dediti ad essi.52

* Una coscienza missionaria e di servizio apostolico trasmesso ai giovani. "Giovani, siate apostoli dei vostri coetanei" (Giovanni Paolo II).

* I progressi fatti nella ricerca di criteri comuni e nello sviluppo di una pastorale giovanile di gruppo a livelli provinciale ed interprovinciale. Frutti di questa collaborazione di tutti sono il Progetto Educativo Orionino, già pubblicato, ed il presente Progetto di Pastorale Giovanile.

* Le strutture di partecipazione create in questi ultimi anni che rendono i giovani protagonisti diretti della pastorale giovanile (Segretariato, le aree, i raduni di formazione di capi gruppo, coordinatori, formazione di leaders contadini, ecc.).

* La generosa disponibilità di molti agenti pastorali (religiosi e laici) che sanno percepire le necessità dei giovani e li guidano per un cammino di fede.

* L'aver compreso meglio che la pastorale giovanile e la pastorale vocazionale sono un tutto inseparabile, che "l'elemento vocazionale è costitutivo della stessa identità cristiana e fa parte integrante della pastorale giovanile".53

27. Ombre:

* La mancanza di continuità nei piani pastorali: il lavoro iniziato da uno viene, a volte, abbandonato per imporre degli schemi prestabiliti che non tengono conto della situazione reale del gruppo che si vuole guidare. Questo fatto crea insicurezza tra i giovani.

* La mancanza di una maggiore disponibilità per compiti di accompagnamento e di orientamento, sia a livello personale che di gruppo, di persone serene e competenti.

* Un certo conformismo che si manifesta nel lavoro "solo verso l'interno", prendendosi cura del proprio "piccolo gregge" e trascurando tutti coloro che non vi appartengono perché fuori dalla parrocchia, gruppo o movimento.

* La mancanza di risposte pastorali a favore dei giovani più poveri, in situazioni di estrema necessità: giovani senza cultura e senza lavoro, giovani vittime della droga, dell'alcool, della criminalità e di tante altre "nuove forme di povertà".

* Un mancato ed efficace inserimento nei mezzi di comunicazione sociale. La scarsa considerazione ed uso di tali importanti strumenti di evangelizzazione.

* La dimenticanza ricorrente che ogni pastorale giovanile dev'essere vocazionale: deve aiutare il giovane a scoprire il suo posto nella Chiesa e nella Società.

3

L'OBIETTIVO:

"Avvicinare il cuore dei giovani per farne cristiana la vita"

28. E' Don Orione stesso che ci indica come avvicinare i giovani:

"Con ogni pia e santa e fraterna industria dobbiamo avvicinare il cuore dei giovani e farci come ragazzi con essi e, raccomandandoci a Dio, prendere in mano con grande riverenza l’anima dei giovani a noi affidati: questo è ciò che iddio e che la Chiesa chiedono a noi... In tutto facciamo comprendere ai giovani che vogliamo il verace bene e che ti vogliamo morali, cristiani, educati, civili e formati tali da esser di onore a se', alla famiglia, alla loro città e alla patria: giovani educati, onesti, laboriosi e professionalmente capaci...."54

I. Perché un obiettivo comune?

29. Come famiglia orionina prendiamo sempre più coscienza della necessita di avvicinare i giovani con uno stile proprio e in modo coordinalo, dando alla nostra pastorale un obiettivo comune con il fine di trasmettere la nostra identità carismatica.

La formulazione di un obiettivo comune ci aiuta a:

* impegnarci ad accompagnare i giovani lungo un cammino di crescita senza ridurci ad un puro annuncio kerigmatico:

* far sì che la pastorale giovanile sia assunta da tutta la comunità valorizzando gli sforzi di ognuno;

* presentare un cammino di piena maturità per i giovani;

* organizzare armonicamente la nostra pastorale giovanile per evitare che si riduca ad una somma di iniziative slegate fra loro.

30. La scelta di tale obiettivo è motivata dal fatto che in tal modo il giovane d'oggi viene condotto per gradi ad una crescita integrale, nell'ottica orionina.

II. L'obiettivo della nostra Pastorale giovanile

31. Partendo, quindi, dall'idea secondo cui la fede, come risposta libera e personale dell'uomo, e qualitativamente legata ad una personalità matura, capace di strutturarsi e di progettarsi, sulla scia di don Orione ci sembra di poter formulare così l'obiettivo della Pastorale giovanile:

Avvicinare il cuore del giovane,

a partire dal più disagiato,

al fine di farne cristiana la vita.

Accompagnarne lo sviluppo integrale,

con itinerari che lo portino

alla scoperta del senso della propria vita,

all'accoglienza gioiosa della propria esistenza,

all'impegno responsabile della solidarietà,

specialmente verso i più poveri, dietro l'esempio di Don Orione.

Favorire l'incontro personale e l'accoglienza di Gesù Cristo,

centro della Chiesa e della Storia,

presente nella propria vita,

e nella comunità di fede;

affinché testimoni agli altri questa esperienza

secondo la sua propria vocazione.

32. Interpretando l'ansia apostolica di Don Orione ci impegniamo perché il giovane, incontrandoci, si senta stimolato e educato a:

* - essere un uomo retto e onesto in ogni circostanza della vita e del quale ci si può fidare.

* "Sentano che voi vi interessate per crescerli giovani onesti, laboriosi, onorati!”55

* - impegnarsi con la realtà, preoccupandosi di cuore di tutti e di ogni uomo, rendendosi solidale specialmente con i più poveri, quelli ai quali il mondo non da un'opportunità, vivendo intensamente la carità con la certezza che è l'unico mezzo di pienezza umana e cristiana.

* “Solo con la carità di Gesù Cristo si salverà il mondo...”56

* scoprire i valori e le contraddizioni del suo ambiente; a formarsi una coscienza critica di fronte alla realtà ed offrire una risposta evangelica alle sfide del suo tempo con un impegno sociale e politico coraggioso

* "Un orizzonte nuovo si schiude, una coscienza sociale nuova si va elaborando alla luce di quella civiltà cristiana, progressiva sempre, che è fiore d. Vangelo".57

* mettere Cristo, e Cristo crocifìsso, come centro e fondamento di tutta la sua vita, sapendo che solo Lui è "Via. Verità e Vita"58, novità di Dio e suo progetto di Regno, unico rivelatore del Padre e dell'uomo, risposta agli interrogativi più profondi dell'uomo e alle richieste della storia.59

* "Instaurare omnia in Cristo”!60 è il nostro motto e il nostro programma....61

* fare della Chiesa la sua casa, prendendo parte attivamente alla vita della comunità, formandosi integralmente al Vangelo, e riconoscendo il Papa come padre, guida e maestro.

* “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune.”62

* "Vivere, operare e morire di amore per il Papa: questo e solo questo è la Piccola Opera della Divina Provvidenza".63

* essere sempre disponibile all'amicizia con tutti, approfondendo continuamente la sua intimità con Cristo per mezzo della Parola di Dio, la vita sacramentale, la liturgia e la preghiera.

* "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete, miei amici, se farete ciò che io vi comando".64

* scoprire l'azione provvidente del Padre nella sua vita rispondendo con generosità al suo disegno di amore, accogliendolo con fiducia filiale, gioia di vita e semplicità.

* "Siate sempre lieti. Appartenete al Signore; Lo ripeto, siate sempre lieti. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per null,..., e la pace di Dio, che è più grande di quanto si possa immaginare custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù"65

* "Siamo Figli della Divina Provvidenza, e non disperiamo, ma, anzi, confidiamo grandemente in Dio!"66

* assumere uno stile apostolico audace, di totale disponibilità e donazione di sé. gettandosi in un'autentica dimensione missionaria.

* "Dobbiamo andare e camminare alla testa dei tempi e dei popoli, e non alla coda, e non farci trascinare. Per poter tirare e portare i popoli e la gioventù alla Chiesa e a Cristo bisogna camminare alla testa."67

* sperimentare la presenza silenziosa e permanente di Maria, Madre e Mediatrice, modello di servizio, di disponibilità e di apertura al disegno di Dio.

* "Onoriamo Maria! Invochiamola, supplichiamola d'infonderci un po' della sua immacolata purezza e di purificarci: di darci la semplicità del cuore puro, che vede Dio, che intende Dio"68

* amare Don Orione come un padre, seguendolo come modello e guida e riconoscendosi membro della sua famiglia.

* "E necessario condividere il nostro carisma orionino con i laici, perché essi possano viverlo e diffonderlo non solo nelle nostre opere, ma, come benefico lievito nascosto, soprattutto nella nuova frontiera dell'evangelizzazione della Chiesa: quel mondo secolarizzato da rievangelizzare e da santificare in cui essi sono inseriti. "69

4

TAPPE NEL CAMMINO DI EVANGELIZZAZIONE

33. Come Don Orione ci insegna, bisogna stare con i giovani, mettersi alla pari, vivere per loro, fare con loro la stessa strada, questo ci permette di entrare nella vita, nel cuore dell'altro, di essere fratelli di coloro che il Padre ci affida.

"Farci come ragazzi coi ragazzi come farebbe un buon fratello maggiore con i fratelli più piccoli.70

Ogni persona ha bisogno di un tempo per raggiunge­re la sua piena maturità; si tratta di un processo con delle tappe ben precise. Nel processo di educazione e maturazione nella fede, la comunità (piccola Chiesa) è importante perché è l'ambiente naturale dove i I cammino si snoda. Essa deve guidare ed accompagnare il giovane con un'attenzione personalizzata in ogni tappa formati va, tenendo conto della sua situazione particolare a livello psicologico, culturale, familiare e sociale, per poterlo portare alla piena maturità in Cristo.

Le tappe che illustreremo in seguito non vanno intese come una rigida divisione in compartimenti stagni; hanno bisogno di integrarsi le une con le altre costantemente e sono al servizio della persona.

I. Tappa Kerigmatica (annuncio)

34. E' il momento dell'annuncio esplicito; il giovane si sente provocato, interpellato e si pone in atteggiamento di ascolto. Questa tappa mira a risvegliare nel giovane l'adesione del cuore alla buona notizia, che è Gesù Cristo, morto e risorto, che salva dal peccato e dalla morte: "in nessun altro c'è salvezza.”71 L'incontro vitale con Cristo è capace di definire la personalità di un giovane se questi ne fa l'esperienza. In Lui troverà la vera felicità e il senso che cerca per la sua vita. Gesù non soffoca la ricerca di libertà e non delude l'aspettativa di una vita piena: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in pienezza"72

Ciò comporta andare incontro a tutti i giovani, compren­dendo e accettando il loro mondo con le sue povertà e le sue ricchezze, accorciando distanze, facendoci vicini a loro, cercando di rispondere alle sfide del loro contesto culturale. Questo aiuterà il giovane ad aprire il suo cuore per ricevere l'annunzio che Cristo è compagno di viaggio della sua vita, l'unico nella quale può trovare senso e felicità.73

II. Tappa Catechistica (dall'ascolto all'adesione)

35. E' l'inizio formativo della fede nella quale i giovani fanno esperienza, attraverso la comunità cristiana, di cosa significhi essere in Cristo e vivere la vita nuova in Lui.74

* il giovane riscopre il Vangelo come parola significativa sulla sua vita, in grado di dare senso alla sua maturazione; la Parola di Dio comunica con la parola dell’uomo; i gestì di Dio si intrecciano con i gestì dell’uomo;75

* il giovane ritrova nella preghiera e nella celebrazione dei Sacramenti i luoghi in cui la vita confluisce e da cui riparte rinnovata e vivificata;76

* il giovane fa esperienza che l'amore vero è quello che sa farsi responsabile della presenza dell'altro fino alla rinuncia totale di sé. La solidarietà di Dio accetta di essere comunicata attraverso la nostra responsabilità nei con­fronti di chi ci vive accanto.77

* Da parte sua, la comunità evangelizzatrice si sforze­rà per instaurare una relazione personale con il giovane, creando un ambiente di famiglia nel quale possa crescere nella fede, nello spirito di Don Orione.78

III. Tappa Missionaria (impegno)

36. E' il momento del pieno inserimento del giovane nella comunità ecclesiale, dove diventerà protagonista della pastorale ordinaria. La sua maturazione nella fede continuerà in maniera costante, essendo Cristo l'ispiratore della sua vita.

Il giovane, non più soggetto distinto dalla comunità ecclesiale, si sentirà, egli stesso, membro attivo, vivendo così l'educazione permanente alla fede, la celebrazione dei sacramenti, la comunione fraterna nelle comunità vive, partecipi e responsabili, e la testimonianza della nuova vita in Cristo. Tale testimonianza deve raggiungere tutte le situazioni della vita e in modo speciale, oggi, si deve esprimere nel rispetto e difesa della dignità umana, nella solidarietà con i poveri e nell'amore alla povertà evangelica, nel dialogo tra fede e cultura,79 nel lavoro per la pace e l'ecologia, e deve portare alla trasformazione delle strutture di peccato secondo il piano di Dio.80

IV. Tappa Vocazionale (risposta)

37. E' la tappa in cui si realizza la scelta di vita, libera, cosciente e responsabile, dove ognuno scopre la sua vocazione nella Chiesa e nel mondo.

Quando un giovane si sente amato da Dio e si sforza di vivere in Lui, è chiamato a dare una risposta a questo amore gratuito.81

Nella dinamica tra chiamata di Dio e risposta dell'uomo, si realizza pienamente la propria felicità: vivere responsabilmente e cristianamente il proprio posto nella società e nella Chiesa, sulla via della vocazione universale alla santità.

La ricerca della propria vocazione è indispensabile per un cammino di crescita sereno ed efficace; la vocazione alla vita coniugale, al sacerdozio e alla vita consacrata, sono doni che il Signore elargisce a giovani impegnati e desiderosi di vivere con gioia ed entusiasmo la vocazione all'amore.

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CRITERI ISPIRATORI

PER UNA METODOLOGIA

38. La Pastorale Giovanile utilizza come metodologia d'intervento lo stile di Gesù Cristo che si fa compagno di viaggio dell'uomo calandosi nella nostra storia per divenire il Dio con noi.

Gesù ci offre tre momenti fondamentali:

I. Incarnazione

39. Il luogo della missione pastorale della Chiesa nei confronti della gioventù è il terreno concreto della vita quotidiana dei giovani, di tutti i giovani con i quali è indispensabile "abitare" come ha fatto Cristo che scelse di "abitare tra noi"82 " divenendo simile a noi in tutto"83 camminando insieme per le vie della vita.

* La Chiesa, comunità dei credenti in Cristo, fa pro­pria la mentalità della tenda e cammina sempre più insieme ai giovani, fedele al principio dell'Incarnazione, che diventa così anche scelta metodologica essenziale.

* E' importante evangelizzare offrendo una risposta alle domande di fondo che caratterizzano l'esperienza giovanile. Prima di parlare di un andare noi incontro a Dio non dimentichiamo che è Dio che viene per primo incontro a noi.

* "Il giovane deve comprendere che viviamo per lui e che il suo bene è il nostro bene...; egli deve anche sentire che siamo pronti a fare per lui dei sacrifici, e sacrificarci per la sua felicità e la sua salvezza"84

* L'Incarnazione come "tattica di azione" per assumere oggi la sfida della inculturazionc comporta:

* superare la mentalità e la pratica di una evangelizzazione imposta dal di fuori (dal mondo degli adulti) optando per un auto-coinvolgimento nel quale i giovani si sentano protagonisti del loro destino;

* uscire incontro ai giovani, con audacia e creatività ("giochiamo sul loro terreno"), dove loro vivono, senza trascurare la capacità di convocazione delle nostre strutture attuali (parrocchie, scuole, opere di carità, ecc.);

* rinnovarsi come Don Orione suggeriva: "A meglio riuscire a salvare anime, bisogna pur saper adottare certi metodi, e non fossilizzarci nelle forme, se le forme non piacciono più, se diventano o sono diventate, antiquate o fuori uso…”85

* enpatizzare con la loro situazione affettiva e sociale, assumendo i loro valori, attese, frustrazioni e inquietudini;

* diventare loro compagni di viaggio, offrendo loro un cammino serio di maturazione umana e cristiana, rispettando la pluralità e i ritmi di crescila di ciascuno.

II. Testimonianza

40. Gesù, camminando accanto agli uomini, comunica loro quello che ha "udito dal Padre"86: la sua testimonianza si manifesta in "gesti" che sconcertano e fanno intravedere qualcosa di più profondo87 e in "parole" che spiegano chiaramente il dono offerto da Dio.

41. La pastorale giovanile segue la pedagogia di Gesù: "gesti" che suscitano stupore e domanda, "parole" che annunciano al giovane le grandi opere del Signore. In un epoca di crisi di modelli è sempre più necessaria la compresenza di queste due dimensioni per un efficace annuncio del Vangelo della salvezza.

42. Don Luigi Orione con "gesti" e con "parole" ha ripercorso e testimoniato il cammino di Gesù e si ripropone oggi come modello a noi e ai giovani. E andato incontro ai giovani, là dov'erano. L'episodio raccontato da I. Silone del suo incontro con Don Orione88 e il suo saper stare con i giovani, manifestano una grande sensibilità e conoscenza della loro psicologia; Don Orione parla di un "entrare con la loro" che sa di profondo rispetto per la persona avvicinata, e di un "uscire con la nostra" avendo arricchito la persona avvicinata col soffio di Dio.

Don Orione, "l'apostolo della carità" come lo definì Pio XII e il buon samaritano del XX secolo" come lo dichiarò Giovanni Paolo II, è certamente il modello da rendere vivo oggi in mezzo ai giovani.

43. La nostra testimonianza può avere queste espressioni:

* Saremo testimoni orionini spontanei se la nostra identità ha dei tratti tipici: uno stile accogliente ("le porte sempre aperte"), mostrandoci gioiosi, semplici, umili;

* staremo in mezzo ai giovani come opzione di tutta la famiglia orionina: religiosi, religiose, laici, rendendoci segni visibili di comunione per gli stessi giovani con i quali vogliamo formare una vera famiglia che sia sale e fermento, anziché "casta separata";

* saremo tra e con i giovani una presenza profetica per denunciare con la voce e con le opere di solidarietà le ingiustizie che il mondo d'oggi soffre;

* vogliamo anche risvegliare negli stessi giovani una coscienza autocritica; far sì che si interroghino seriamente sul loro stile di vita e sviluppino un autentica capacità di giudizio critico.

III. Missione

44. Gesù mandato dal Padre ha, a sua volta, "chiamato e mandato" i discepoli a continuare l'opera di salvezza da Lui intrapresa, sotto la guida dello Spirito Santo.89

* Anche noi in forza del Battesimo siamo stati chiamati a far parte del popolo di Dio. Con lo Spirito che ci ha donato siamo mandati nelle vie e nelle piazze a chiamare altri, perché si realizzi il progetto del Padre.

* I giovani, come ci ricorda spesso Giovanni Paolo II, sono l'oggetto particolare di questa missione90 ma, a loro volta, devono divenire i "nuovi missionari", "soggetti attivi", protagonisti in prima linea della evangelizzazione dei loro coetanei.

* E' essenziale e prioritario per la pastorale giovanile che noi ritorniamo ai giovani con una azione "organica", "intelligente" e "coraggiosa" tramite:

* un progetto di pastorale giovanile orionina che ispiri il programma delle attività e iniziative che in ogni provincia si organizzano annualmente. Tutta la pastorale dovrà essere articolata e coordinata in modo che integri tutti gli sforzi di tutti gli operatori di pastorale giovanile (religiosi, religiose e laici);

* la collaborazione disinteressata con tutti gli organismi diocesani di pastorale giovanile che esprimono la comunione ecclesiale che come orionini siamo chiamati ad alimentare;

* la ristrutturazione delle opere, se necessario, in modo da offrire un'immagine di semplicità, austerità e povertà; perché i giovani possano sentirsi come a casa loro e corresponsabili del servizio che la Congregazione offre;

* l'inserimento coraggioso negli ambienti giovanili dove vivono gli ultimi, quelli che oggi hanno la peggiore sorte (i drogati, i malati di AIDS, gli immigrati, i "meninos de rua", ecc.);

* la pianificazione, coordinazione e animazione di missioni giovanili, nelle quali gli stessi giovani si sentano soggetti e protagonisti dell'evangelizzazione di altri giovani e dei poveri;

* l'incorporazione nella liturgia di un linguaggio e di simboli giovanili che favoriscano una partecipazione più attiva e convinta dei giovani stessi alle varie celebrazioni.

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MOMENTI PRIVILEGIATI

45. Nell'itinerario della fede, carità - catechesi - liturgia sono tre momenti complementari dell'unico cammino. La chiesa proclama il messaggio della salvezza con la testimonianza della vita, con la parola e con la celebrazione liturgica, indicando in Maria il Modello di una umanità compiuta.91

Maria, nel cammino dei giovani, rimane modello di umanità compiuta.

Don Orione, partendo sempre dalla persona e dalla realtà del giovane, adopera i mezzi più diversi per avvicinarli a Cristo: fa scuola di catechismo, li porta in chiesa, gioca con loro, organizza gite, pellegrinaggi, ecc..

"... Come fare a chiamare la gente? Riempii i miei tasconi di soldini e di caramelle, diedi di piglio ad un grosso campanello e percorsi le vie del quartiere: con una mano sbatacchiavo il campanello e, con l'altra, lasciavo cadere dietro a me le caramelle e, di tanto in tanto, tra le caramelle, anche qualche soldino... I ragazzi, meglio quella ragazzaglia, mi veniva dietro (...) Più mi avvicinavo alla chiesetta, più gente veniva dietro e faceva coda... Qualcuno sentivo che diceva: Quel prete deve essere " un po' matto...".92

I. Con gli ultimi (Carità)

46. La testimonianza di carità di uomini come Don Orione, che " ha dato la vita cantando l'amore"93, ancora oggi è in grado di aiutare il giovane a maturare un progetto di donazione e di servizio agli altri.

La nostra azione tra i giovani vuole operare nello spazio ecclesiale, e anche nello spazio cosiddetto laico, andando a servire negli uomini il Figlio dell'uomo.

I giovani saranno in grado di essere anch'essi autentici testimoni attraverso esperienze concrete di carità gratuita e gioiosa.

a) Nella nostra Famiglia religiosa

47. I giovani che vivono nelle nostre opere o in contatto con esse, potranno fare delle esperienze di vita comunitaria con noi scoprendo la vita fraterna che esiste nelle nostre comunità e come, da questo amore, nasce la nostra missione tra i piccoli ed i poveri.94

Aiuteremo i giovani a fare un cammino di fede che li avvicini al Dio Padre e Provvidenza "che veste i gigli del campo e nutre gli uccelli dell'aria"95 e ha cura anche delle creature più misere.

b) Poveri tra i poveri

48. L'inserimento graduale e la formazione al carisma orionino dei giovani, richiede anzitutto una coerente testimonianza dei confratelli e dei formatori e, da parte dei giovani, uno spirito di rinuncia nelle loro scelte e nel tenore di vita. Dovrà trasparire quel senso di semplicità e di essenzialità, caratteristico della Famiglia orionina.

I nostri giovani, in misura sempre più grande, dovranno arrivare ad essere "animatori della carità", creando in tutti i loro ambienti quella sensibilità che provoca disponibilità, generosità, attenzione agli ultimi.

Particolare cura dovrà essere riservata ai "nuovi poveri", come gli immigrati o altre categorie emarginate, puntando ad una particolare condivisione e a uno scambio di valori culturali e spirituali. Essi, nell'animazione della carità, dovranno sentirsi anche i primi protagonisti della "nuova evangelizzazione".

c) Formazione al volontariato

49. Oggi, una prospettiva di vera crescita e formazione alla socialità, alla solidarietà e alla gratuità, è il volontariato. Esso nasce dalla constatazione della sofferenza, della solitudine, della povertà...

II volontariato, specie quando è vissuto in gruppo, diventa una tenace forza di cambiamento, esperienza di servizio vissuto nella condivisione.

L'obiettivo è la crescita-maturazione integrale del giovane.

Tutta la vita del volontario viene segnata da questa scelta: il suo stile di vita, la verifica dei consumi superflui o necessari, l'impegno politico, la qualità dei rapporti umani.

d) Servizio nel cammino ecclesiale

50. Un apporto grande e insostituibile che i giovani possono dare è il servizio educativo e l'animazione della realtà giovanile all'interno delle parrocchie, degli oratori, delle associazioni e dei gruppi.

e) Risposta ad alcune nuove forme di povertà

51. Come segno della vitalità del Vangelo, trovano una risposta concreta in alcune esperienze ormai consolidate: centri di accoglienza per i senza fissa dimora e per extracomunitari, le associazioni per volontari, i campi di servizio, la scelta del servizio civile, esperienze prolungate di volontariato.

In questo spirito, mentre si annuncerà con chiarezza che in ogni stato di vita il cristiano deve imitare Cristo fattosi povero e servo per amore, non si avrà paura di proporre ai giovani la chiamata alla sequela radicale del Signore, nella vita consacrata e/o nel ministero sacerdotale.

II. In ascolto della Parola (Catechesi)

52. Meta della catechesi è far scoprire ed accogliere il mistero di Cristo, per dare un senso e interpretare tutta l'esistenza.

Di fronte ai vari messaggi del mondo di oggi, la miglior catechesi sarà la nostra testimonianza evangelica e la coerenza della vita, che aiuterà i giovani a scoprire il loro posto e la loro vocazione nella Chiesa.

In una società secolarizzata e consumistica che ha cancellato alcuni valori fondamentali della vita, è necessaria la nostra azione di evangelizzazione e di catechesi per creare le basi di un nuovo cammino di fede.

Sarà importante, per noi, nello spirito di Don Orione, privilegiare forme profetiche e straordinarie di annuncio (cultura della vita, valore della pace, attenzione ai lontani).

53. Nel cammino di catechesi ci sembra importante elencare alcuni mezzi, che sono frutto della nostra esperienza:

* formazione dei catechisti e animatori

* corsi di Bibbia, gruppi biblici, lectio divina, mese della Bibbia.

* esercizi spirituali per giovani, che permettano loro la scoperta di Dio, l’approfondimento della fede .

* scuole di preghiera

* campeggi e convivenze: momenti forti di arricchimento umano e spirituale, di allegria e di formazione.

* veglie, novene, feste popolari, pellegrinaggi...

* vita di gruppo ( missionario, di servizio, di formazione..)

* giornate mondiali ( pace, vocazioni, missionaria )

* mezzi di comunicazione sociale (films, videocassette, recital...). Sono una via privilegiata di accesso ai giovani i quali, inoltre, dovranno essere formati ad un senso critico di fronte a questi mezzi.

III. Celebrando la vita (La Liturgia)

54. La liturgia si colloca come uno dei momenti della crescita cristiana dove ogni singolo giovane fa esperienza viva dell'incontro con Cristo.

Dal momento che "la Liturgia è fonte e culmine della vita cristiana"96è necessario favorire spazi liturgici ai giovani, evitando di far apparire la liturgia come qualcosa di pensato e deciso da altri, in cui c'è posto solo per la ripetizione meccanica di formule e gesti imposti.

E' indispensabile pertanto che i giovani riscoprano nella liturgia il valore della creatività con una adeguata spiegazione dei segni.

Il senso della festa, connaturale ai giovani e giusta espressione dell'incontro gioioso con Cristo, sarà l'aspetto caratterizzante delle celebrazioni liturgiche. Occorre che la Domenica sia per i giovani un appuntamento atteso. E' necessario coltivare nei giovani l'incontro col Signore. Partecipare alla Messa significa rispondere alla chiamata di Dio e continuare a ripetere il proprio sì. In questo giorno si chiede a tutti di essere "comunità di ascolto", di accostarsi alla Parola con stupore. Il giovane nella celebrazione comunitaria con i nostri poveri, sarà aiutato a scoprire il senso profondo della gratuità. Il grazie che celebra col Cristo nell'Eucarestia, lo chiama a diventare "dono" spezzato per gli altri.

55. Tutto ciò non si ottiene facilmente e non si improvvisa. Occorre, pertanto offrire ai giovani percorsi appropriati di preghiera, momenti forti di contemplazione come ritiri ed esercizi spirituali, ecc. Dobbiamo farci carico di promuovere, presso i nostri giovani, di momenti per un cammino di vita spirituale solido e graduale, scandito della preghiera quotidiana, della celebrazione della Liturgia delle Ore e dell' Eucarestia anche infrasettimanale, dell'esperienza della Lectio Divina, della celebrazione regolare del sacramento della Riconciliazione.

56. Don Orione ci ricorda: " E soprattutto, dobbiamo dare alla verità morale quell'infinita luce che divinizza, per così dire, le anime che in sé la ricevono, rendendole superiori a tutte le seduzioni del mondo per opera della grazia. E necessario, quindi, che i nostri alunni usino degnamente e frequentissimamente dei Sacramenti, per cui si riceve la grazia".97

In questa luce suggeriamo alcuni mezzi:

* gruppi di animazione liturgica ( lettori, coro, chierichetti...)

* disponibilità dei sacerdoti per la confessione e la direzione spirituale

* preparazione e celebrazione delle nostre feste (12 marzo, festa del Papa...)

* partecipazione alle feste di Professione religiosa, di Ordinazione, ecc.

IV. Con Maria, modello di umanità compiuta

57. "Ave Maria e avanti!" Maria ha avuto un'incidenza del lutto particolare nella vita di Don Orione. Egli ha sempre proposto Maria quale modello di vita cristiana.

Maria ha conosciuto nella sua vita le difficoltà di ogni persona e le ha superate fidandosi totalmente di Dio. Ella ha fatto come tutti un cammino di lede, è cresciuta in questa "peregrinazione" in modo così perfetto da divenire icona della Chiesa e di ogni giovane.

Maria è colei che ha realizzalo in pienezza il disegno di Dio con il suo generoso sì. Guidati da Lei i giovani avanzano sicuri verso la santità in un impegno quotidiano di crescila nella fede e nel servizio.

Maria è modello dei giovani che cercano nella Chiesa un luogo di comunione e partecipazione, di animazione e di impegno missionario, vicina ai poveri e agli ultimi.

Sì valorizzino: la riscoperta del rosario, i pellegrinaggi con i malati ai santuari mariani, il mese di maggio, le novene, il Meeting Mariano. affinché i giovani sappiano imparare da Lei ad ascoltare e rispondere generosamente a Dio che chiama.

"Onoriamo e amiamo Maria! Amiamola da figli dolcissimamente e amiamola tanto!”.98

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GLI ANIMATORI

E L'ACCOMPAGNAMENTO

I. L'animazione come ministero

58. Nel nostro lavoro di animazione e di accompagna­mento siamo mandati da Gesù, il Buon Pastore.99 Lui è sempre con noi nel cammino della vita per spiegarci le Scritture e spezzare il pane.100

"La nostra azione pastorale sarà caratterizzala dai camminare accanto e con il giovane, accompagnandolo nel suo itinerario di ricerca e di maturazione umana e cristiana; si dovrà avere non l'atteggiamento di chi imparte ordini, ma l'altitudine di condivisione e di disponibilità di chi sa ascoltare e farsi fratello, in un itinerario dì crescila da individuare con attenzione e discernimento. Basta qui ricordare il sistema educativo cristiano-paterno che caratterizza lo stile pedagogico di Don Orione".101

Perciò il servizio di animazione ed accompagnamento diventa un vero ministero dentro la Chiesa, in quanto ordinato all'edificazione della comunità ecclesiale.

II. Profilo dell'animatore

59. Il lavoro pastorale portato avanti nei diversi ambienti conta sulla generosa partecipazione e complemento di un gran numero di animatori.

Ogni animatore della pastorale giovanile deve svolgere un servizio che non è né semplice, né facilmente realizzabile. Occorre perciò maturazione umana e cristiana, cuore di pastore e, nel nostro caso, una conoscenza profonda e devota della vita e del carisma del Beato Luigi Orione.

a) Profilo umano

60. E' necessario che l'animatore

* sia accogliente, disponibile, ottimista, sereno e allegro

* condivida la vita degli altri; sappia ascoltare, consigliare e guidare; sia aperto al dialogo, e sia capace di correggere fraternamente;

* sia equilibrato nei suoi giudizi, ottimista;

* si preoccupi di tenersi sempre aggiornato per quanto riguarda le scienze umane.

b) Profilo cristiano

61. L'animatore è chiamato a vivere una esplicita relazione con Dio, che si traduce in:

- una vita di fede e di fiducia nella Divina Provvidenza;

- una speranza attiva per la costruzione del Regno;

- un amore misericordioso che mette sempre Cristo, e Cristo crocifisso, come centro dell'universo e della persona102

62. L'animatore, in forza del Battesimo, inserito nel corpo mistico di Cristo, fortificato dalla virtù dello Spirito Santo, partecipa alla missione di Cristo:

- missione profetica : legge i segni dei tempi alla luce della Parola di Dio. S'impegna per la costruzione di una società più giusta e più solidale, agendo effettivamente con lo stesso ardore manifestato dal Fondatore;

- missione sacerdotale: aiuta i giovani a vivere la loro vita sacramentale offrendo una testimonianza perso­nale, assumendo nelle celebrazioni liturgiche nuove for­me espressive del mondo giovanile;

- missione regale: è presenza di Cristo che accom­pagna ed anima il cammino dei giovani nella comunità ecclesiale e nei diversi ambienti sociali come il mondo del lavoro, la politica, l'educazione etc., con particolare attenzione verso i più poveri.

c) Profilo carismatico-orionino

63. L'animatore testimonia il carisma orionino:

* amando la Chiesa e il Papa, spinto da un forte ardore apostolico e tacendo propria la sete di anime che caratterizzi la vita di Don Orione;

* avendo una forte devozione mariana. Nel suo servizio di accompagnamento deve avere come modello Maria che nel giorno di Pentecoste era unita a tutta la Chiesa.

* manifestando una preferenza per i poveri e i lontani da Dio

* facendosi amare santamente e nobilmente più che farsi temere;

III. Livelli di animazione

64. Il XCG facendo riferimento all'animazione giovanile ci invita a cercare l'orme di coordinamento che favoriscano quell’attesa testimonianzadi comunione e di solidarietà che divengano evangelizzazione. "Solo se coinvolti in una partecipata responsabilità ci sì sente protagonisti dì un cammino comune. Da questo emerge l'auspicio che venga favorita un'animazione capace di coinvolgere in maniera attenta tutti i responsabili ai vari livelli della pastorale giovanile".103

1. A livello locale

A) La Comunità cristiana

65. Nell'azione formativa dei giovani di oggi, un operatore importante è la Comunità cristiana. É suo compito favorire una esperienza di vita in Cristo e aiutare ogni membro a scoprire la propria vocazione secondo il piano di Dio.

La Comunità, con spirito missionario, deve andare incontro ai giovani, specialmente i più lontani, per condurli a Cristo, offrendo loro un modello di vita, proponendo un cammino di conversione, presentando loro dei criteri di giudizio capaci di illuminarli nei momenti decisivi e nelle svariate situazioni che interpellano la loro vita.

All'interno della Comunità cristiana, la famiglia sarà considerala come luogo di accompagnamento privilegiato; essa è la cellula vitale e il primo agente evangelizzatore."104

Esistono poi i gruppi e le associazioni che costituiscono un modo concreto di partecipazione alla vita della Comunità. Questi permettono ai giovani di vivere una esperienza di interrelazione umana e di appartenenza ecclesiale."105 Si occupano della formazione integrale dei giovani per condurli verso scelte apostoliche e missionarie nella Chiesa e nella società, ispirandosi alla ricchezza del carisma orionino.

B) La Comunità religiosa

66. La pastorale giovanile deve essere un impegno di ogni comunità e dell'intera Famiglia religiosa.

"La comunità religiosa è il luogo ai incontro, spazio aperto per l'esperienza di preghiera, perla condivisione di vita, luogo che offre servizi e impegni concreti di solidarietà... Si può dire che la vita della Comunità diventa il nostro linguaggio evangelizzatore".106

E' necessario, perciò, che in tutte le nostre comunità ci sia un religioso responsabile di questa animazione, che stimoli gli altri confratelli, e che dia vita ad una équipe di pastorale giovanile.

Per una animazione giovanile incarnata, capace di dialogo e di annuncio evangelizzatore è necessaria una reale relazione con l'ambiente sociale. Questo si raggiunge con un atteggiamento di ascolto delle diverse situazioni e problemi, e con una capacità di empatia evangelica che valorizza, potenzia e purifica quanto c'è di buono in ogni ambiente ed in ogni giovane per instaurare tutte le cose in Cristo.

2. A livello provinciale

A) II Consigliere responsabile

67. - guida e anima il lavoro di pastorale giovanile della Provincia in collegamento con il Consigliere generale;

- cura incontri periodici di formazione degli animatori locali;

- organizza ogni anno incontri con i responsabili di pastorale-giovanile della Provincia al fine di favorire la conoscenza e lo scambio di esperienze.

- si mantiene in contatto con iniziative a livello diocesano e intercongregazionale.

B) II Segretariato provinciale

68. E un organo di comunione, di servizio e di animazione. E' composto dal Consigliere provinciale, da religiosi e da laici rappresentanti e responsabili della pastorale giovanile di una Provincia religiosa.

- studia ed elabora il Programma di Pastorale giovanile per la Provincia;

- anima la realizzazione del medesimo in tutte le Comunità, sensibilizzandole attraverso iniziative e mezzi vari ed offrendo loro strumenti utili allo scopo;

- ogni anno fa la programmazione della pastorale giovanile in Provincia che dovrà prevedere anche degli incontri di verifica;

- aiuta a realizzare nelle diverse case le attività suggerite dal Segretariato.

3. A livello generale

A) II Consigliere Generale

69. - promuove e favorisce il dialogo e la collaborazione tra le Province al fine di suscitare una maggiore corresponsabilità e collaborazione nella pastorale giovanile;

- organizza periodicamente incontri per i responsabili di pastorale giovanile delle Province.

B) II Segretariato Generale:

70. E costituito dal Consigliere Generale, dai Consiglieri Provinciali e da vari altri responsabili, religiosi e laici, delle Province;

- suoi compiti: studiare e coordinare la Pastorale giovanile orionina, alla luce del presente Progetto.

IV.- Ruoli di animazione

71. L'animazione della pastorale giovanile si attua attraverso dei ruoli specifici che possono essere assunti tanto da religiosi che da laici. Tra questi ruoli segnaliamo: il responsabile (coordinatore o monitor), l'assistente, l'accompagnatore spirituale, e altre figure di animatori.

a) Il responsabile o coordinatore

72. Ha la cura di un gruppo di giovani, partecipa attivamente nell'animazione della pastorale giovanile; la sua missione consiste nel condurre il gruppo, in modo graduale, verso impegni sempre più grandi nella Chiesa e nel mondo.

* Anima il cammino dei giovani, con pazienza e perseveranza, avvalendosi della ricchezza del carisma espresso dalle opere della Congregazione e dalla spiritualità del Fondatore.

* Organizza e condivide il suo lavoro con gli altri responsabili e con l'Assistente. Si interessa per la continuità del gruppo preoccupandosi della formazione di nuovi responsabili.

* Cura la propria formazione e cerca di approfondire sempre più la spiritualità orionina.

* Esercita il suo ruolo di animatore facendosi amare santamente e nobilmente più che temere. Cerca di non abbattere né umiliare; non usa parole volgari né grossolane ma di consolazione ed incoraggiamento che spingano al bene, preoccupandosi personalmente di ognuno dei giovani che gli sono affidati.107

b) L'Assistente

73. E' un educatore dei giovani che cerca di agire con la stessa pedagogia divina e ha come modello Gesù Cristo;108

* Orionino di spirito, "vede e serve Cristo nell'uomo".

* E' una persona che ha già vissuto personalmente un suo processo di maturazione, non ancora chiuso né definitivo, ma che si va costruendo ogni giorno. Questo lo fa capace di guardare ai giovani con un'altra prospettiva.

* E un adulto che ha acquisito la sua stabilità affettiva. La sua presenza in mezzo ai giovani ispira fiducia; non diventa, però, "uno in più" tra di loro.

* Si inserisce pienamente nel gruppo con lo scopo di conoscerne la storia e l'identità, segnando dall'interno un cammino di crescita. Confrontandosi con gli altri Assistenti, si arricchisce delle loro esperienze.

* Dedica una speciale attenzione alla formazione dei responsabili e coordinatori della pastorale giovanile; incontrandoli di frequente per stimolare e condividere la vita dei gruppi. Crea relazioni e coordina, favorendo la comunione ecclesiale del gruppo giovanile con la pastorale organica della parrocchia, della Diocesi, della Congregazione. E' rispettoso della pluralità dei criteri.

c) L'accompagnatore spirituale

74. E un adulto, laico o religioso, che partecipa al giovane la sua esperienza cristiana e assume su di sé la responsabilità di condurre altri alla personale maturazione in Cristo.

* II suo servizio ecclesiale richiede una preparazione accurata e necessita specialmente di una autentica esperienza spirituale poiché difficilmente potrà essere accompagnatore in un cammino che non abbia lui stesso per primo già percorso.

* Per poter essere una guida spirituale efficace dovrà cominciare a comprendere l'azione di Dio in se stesso.

* Deve esser disposto a prendere l'iniziativa dell'incontro, di porsi accanto al giovane, ascoltando e condividendo le sue inquietudini.109

* Dev'essere fedele a Dio e alla persona concreta che ha di fronte seminando Cristo nel cuore dei giovani. Deve essere paziente, capace di proporre e di aspettare, cosciente di accompagnare un processo di maturazione nel quale il giovane è protagonista, superando tanto il paternalismo quanto ogni tipo di imposizione arbitraria.

* L'accompagnatore spirituale non sarà necessariamente un esperto in tecniche e neppure un venditore di ricette; potrà non essere un consigliere specializzalo o uno psicologo sperimentalo, ma dovrà guardare Gesù osservando i suoi atteggiamenti profondi per riuscire ad assimilarne i metodi del Buon Pastore: Cristo è la Via la Verità e la Vita.110

* Una buona guida spirituale - a somiglianza di Gesù - dovrà quindi aiutare il giovane nel suo cammino (spiritualità), nella ricerca della verità (discernimento) e nella realizzazione della sua vita (vocazione).

* Aiuta il giovane a impegnare la sua vita in favore dei più poveri, di quelli che soffrono di più. dei crocifissi della storia, di quelli che hanno fame, maiali di AIDS, carcerati, emarginati, etc. -come farebbe Don Orione-.

d) Nuove forme di animazione

75. Oltre a ciò che si fa nei gruppi organizzati di giovani, c'è tutto un altro lavoro da realizzare in diversi ambiti: parrocchia, scuola, opere di carità, quartiere, ecc.

Questo lavoro sarà meno strutturalo e richiede una buona preparazione da parte degli animatori (religiosi o laici): si tratta, in molti casi, di venire incontro ai giovani più emarginati -a coloro che non l'anno parte dei nostri gruppi organizzati-. Gli animatori faranno valere la forza profetica del Vangelo e del carisma orionino nella loro predilezione per gli ultimi.

Questo nuovo tipo dì animazione, che in tanti casi è ancora puro progetto. dovrà essere potenziato come una opzione decisi va della nostra Famiglia orionina. che sente l'urgenza della promozione umana e della evangelizzazione degli ultimi.

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IL DISCERNIMENTO VOCAZIONALE

NELLA PASTORALE GIOVANILE

"Non ho altre ambizioni ma questa ce l'ho:

voglio essere il prete delle vocazioni!

Per le vocazioni quanto camminare...

avrei a grande grazia se Gesù volesse

concedermi per le vocazioni

di andare mendicando il pane

fino all'ultimo giorno della mia vita "111

I. Introduzione

76. Il X° Capitolo generale ha unito, anche verbalmente, pastorale giovanile-vocazionale. Questa è la realtà: non si tratta di due attività (giovanile e vocazionale ) separate od occasionali, ma entrambe sono complementari, poiché la Pastorale giovanile sarà completa ed efficace se si aprirà alla dimensione vocazionale.112

L'età giovanile è privilegiata, non unica, per una opzione vocazionale; per questo, tutta la pastorale giovanile è vocazionale, essendo questa dimensione essenziale per la pastorale giovanile e deve essere collocata con priorità nella pastorale d'insieme.

Il cammino vocazionale specifico potrà venire come un dono gratuito, come grazia per alcuni e nel frattempo noi avremo aiutato i giovani dei nostri ambienti e delle nostre opere a scoprire il loro posto nella vita, nella Chiesa e nella storia.

Il motto "Instaurare omnia in Christo", per noi Orionini, si attua anche come promozione e accompagnamento di tutte le vocazioni che santificano e abbelliscono il volto della Chiesa, Sposa di Cristo, e che rafforzano la sua missione nel mondo.113 Questo ci chiede una grande apertura interiore per accogliere, rispettare e promuovere l'identità e la missione di vita di ciascun giovane che avviciniamo. A tal fine, dobbiamo offrire ai giovani servizi che li portino ad un discernimento più profondo e ad una formazione specifica per realizzare la propria opzione di vita: formazione prematrimoniale, inserimento professionale nella società, servizio ecclesiale secondo i diversi ministeri laicali, testimonianza cristiana nel campo della cultura, dell'economia, della politica, ecc.

Come il bene della Chiesa richiede e come l'amore alla nostra Famiglia orionina ci spinge, tutti - religiosi, religiose e laici- sono chiamati a promuovere e accompagnare le vocazioni di speciale consacrazione con visione ecclesiale in generale ed orionina, in particolare: religiosi (sacerdoti, fratelli, eremiti), religiose (di vita attiva e contemplativa, Sacramentine) e laici consacrati.

Per questo motivo il X° Capitolo generale indica che "il progetto orionino di Pastorale giovanile dovrà avere cura di promuovere le vocazioni di speciale consacrazione..."114

II. Processo dell'animazione vocazionale

a) Servizio di discernimento

77. Non separato dai gruppi di pastorale giovanile.

Occorre sostenere e promuovere alcune iniziative straordinarie proprie della nostra Congregazione: camminate, incontri mariani, recitals, biciclettate, pellegrinaggi, ecc. e, nello stesso tempo, dobbiamo sostenere, con la nostra partecipazione personale e dei giovani, le iniziative di animazione ordinaria di ogni Provincia: incontri giovanili zonali, esercizi spirituali, campi-scuola, visite alle nostre opere caritative, esperienze di servizio, espe­rienze missionarie, etc.

b) Accompagnamento personale

78. Vuole essere una direzione spirituale specializzata in cui si rispettano i tempi di maturazione di ogni persona. L'itinerario di gruppo non può supplire questa direzione personalizzata.

Tale accompagnamento presuppone: essere pazienti in questo processo graduale di maturazione nella fede, affinché i giovani assimilino con criteri chiari e libertà autentica le influenze che ricevono attraverso i diversi mezzi e diventino capaci di assumere con responsabilità cristiana la personale chiamata di Dio.

c) Opzione vocazionale

79. Il processo di discernimento e di accompagnamento si deve offrire a tutti i giovani nelle loro diverse opzioni: vita matrimoniale, laicale, religiosa o sacerdotale. Quando la vocazione è di speciale consacrazione orionina e si percepisce la chiarezza del cammino, la Pastorale giovanile mette il giovane in contatto con l'Equipe di Pastorale vocazionale, il Seminario, la Comunità religiosa o l'Istituto laicale. Si dia ai giovani l'opportunità di incontrarsi con testimoni di fede e di vocazione particolarmente significativi.

Il compito di aiutare i chiamati nel loro discernimento e di accompagnarli nella loro piena realizzazione è molto delicato. Richiede nei formatori e nelle Comunità educative, una profonda comunione con Dio e con tutta la Chiesa, una sperimentata capacità di discernere l’azione dello Spirito, una capacità speciale di lettura penetrante e sapienziale della storia e dei bisogni della gente nel camminare con loro spinti dal fuoco della carità.

Educare è l'arte di cooperare all'azione dell'unico Maestro, guidati dal suo Spirito. La proposta di entrare nella Comunità formativa serve per scoprire i segni dell'azione di Dio in una persona, per aiutarla a realizzare il progetto del Padre, a vivere in pienezza la dimensione della gratuità: "gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date ".115

III. Caratteristiche dell'animazione vocazionale

80. L'animazione vocazionale deve essere fatta:

a) Evangelicamente

- seguendo l'esempio di Gesù nel suo accompagnare e formare i suoi discepoli;116

- rispondendo alla esortazione a ricorrere all'efficacia della preghiera fiduciosa e perseverante "pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe";117

b) Con la testimonianza della propria vita:

81. Con la presenza, con la coerenza di vita, con l'adesione alla Chiesa e nel servizio ai poveri più poveri, dando testimonianza profetica del primato della carità, realizzando così un'animazione vocazionale carismatica.

Il Carisma, come tutte le vocazioni, è un progetto pensato da Dio e che comprende tutti gli aspetti della vita. E' qualche cosa che per sua natura si trasmette direttamente.

Si deve fare in modo che i giovani che avviciniamo si incontrino con il Papa, con quegli accenti forti di amore, di fedeltà, tipici di Don Orione. Devono conoscere e sapere che professiamo un IV Voto di fedeltà al Papa (i religiosi), e di Carità (le religiose), che ci caratterizza nella Chiesa.

c) Comunitariamente:

82. In questo tema della Pastorale Giovanile-Vocazionale, gioca un ruolo decisivo la Comunità. "Noi religiosi siamo chiamati a dare personalmente chiara testimonianza della nostra Vocazione, ed ognuna delle nostre comunità, vivendo in preghiera, nella gioia della comunione fraterna e in alacre servizio, è segno attraente e credibile, per quanti vogliono rispondere alla chiamata del Signore. Una comunità bella e forte, dove vive la dolce concordia dei cuori e la pace, non può non essere cara e desiderabile"118

Per questo, un obiettivo fondamentale è la formazione dei religiosi:

- ravvivare in loro lo spirito di famiglia,

- fare sentire la loro responsabilità nel campo vocazionale di fronte alla Chiesa ed alla Congregazione,

- aiutarli a fare propria la passione di Don Orione per le vocazioni.119

Nell'animazione vocazionale ha un'importanza primordiale la testimonianza di una Comunità religiosa che viva, che si sforzi quotidianamente, nonostante le difficoltà e i problemi, di essere segno e fermento nella Chiesa e nel mondo. Una Comunità dove regni la lieta semplicità, la gioia, la capacità di dialogo, la chiarezza e la fiducia reciproca costituisce una grandissima attrazione verso la vita religiosa, una fonte di nuove vocazioni, oltre che un sostegno alla perseveranza.120

Consapevoli dell’ efficacia e dell'importanza di questa mediazione, nessuna Comunità si senta esclusa da questa responsabilità, ma coinvolga tutti in questa opera di animazione: superiori, animatori, segretariati, direttori, collaboratori, laici... . Perché una Comunità che non senta il dovere di generare dei figli (=dare vita), è come una famiglia ripiegata sopra se stessa e sterile.

Ogni Comunità, nell'Incontro annuale dei Direttori presenta il Progetto comunitario; esso dovrebbe comprendere in modo molto esplicito un minimo di programmazione circa l'animazione vocazionale. Nessuna delle nostre Comunità si deve sentire esclusa da questa responsabilità poiché in ogni nostra attività abbiamo la fortuna di poter avvicinare dei giovani. L'esempio di Don Orione ci deve sostenere ed aiutare, nonché provocare.

Ogni Comunità può e deve dare il suo contributo di preghiera in risposta al comando di Gesù: "Pregate il Padrone della messe perché mandi operai alla sua messe”.121

d) Organicamente:

83. E' chiaro che tutti i membri dell'Istituto sono responsabili dell'animazione vocazionale, ma è opportuno individuare qualche Religioso responsabile per l'animazione vocazionale della propria Comunità, in collaborazione con il rispettivo Segretariato. E necessario programmare interventi specifici per l’animazione dei Religiosi nella Pastorale giovanile-vocazionale approfittando di: incontri dei direttori, esercizi spirituali, programmazione annuale, incontri dei giovani religiosi, la formazione permanente, ecc.

Questa missione dovrà realizzarsi con memoria viva della propria vocazione, trasmettendola con efficacia e convinzione, con la gioia di appartenere a Dio e riscoprire quotidianamente la propria identità orionina.

9

AMBITI DI FORMAZIONE

84. L'ambito di formazione è uno spazio relazionale umano in cui si svolge l'itinerario permanente della persona, che dobbiamo trasformare in "uno spazio di evangelizzazione" orientale secondo il nostro carisma, che aiuti il giovane a raggiungere la maturazione della sua persona nella scelta di un progetto di vita integrato nella fede, dove:

* possa vivere i valori in coerenza;

* si impegni nella costruzione del Regno;

* sia coinvolto nella comunità ecclesiale, con una coscienza critica e creativa verso la sua realtà sociale.

I. Famiglia

85. E' la cellula vitale e il primo agente evangelizzatore dove la persona riceve la sua propria formazione integrale. Essa aiuta a sviluppare il processo di maturazione alla fede insieme alla comunità in cui partecipa, formando il binomio famiglia-chiesa, svolgendo così quell'itinerario permanente di crescita, maturazione e pienezza della fede.

La nostra azione pastorale deve:

* aiutare la famiglia a rafforzare, mantenere e -se necessario- riscoprire quei valori necessari per una stabile e matura educazione dei giovani;

* animarla nel suo itinerario permanente di crescita nella fede;

* favorire incontri e confronti tra famiglie per permettere scambi di esperienze che sostengano il rapporto genitori-figli.

II. Parrocchia

a) La parrocchia, comunità di diverse comunità

86. E il luogo privilegiato per celebrare la fede come comunità cristiana.

- è un luogo di aggregazione e formazione per i giovani dove possiamo testimoniare il nostro carisma.

- non deve essere solo un ambito per la pastorale sacramentale ma deve puntare ad una formazione integrale, stimolando la creatività, la comunione e la partecipazione.

- La parrocchia si fa carico dell'annuncio di Cristo ai giovani. E' attenta alla preparazione di animatori della pastorale giovanile che sappiano stimolare i giovani verso il servizio della carità.

- La parrocchia nelle sue diverse associazioni, rispettando la storia e l'identità di ogni gruppo e senza dimenticare la interrelazione che ci dev'essere tra loro, da una visione al giovane dell'operare della Chiesa universale servendo l'uomo nella sua totalità.

- Dunque la parrocchia, attraverso i suoi operatori, deve:

* stimolare, accogliere e valorizzare la partecipazione giovanile nei diversi ambiti della vita parrocchiale (catechesi, équipe liturgica, consigli, ecc.);

* favorire le liturgie per giovani sottolineando, in un modo particolare, i valori della gioia, della festa, del canto, della partecipazione, secondo le diverse culture;

* creare spazi in cui il giovane possa conoscere il carisma di Don Orione: incontri, convegni, ritiri, giornate, ecc.;

* aiutare i giovani a maturare socialmente, impegnandoli perché possano sviluppare il loro spirito di solidarietà, di donazione e servizio.

b) Comunità ecclesiali di base

87. Le comunità ecclesiali di base sono oggi un esempio di evangelizzazione di riconosciuta importanza nella vita della Chiesa, specialmente in America Latina. In esse, i giovani sono evangelizzati e chiamati a evangelizzare, in contatto con le realtà del loro popolo, in mezzo al quale maturano nella fede e sono illuminati dalla riflessione incarnata della Parola di Dio.

Per mezzo di diverse azioni pastorali come la catechesi e la liturgia, la partecipazione nei movimenti popolari e specialmente per mezzo dei gruppi giovanili di base, i giovani sono convocati ad essere soggetti della propria storia e fermento di trasformazione evangelica in atteg­giamento di servizio e di totale disponibilità per il Regno di Dio.

Le comunità di base sono anche esse luogo adatto dove può sorgere una preoccupazione vocazionale, che si esprime in forme di servizio ai fratelli, in attività missio­narie ed in vocazioni di speciale consacrazione.

c) Oratori

88. Fedeli al desiderio di Don Orione consideriamo l'Oratorio come un ambito privilegiato per la formazione umana e religiosa dei giovani.122 I giovani stessi diventano in questo ambito i protagonisti mediante l'impegno di tutte le loro doti e possibilità, sotto la guida di religiosi, religiose e laici che si inseriscono attivamente nella comunità.

E auspicata la presenza di un Oratorio nell’ambito di tutte le nostre opere;123 la sua funzione è quella di formare i giovani non accontentandosi di radunarli; in questo sforzo formativo si darà un’attenzione speciale all'impegno ecclesiale, alla vita spirituale, alla convivenza allegra e dinamica.

d) Gruppi giovanili

89. Sono l'ambito in cui i giovani creano profondi lacci di fraternità, ognuno è riconosciuto come persona e apprezzato come tale, si condividono esperienze di maturazione nella fede e si promuovono atteggiamenti di servizio e di donazione in favore della Chiesa e della società. Nel gruppo si impara a guardare e giudicare con senso critico le diverse realtà che ci circondano.

Il desiderio del nostro Padre Fondatore era quello di formare giovani cattolici e patriottici;124 questi, con il loro inserimento non solamente nella vita della Chiesa ma nel mondo della cultura, dovranno rinnovare le strutture laicali per "Instaurare tutto in Cristo".

Teniamo presenti le parole di Don Orione: "I giovani sono sole o tempesta del domani".125

e) Movimenti e Associazioni giovanili

90. Ogni Movimento o Associazione giovanile con delle caratteristiche e metodi propri sottolinea la sua dimensione ecclesiale e si propone come obiettivo la formazione integrale dei suoi membri ed educa ad uno spirito di servizio.

Sono vive espressioni della vitalità della Chiesa e svolgono la loro azione con i giovani guidati da religiosi, religiose e laici (ad es. Guide, Esploratori, Scouts, Azione Cattolica, Legione di Maria, Amici di Don Orione, Ex-Allievi, Colonias urbanas, Caritas, ecc.).

f) Gruppi missionari

91. Lo Spirito Santo che guida e anima la Chiesa la invia verso la missione evangelizzatrice. Anzi possiamo affermare che non c'è Chiesa senza missione. L'impulso missionario appartiene all'intima natura della vita cristiana.

Questa pastorale sorge del mandato concreto di Gesù: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato"126 e dell'anelito del nostro Fondatore: "Anime! Anime!" che ci spingono ad una azione missionaria.

La pastorale giovanile si concretizza e solidifica nell' azione missionaria.127

Tutta la Congregazione deve impegnarsi perché le nostre strutture mostrino un volto giovane, povero e missionario.

Non si devono risparmiare sforzi di formazione, di tempo, economici e di occasioni perché i nostri giovani possano annunciare Cristo ai loro fratelli.

III. Scuola: Comunità educativa

92. La pastorale educativa nel disegno di Don Orione parla di una educazione soave e cristiana, che ottiene tutto perché cerca le strade del cuore degli alunni, sapendo che questi sono la delizia del Cuore di Gesù... "conquistando, educando e avendo tra le nostre mani i loro cuori per portarli a Dio".

Nel processo educativo la scuola costituisce un passaggio nodale soprattutto perché essa assume un ruolo di primaria importanza e di rilevante centralità nella società.

La scuola deve generare spazi concreti di partecipazione al giovane e sostenere quelle inquietudini ed iniziative che gli diano la possibilità di una vera integrazione fede-vita.

E' importante in questo ambito considerare il Progetto Educativo Orionino.

IV. Opere di carità

93. Le nostre opere sono un "segno evangelizzatore" della Chiesa che illumina il mondo con la carità come testimonianza dell'amore di Cristo al mondo. Sono un mezzo di evangelizzazione ed educazione particolare al nostro carisma.

Offrono al giovane la possibilità di sviluppare la sua dimensione caritativa, sensibilità sociale, spirito di servizio, valorizzazione della dignità umana.

Si deve lavorare con i giovani nei cottolenghi, negli istituti per giovani con difficoltà e con i volontari, prendendo coscienza della necessità di un'azione incisiva, con una buona accoglienza per trasmettere il nostro carisma e la dottrina della Chiesa.

V. Altri ambiti

94. Gli ambiti citati precedentemente non esauriscono le possibilità della pastorale giovanile; si dovrà fare attenzione a tutti quegli spazi nei quali si trovano i giovani e che possono essere valorizzati per la loro evangelizzazione.

"La nostra Congregazione non è unilaterale, ma pur di seminare Cristo, la fede e la civiltà nei solchi più umili e bisognosi dell'umanità, assume forme e metodi differenti, crea ed alimenta diversità di istituzioni, valendosi nel suo apostolato di tutte le esperienze e dei suggerimenti che attinge dalle locali autorità" .128

Tra i nuovi ambiti di azione pastorale dobbiamo privilegiare di più quelli che permettano un'azione sociale e una testimonianza orionina di comunione ecclesiale, come per es. la collaborazione con altre Congregazioni religiose e con laici nei centri della Caritas diocesana per assistere i giovani carcerati, drogati, malati terminali di AIDS, immigrati, bambini della strada, gruppi di giovani operai, gruppi a rischio; e qualsiasi ambito che non implichi necessariamente una struttura.


  1. GIOVANNI PAOI .Oli. Discorso nel domo della Beatifica/ione Ui Don Orinni;<2fi-10-1980).↩︎

  2. Nel Documento Mutuai' kclalioncs che traila dei Mutui rapporti tr;i i vescovi e i religiosi il carismi) dei Fondatori viene ueimito collie itn'c\i>erìt'n-u itflltt S/>iril 11. tru\nn'!>xu ni /ti-tr/iri tli*cc/>ti/ì />t-r exsere i/ti t/iic.v/i vissuKi. cmtmlita. apprtiimulitu e i-i'.Mann-iiii-iil,' xfilHI>/ìciitiin\iiiliinitii-tiiiilctiriHiiliC'rì^tìin]»'n'iuii'fri'\t-iiu(n. I )↩︎

  3. 'Da "L'Opera della Divina Provvidenza". Tortonii, m;ir/o 1910.↩︎

  4. Giovanni Paoli) II. Discorso in occasione della Beai i fica/, ione di Don Orione (26-in-HJKO↩︎

  5. Don Orionel.il -OH- 1931).↩︎

  6. Scritti di Don Orione 81, 69 e 80, 203↩︎

  7. Costituzioni dei F.D.P. n° 119.↩︎

  8. Lett. I, 449.↩︎

  9. Lett. II, 454.↩︎

  10. Lett. I, 251.↩︎

  11. Lett. II, 238.↩︎

  12. Lo spirito di Don Orione, Venezia 1941, p.66↩︎

  13. (25-02-1939; Nel nome della Divina Provvidenza)↩︎

  14. Lett. II, 501.↩︎

  15. Lett. II, 478.↩︎

  16. Lett. I, 391.↩︎

  17. Gal 2. 20.↩︎

  18. Cf Gv.3,16; 1Gv. 4,16; 1Gv. 4,11↩︎

  19. Lett. II, 480.↩︎

  20. Lett. I, 71.↩︎

  21. Lett. I, 251.↩︎

  22. Nn. 79-94↩︎

  23. Cfr Lett. I, 360-363.↩︎

  24. Cfr Lett. I, 338: <<Edificate Cristo nella vita dei giovani>>.↩︎

  25. Cfr Lett. I,363.↩︎

  26. Cfr Lett. I, 355.↩︎

  27. Cfr Lett. I, 375.↩︎

  28. Cfr Lett. I, 251. 389s.↩︎

  29. Cfr Lett. I, 366.↩︎

  30. Cfr Lett. I, 389.↩︎

  31. Cfr Lett. I, 385-387.↩︎

  32. Don Orione fa sue le parole che il Rosmini rivolgeva ai suoi religiosi, inviati in Inghilterra, chiedendo loro di farsi «inglesi perfetti, per la carità di Gesù Cristo». Lett. I, 246.↩︎

  33. Cfr Lett. I, 370: «Ciò otterrete,o miei cari, rendendo le vostre lezioni vitali - e la vostra scuola diventerà attraente, facile, interessante -, mantenendo poi ordine nelle lezioni, puntualità nelle ore prescritte, se vi presenterete forniti del sapere, della scienza e di tutte le cognizioni necessarie a soddisfare e a realmente istruire, se studierete non ciò che più vi piace, ma vi preparerete seriamente sulle materie, studiando ciò che più gioverà per insegnare bene e proficuamente, studiando voi ciò che più gioverà agli altri per profittar. E poi ricordiamo che il miglior professore non è sempre chi più sa, ma chi meglio sa insegnare. Rendete facile e popolare ciò che potrebbe essere difficile e faticoso a ritenere; tenete vivi ed eretti gli animi degli scolari alle vostre spiegazioni».↩︎

  34. Cfr Lett. I, 355-368.↩︎

  35. Cfr Lett. I, 369: «Studiate i vostri ragazzi: osservateli, meditateli! Volete istruire ed educare e che il vostro educare sia un ministero sublime? Osservate, meditate, prendete appunti e incoraggiate qualunque profitto, e abbiate un vero e fraterno zelo per il profitto, e ciascuno veda che vi interessate di lui coti premura, con amorevolezza. come d'un fratello"».↩︎

  36. Cfr Lett. I, 378: «In una parola: non infliggere castighi, se proprio non ci si è costretti, e sia il rigore temperato dall'amorevolezza: farsi più amare che temere: farsi amare in Glesù Cristo e "ottenere tutto per amore e niente per forza”, come diceva S. Francesco di Sales».↩︎

  37. Cfr Lett. I, 373: «Quando ci fosse da usare rigore, sia sempre con saviezza, con moderazione e, piuttosto, si avvertano le famiglie; e, se poi, poi, non va, se poi, poi, non se ne può fare a meno, piuttosto si sospendano dalle lezioni, prima per qualche giorno, poi per altri, e poi. nei casi gravissimi, piuttosto si dimettano sia dalla Scuola che dalla Casa. Qui parlo sia per chi solo frequenta, che per quelli che coabitano con noi. "Sed dimittantur cum consolatione", dice Sant’Ignazio: non vadano via con l'animo pieno di veleno, mai!».↩︎

  38. Cfr Lett. I, 357, 382.↩︎

  39. II Capitolo Generale dei F.D.P. si è svolto dal 22 aprile al 16 maggio 1992.↩︎

  40. XCG. 80.↩︎

  41. SD, 112.↩︎

  42. PEO, 4.2.5↩︎

  43. XCG, 81↩︎

  44. SD, 112↩︎

  45. DP, 1170↩︎

  46. SD, 112↩︎

  47. Cf. RM 38↩︎

  48. SD 112↩︎

  49. SD 112↩︎

  50. SD 113↩︎

  51. Cf. .DE ROSA, I giovani degli anni novanta, in La Civiltà Cattolica, 1993, III, pp. 417-418↩︎

  52. XCG 23.32.80-106; e D. MASIERO: I giovani, lontani loro o lontani noi? in Atti e Comunicazioni della Curia Generale; Maggio-Agosto 1991, pp. 77-82↩︎

  53. XCG 102↩︎

  54. Lett. I, p. 240.↩︎

  55. Lett. II, 558.↩︎

  56. Lett. I, 282.↩︎

  57. Scr. 81,69.↩︎

  58. Gv 14,6↩︎

  59. Cfr. GS 10.↩︎

  60. Ef. 1,10↩︎

  61. Lett. II, 140.↩︎

  62. At. 4,32↩︎

  63. Lett. II, 45↩︎

  64. Gv. 15,13-14↩︎

  65. Fil. 4, 4-7↩︎

  66. Lett. II p.369↩︎

  67. Lett. I p.251↩︎

  68. Don Orione, 15-2-1934↩︎

  69. VIII Capitolo Generale delle PSMdC, III Parte↩︎

  70. Don Orione, lettera a don Pensa, 5.08.20↩︎

  71. At 4,12↩︎

  72. Gv 10,10.↩︎

  73. "...Raccogli giovani, dagli qualcosa di buono, non li rimproverare; sempre sorridente con loro, e poi... verrà qualche altro per aiutarti nell'oratorio..." (Cfr. Scr. 96-17; Vita I, 587 Programma del giovane Luigi Orione).↩︎

  74. Cfr. Col 3,1.↩︎

  75. Cfr. Lc 24, 27.↩︎

  76. Cfr. Lc 24, 30-31.↩︎

  77. Cfr. Lc 24, 33.↩︎

  78. "... salirono nella stanzetta sopra la volta della cattedrale; il ragazzo buttò fuori il catechismo... trovò la pagina e la presentò al chierico, il quale mise nella spiegazione tutto il suo zelo, il suo entusiasmo e attrattiva personale...." (Don Sparpaglione, Vita di Don Orione, pag.80, dove racconta l'incontro del giovane Don Orione con il piccolo Mario Ivaldi, cacciato dalla lezione di catechismo).↩︎

  79. Cfr. Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi, Paolo VI, 1975, nn. 19-20.↩︎

  80. Cfr. SRS 36↩︎

  81. A stimolarci stanno gli esempi e le parole di Don Orione, il quale considerava i laici, amici, ex allievi, "come apostoli". (Cfr Messaggi di Don Orione n.57)↩︎

  82. Gv. 1.14.↩︎

  83. Fil 2,7.↩︎

  84. Lett. I, 242.↩︎

  85. Lett, I, 250.↩︎

  86. Gv. 8,26↩︎

  87. Lc. 24,45-49↩︎

  88. I. SILONE, Incontro con uno strano prete, da Uscita di sicurezza pp. 25-42, ed. Vallecchi, Firenze↩︎

  89. At. 1,8.↩︎

  90. I giovani speranza della Chiesa (GE, 2), sono i primi destinatari della missione della Chiesa. La Chiesa li ama e ha bisogno di loro, ed essi a loro volta hanno bisogno della Chiesa quando cercano e costruiscono il loro futuro (cfr. Puebla, 1206ss.).↩︎

  91. LG53↩︎

  92. G. PAPASOGLI, Vita di Don Orione, Gribaudi, Torino 1974, p. 165.↩︎

  93. Da uno scritto di Don Orione del 31-08-1931↩︎

  94. "La vita comunitaria veramente fraterna, che sorregge la perseveranza dei suoi componenti, acquista anche la forza di segno della perenne fedeltà di Dio e quindi di sostegno alla fede e alla fedeltà dei cristiani, immersi nelle vicende di questo mondo", Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, La vita fraterna in Comunità, 57, Roma 1994.↩︎

  95. Mt 6, 25↩︎

  96. Cfr. Costituzione sulla Liturgia del Concilio Vaticano II, nn, 10ss.↩︎

  97. Lett. I, 385↩︎

  98. Lett. II, 478↩︎

  99. Gv 10↩︎

  100. Lc 24↩︎

  101. XCG 86↩︎

  102. "L’itinerario educativo e l'azione apostolica non può non partire da una costante esperienza di preghiera personale e comunitaria. Questo mette in luce la centralità della preghiera nel formatore, che, se vuole trasmettere al giovane la ricchezza dell'incontro con Cristo, deve farne personale esperienza", (XCG 86).↩︎

  103. XCG 89↩︎

  104. “I genitori sono i primi e i principali educatori dei figli” (GE 3, Fam. Cons. 36; Scuola Cattolica Italiana 48)↩︎

  105. “In particolare, l’oratorio e il centro giovanile, aprendo più vasti orizzonti di amore a Dio e al prossimo, aiutino il giovane a vivere la consacrazione battesimale…” (Costituzioni P.O.D.P. Norma 101)↩︎

  106. XCG 104.↩︎

  107. Lett. I, 371↩︎

  108. "Se vorrete essere sovranamente efficaci nell'arte di educare e di istruire, prendete a modello Gesù Cristo, il Maestro dei Maestri, Badate che il Vangelo è il più sublime trattato di didattica e di pedagogia che esista". (Lett. I, 371)↩︎

  109. Cfr. “Lo stile pedagogico di Don Orione” in PEO, pp. 60-70↩︎

  110. Gv 14,6; cfr.PEO 4↩︎

  111. DON ORIONE (15.08.1927) 80↩︎

  112. "L'elemento vocazionale è costitutivo della stessa identità cristiana e fa parte integrante della pastorale giovanile. D'altronde il processo educativo della fede non può non includere una dimensione vocazionale giacché la vocazione costituisce un elemento specifico della stessa identità cristiana", (XCG 102).↩︎

  113. I Cor 12, 12-30↩︎

  114. XCG 188↩︎

  115. Mt 10,8↩︎

  116. Cfr Lc 24,13-35;5,1-11 e Gv 1,35-50;6,50ss; 13,1-17;21,15ss.↩︎

  117. Mt 9, 38↩︎

  118. Costituzioni dei FDP, n° 86↩︎

  119. Cfr. Lett. 1, 230↩︎

  120. Cfr. Documento della CIVCSVA, La vita fraterna in Comunità, nn. 27-28, Roma 1994.↩︎

  121. Lc 10,2↩︎

  122. "La salvezza di tutta la gioventù del mondo (...) si avrà dagli Oratori e dalla Scuola". (Don Orione in Leti. II, 370).↩︎

  123. Cfr. XCG 93↩︎

  124. Cfr. Lett. I, 241 s. 356.359.383; PEO 91 e 124.↩︎

  125. (Don Orione in "L'Opera della Divina Provvidenza", Tortona, 19 sett. 1912).↩︎

  126. Mt 28,19-20↩︎

  127. Cfr.XCG 156 ss.↩︎

  128. Don Orione in Le più belle pagine, p. 158↩︎