Il pozzo di Giacobbe: copertina

il Vangelo di Giovanni per imprenditori e lavoratori

Una proposta di lettura e declinazione nel presente del brano di Giovanni focalizzata sugli elementi del pozzo, dell'acqua e del dialogo, orientato, in modo particolare, ai Religiosi messi dall'obbedienza in situazioni di lavoro professionale e/o di leadership.

1.  Introduzione

L'incontro di Gesù con la Samaritana al Pozzo di Giacobbe è un brano teologico. Giovanni scrive non tanto per raccontare una storia, ma per offrire un insegnamento denso e articolato partendo da alcuni eventi storici combinati e rielaborati non con un criterio cronologico o cronachistico, ma con una ratio teologica/ontologica.

Ogni parola, ogni frase sono stese con lo scopo di mostrare e spiegare una realtà teologica.

Ne deriva che una comprensione immediata/fenomenologia non è sufficiente per una interpretazione autentica.

Se il significato è teologico, inoltre, il contenuto è atemporale.

È possibile, quinti, porci qualche interrogativo su cosa dice a me, oggi, questa pagina di Vangelo.

Ecco una proposta che parte dal brano nudo. Di tutta l'offerta del brano cogliamo tre soli elementi per un approfondimento/attualizzazione: il pozzo, l'acqua ed il dialogo. Tre segni che possono avere un senso esecutivo per noi. Ciascun elemento ha una piccola proposta di declinazione operativa orientata, in particolare, alle situazioni dove i Religiosi sono chiamati a compiti professionali, di conduzione e leadership.

2.  Il brano: GV 4,5-42

[5] Giunse pertanto ad una città  della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva  dato a Giuseppe suo figlio: [6] qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù  dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso  mezzogiorno. [7] Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere  acqua. Le disse Gesù: <<Dammi da bere>>. [8] I suoi discepoli infatti  erano andati in città a far provvista di cibi. [9] Ma la Samaritana gli  disse: <<Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono  una donna samaritana?>>. I Giudei infatti non mantengono buone  relazioni con i Samaritani. [10] Gesù le rispose: <<Se tu conoscessi il dono  di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene  avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva>>. [11] Gli disse la  donna: <<Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è  profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? [12] Sei tu forse più  grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne  bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?>>. [13] Rispose Gesù: <<Chiunque  beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; [14] ma chi beve dell'acqua che  io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò  diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna>>.  [15] <<Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non  abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua>>. [16] Le  disse: <<Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui>>. [17] Rispose la  donna: <<Non ho marito>>. Le disse Gesù: <<Hai detto bene "non ho  marito"; [18] infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è  tuo marito; in questo hai detto il vero>>. [19] Gli replicò la donna:  <<Signore, vedo che tu sei un profeta. [20] I nostri padri hanno adorato  Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare>>. [21] Gesù le dice: <<Credimi, donna, è giunto il  momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il  Padre. [22] Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello  che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. [23] Ma è giunto il  momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in  spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. [24] Dio è spirito, e  quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità>>. [25] Gli  rispose la donna: <<So che deve venire il Messia (cioè il Cristo):  quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa>>. [26] Le disse Gesù: <<Sono  io, che ti parlo>>. 
 [27] In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che  stesse a discorrere con una donna. Nessuno tuttavia gli disse: <<Che  desideri?>>, o: <<Perché parli con lei?>>. [28] La donna intanto lasciò la  brocca, andò in città e disse alla gente: [29] <<Venite a vedere un uomo  che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?>>.  [30] Uscirono allora dalla città e andavano da lui. 
 [31] Intanto i discepoli lo pregavano: <<Rabbì, mangia>>. [32] Ma egli  rispose: <<Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete>>. [33] E i  discepoli si domandavano l'un l'altro: <<Qualcuno forse gli ha portato  da mangiare?>>. [34] Gesù disse loro: <<Mio cibo è fare la volontà di colui  che mi ha mandato e compiere la sua opera. [35] Non dite voi: Ci sono  ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: Levate  i vostri occhi e guardate i campi che gia biondeggiano per la  mietitura. [36] E chi miete riceve salario e raccoglie frutto per la vita  eterna, perché ne goda insieme chi semina e chi miete. [37] Qui infatti si  realizza il detto: uno semina e uno miete. [38] Io vi ho mandati a mietere  ciò che voi non avete lavorato; altri hanno lavorato e voi siete  subentrati nel loro lavoro>>. 
 [39] Molti Samaritani di quella città credettero in lui per le parole  della donna che dichiarava: <<Mi ha detto tutto quello che ho fatto>>.  [40] E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. [41] Molti di più credettero per la sua  parola [42] e dicevano alla donna: <<Non è più per la tua parola che noi  crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi  è veramente il salvatore del mondo>>.

3.  Sviluppi e attualizzazioni

Raccogliamo la nostra attenzione su tre elementi del brano: il pozzo, l'acqua ed il colloquio tra la Samaritana e Gesù:

  1. il pozzo è l'attante della storia, cioè un attore inanimato che procura l'incontro e offre l'innesco alla vicenda salvifica;
  2. l'acqua è l'oggetto della prima richiesta, bisogno umano che muove gli attori della scena;
  3. il colloquio lungo, articolato e ricco di contenuti, è un magistrale accompagnamento che porta, in un crescendo continuo ed incalzante, ad una scoperta e ad una scelta/cambio di vita.

Cosa ci possono dire questi elementi? Hanno qualche risvolto concreto e pratico nel nostro quotidiano?

3.1.  Il pozzo

Questo attante è polisemico:

  • è il luogo non soltanto dell'incontro straordinario tra la Samaritana e Gesù, ma anche degli incontri ordinari e abituali degli abitanti di Sicar;
  • è l'artefatto umano che permette di attingere acqua e quindi permette la sopravvivenza e l'accesso alla vita;
  • è il luogo d'incontro che permette "l'incontro salvifico";
  • è l'artefatto che dall'acqua fisica permette di attingere ad un'acqua spirituale (=fonte viva), permette di accedere ad un battesimo.

Oggi questo pozzo è il "non luogo"1 che si colloca negli spazi che viviamo/attraversiamo e temporalmente negli istanti del tempo. In quanto tale questo pozzo è, in primo luogo, il posto e l'istante dove ci troviamo. Per un Religioso è il posto dove l'obbedienza lo colloca. In questo "non luogo dell'obbedienza" avviene l'istante dell'incontro salvifico. L'altro che incontriamo è lo "straniero polisemico":

  • un "tu" straniero perché differente (nazionalità, etnia, lingua, religione, cultura, scelta di vita, ecc...);
  • un "io" straniero perché io, Religioso, sono non atteso/non nativo in un luogo lavorativo e professionale;
  • un "tu" straniero perché diverso da me, dalle mie attese (dai miei valori?).

È questo gap (=salto, distanza, differenza) che configura un “bisogno”, istanzia una domanda e la conseguente offerta. O meglio rende esplicita una domanda silente nello Straniero (cioè un Tu che percepisce il suo io bisognoso/assetato davanti a un Io che interpella e della interazione coglie una differenza di valore/leadership. Nasce un innesco e una condizione pedagogica).

Il pozzo, come luogo dato dall'obbedienza, è il posto di lavoro. Questo luogo diventa il luogo dell'apostolato e dell'esercizio della propria consacrazione. Il lavoro, la presenza professionale in un ambito aziendale, non si configura come una presenza non consona o come una presenza non opportuna, ma come luogo provvidenziale e frontiera di apostolato.
Il luogo ed il tempo dati dell'obbedienza non sono mai qualificabili come luogo e tempo minore (o non preferibile) rispetto ad un altro.

3.2.  L'acqua

Siamo in presenza di un elemento ricco di effetti fisici (dove c'è acqua c'è vita) e ricco di aspetti simbolici (spirituali, religiosi, ecc...).

Nell'ordinario l'acqua può essere immagine di quella ricchezza che abbiamo e che un Tu viene a cercare/chiederci. In un contesto lavorativo questo elemento si può concretizzare in:

  • richiesta/offerta di decisioni/scelte;
  • richiesta/offerta di conoscenze e competenze;
  • richiesta/offerta di governo;
  • richiesta/offerta di lavoro come attività esecutiva.

L'acqua, pertanto, si può individuare nelle conoscenze (inerti e attive) e nelle meta-conoscenze (un concetto complesso evinto dalla relazione tra due o più conoscenze).

Ma l'acqua va vista anche nella competenza sulle relazioni tra i concetti. È da queste relazioni che possiamo avere un contrasto di differenza che ci permette di cogliere un valore e quindi esprimere un giudizio cognitivo e di merito che ci permette di classificare un elemento meritocraticamente (es.: fattibile, serve, costa una certa cifra, è buono, è migliore, ecc...).

In particolare è su quest'ultimo aspetto che si può riconoscere un valore aggiunto specifico (del Religioso?).

L'acqua è un chunck cognitivo del "cosa", condizione base del lavoro e requisito base per qualunque operaio. Ma l'acqua è anche il passo successivo del "come" e, quindi, il livello dell'etica.

Quest'ultima acqua è più urgente della prima ora che ci troviamo con potenzialità e capacità enormi. Il punto, quasi sempre, non è "se è possibile", ma è "come lo facciamo". Ecco che l'acqua si configura, più opportunamente, come una "vision etica" e viene data e governata principalmente da chi è investito della leadership.

Ciò apre ad un successivo livello superiore, quello del significato. La persona umana, come essere dotato di raziocinio e di anima, è affamato ed ha bisogno di senso. L'acqua del "significato" si estrae e si dona attraverso:

  • un'argomentazione relazionata dei concetti (un elemento ha senso in relazione ad altri elementi);
  • una coerente collaborazione nel tempo e nel contesto dell'oggetto (si veda la piramide di Maslow e la teoria dei bisogni nel contesto sociale e temporale);
  • un governo/accompagnamento della motivazione e della formazione.

In questo inquadramento si può parafrasare l'acqua evangelica come un bisogno umano che diventa domanda. È una domanda esistenziale che cerca risposta. È un bisogno di significato che diventa offerta di divino.

Il Religioso, in un contesto lavorativo, offre un'acqua fondamentalmente bi-semantica:

  • l'acqua delle conoscenze e capacità professionali secondo le scienze positive;
  • l'acqua dei "significati" sia nel senso/contesto motivazionale, sia nel livello etico, sia nel livello esistenziale-teologico.

3.3.  Il dialogo

Il dialogo tra la Samaritana e Gesù è un cesello di accompagnamento pedagogico/educativo. Gli elementi salienti che lo possono caratterizzare sono:

  • i protocolli sociali vengono rotti. Gesù assume un atteggiamento sociale critico;
  • l'incipit è un oggetto/bisogno umano primario (l'acqua). Gesù inizia dal basso, dall'altro/a;
  • Gesù mostra una conoscenza esatta e completa di ciascun elemento del dialogo;
  • la discussione cresce progressivamente portando la Samaritana ad un nuovo livello di comprensione, ad una nuova esperienza, ad una nuova risposta esistenziale/di fede.

Queste caratteristiche possono essere le beast practices per il Religioso in un contesto lavorativo soprattutto se investito di leadership:

  • i protocolli sociali sono, nel leader, abilità sociali possedute e rielaborate opportunamente in modo da essere agevolatori sociali e non limiti invalicabili (gestione della distanza sociale);
  • l'incontro/confronto/scontro con i collaboratori/subalterni è su oggetti/temi del lavoro. Il luogo di lavoro del Religioso (l'ufficio, il reparto, i corridoi, ecc...) non è un'alternativa o un surrogato alla sacrestia o al confessionale.

Il "livello di ingresso" del dialogo e il bisogno/domanda dell'altro è il contesto/oggetto lavorativo;

  • la conoscenza dei temi si incarna nella professionalità. Cioè si conosce l'ambiente di lavoro (luoghi, orari, organizzazione, ecc...) e si posseggono le conoscenze richieste dal proprio lavoro/mansione. Se investiti di leadership si conoscono le scienze di governo/gestione d'impresa, si conoscono (scientificamente) le persone, l'organizzazione (formale), le policy dell'Ente e le norme specifiche del settore;
  • la conduzione della discussione, guidata ad arte in un progressivo crescere, si declina, in prima istanza, nell'ascolto attivo. Successivamente è un colloquio volutamente cercato e sistemico (avviene con una frequenza minima predeterminata e con argomenti non casuali). Andando oltre è un dialogo che deriva da un disegno intenzionale di gestione e di sostegno della motivazione. Da qui si passa all'incontro come uno strumento scelto e opportunamente modellato per la gestione del clima (umano). Infine, ma solo come ordine logico, è un accompagnamento a sublimare il lavoro da attività umana di sostentamento, ad attività di realizzazione dell'Io a cooperazione attiva nel realizzare il Regno di Dio.

4.  Conclusione

Il brano del pozzo di Giacobbe apre ad una riflessione articolata e complessa. Queste pagine tratteggiano solo un timido abbozzo.

Evidente che siamo difronte ad una chiamata impegnativa, alta e, forse, scomoda.

Un'efficace sintesi è offerta da Papa Francesco nel discorso fatta alla Curia Romana a fine 2013. Il Papa offre tre concetti chiave:

  • servizio
  • professionalità
  • santità.

In altre parole ci chiede una fede, una spiritualità incarnata e non solo creduta o fideistica.

La consacrazione religiosa, o il solo battesimo, sono un completamento delle qualità professionali, richiedono (ed esigono) le competenze del ruolo ricoperto, ci vincolano ad essere adeguati e aggiungono un'orizzonte divino e configurano una vision/stile migliore, intrinsecamente giusto e sostenibile.